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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Russia, un anno dopo la "rivoluzione bianca" che cos'è cambiato?

Un anno dopo le grandi mobilitazioni contro Putin, viaggio nel variegato mondo dell'opposizione russa

Artyom Kolpakov ha imparato a non coltivare false speranze, dopo un esaltante, ma ultimamente frustrante, anno di mobilitazioni contro il presidente della Russia, Vladimir Putin.

UN ANNO FA - Ribollendo di rabbia per sospette frodi nelle elezioni parlamentari, il 39enne uomo d'affari ignorò le preghiere della moglie di restare a casa e il 5 dicembre dell'anno scorso si unì alla folla scesa in piazza nei pressi di Chistye Prudy, a Mosca. La manifestazione, durante la quale la polizia effettuò decine di arresti, fu il culmine dell'ondata di proteste contro l'ex agente del KGB, le prime vere mobilitazioni di massa da quando Putin era salito al potere nel 2000. Era iniziata la "rivoluzione bianca".

Per alcune settimane i manifestanti, perlopiù giovani, urbanizzati, di classe media, coltivarono la speranza che i giorni al potere di Vladimir Putin fossero contati. Persino nei giorni più freddi dell'inverno moscovita, decine di migliaia di persone sfilavano scandendo lo slogan: "Russia senza Putin".

E' passato un anno, Putin è tornato alla presidenza dopo quattro anni da premier, l'opposizione è divisa e le proteste hanno perso slancio dopo non essere riuscite a fare presa nell'immensa provincia russa, dove il supporto al presidente è tradizionalmente più forte.

Kolpakov dice: "Non c'è più nulla di rivoluzionario nella manifestazioni, non sono più spontanee come quel giorno a Chistiye Prudy. E' stato forse addirittura stupido pensare che tutto sarebbe cambiato grazie alle mobilitazioni. Distruggere qualcosa non sigifica costruire qualcos'altro. Costruire qualcosa è molto più difficile". Tuttavia lui, che gestisce un piccolo studio di registrazione, pensa di partecipare a una "marcia dell'anniversario", il 15 dicembre, per mostrare solidarietà alla causa. Kolpakov è convinto che sia stata aperta una porta per il cambiamento nella società russa, anche se il processo sarà molto lungo.

Gli oppositori di Putin sostengono che la sua autorità si stia gradualmente sgretolando, mentre il presidente cerca una nuova "grande idea" per rilanciare la sua leadership. "Le manifestazioni pacifiche - dice Kolpakov - sono tutto ciò che abbiamo a disposizione. La popolarità di Putin è in calo, lo si sente in giro, lo sentono tutti. E' chiaro che ora lui si inventerà qualcosa per reagire".

EVOLUZIONE, NON RIVOLUZIONE - La manifestazione del 5 dicembre 2011 è stata la più grande dell'opposizione da anni e anni. Pochi giorni dopo ci fu una seconda grande marcia, repressa dalla polizia intervenuta in forze. Il blogger anti-corruzione  Alexei Navalny quella seconda manifestazione se l'è persa: era già in carcere, condannato a 15 giorni di prigione per resistenza. Una volta uscito dal carcere si è imposto come il più autorevole e ascoltato leader dell'eterogenea opposizione.

Oggi il suo messaggio è: il cambiamento sarà lento. Il mantra dell'opposizione è "evoluzione, non rivoluzione". "E' chiaro che il regime di Putin non si arrende e non si arrenderà. Faranno di tutto per zittirci. Ma negli ultimi anni - dice Navalny - la situazione nel Paese è completamente cambiata. Centinaia di migliaia di persone sono coinvolte in vari tipi di proteste, un anno fa non ce lo saremmo mai immaginato. Continuo a credere che siamo alle soglie di cambiamenti radicali e che tutto quello che abbiamo fatto non è stato inutile".

Nessuno in Russia può negare che le mobilitazioni hanno accelerato la nascita di una società civile due decenni dopo il collasso dell'Unione Sovietica, specialmente in grandi città come Mosca. Sono spuntati centinaia di gruppi e associazioni, alcuni difendono i diritti dei cittadini su singole istanze, altri sono semplici gruppi di discussione.

Le proteste in un primo momento hanno obbligato il Cremlino a fare alcune concessioni, permettendo la registrazione di più partiti e ripristinando l'elezione dei governatori locali, che prima venivano nominati da Mosca. Putin è stato eletto per un terzo mandato di sei anni lo scorso marzo e il parlamento, dominato dal suo partito Russia Unita, ha varato leggi che possono strozzare il dissenso, intensificando i controlli sul web ad esempio.

OPPOSIZIONE DIVISA - Le elezioni regionali di ottobre hanno messo in mostra tutti i limiti dell'opposizione che non è riuscita a canalizzare le proteste di piazza in un effettivo cambiamento politico. Putin può tirare un sospiro di sollievo e non vede, oggi come oggi, nessuna minaccia nell'opposizione.

Konstantin Kostin, un ex politico e consulente di Putin, racconta "Fortunatamente, non ci sarà nessuna rivoluzione in Russia. Sono dei ragazzini, dico sempre a quelli dell'opposizione di creare un progetto politico serio che in sette-otto anni possa crescere e affermarsi per davvero".

La maggior parte dei mezzi di comunicazione è rimasta fedele al Cremlino e gli spazi per l'opposizione sono solo quelli offerti del web. Inoltre l'opposizione è frammentata: nazionalisti, liberali, ecologisti, progressisti; non li unisce molto se non la voglia di mettere da parte Putin.

I PROBLEMI DI PUTIN - Quello che incoraggia gli oppositori è il declino dell'immagine stessa di Putin. A 60 anni, dopo 13 al potere, la satira lo prende regolarmente di mira e smonta la sua immagine di "macho". La corruzione dilagante frena gli investimenti stranieri. Un recente sondaggio mostra come la popolarità di Putin sia scesa dal 67% al 63%.

Ksenia Sobchak, esponente dell'alta società russa diventata oppositrice del Cremlino, lunedì raccontava, a Londra: "La situazione è in divenire, molta gente si è disamorata di Putin e non si innamorerà più di lui in futuro". Fonte: Reuters

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