rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Integralismo islamico

Isis, chi sono i quindici ostaggi ancora nelle mani dei jihadisti

Mentre i terroristi continuano a giustiziare gli ostaggi - per apostasia, spionaggio o perché ritenuti combattenti nemici - si teme per la sorte di quindici persone sequestrate. Tra loro c'è anche l'italiano Dall'Oglio

ROMA - Li sequestrano, li accusano sommariamente, li giustiziano. Chi per apostasia, chi per spionaggio, chi perché ritenuto "solo" un combattente nemico da annientare. Il Califfato islamico ha ucciso a sangue freddo cinquanta ostaggi dall'inizio di quest'anno, secondo un conteggio pubblicato ieri dall'Osservatorio siriano per i diritti dell'uomo. Ma quante sono le persone ancora nelle mani dei terroristi islamici? Anche se non è facile dirlo con esattezza, si presume che gli ostaggi finiti nel vortice nero dell'Isis o di gruppi affini che operano tra la Siria e l'Iraq siano una quindicina. 

C'è un italiano tra di loro: padre Paolo Dall'Oglio. Gesuita romano, 59 anni, è scomparso in Siria nel luglio del 2013. Per trent’anni e fino alla sua espulsione nell’estate 2012, ha vissuto e lavorato nel suo Paese d’adozione in nome del dialogo islamico-cristiano. Mentre l'intelligence italiana lavora nell'ombra per avere notizie su di lui, la stessa sorte è toccata a John Cantlie, il giornalista britannico che è apparso in diversi video di propaganda del Califfato, prima dalla città siriana di Kobane e poi da Mosul, in Iraq. Il reporter era stato rapito con il collega americano James Foley nel novembre del 2012 (poi giustiziato dai jihadisti lo scorso agosto). Tra gli ostaggi finiti nelle mani dell'Isis c'è anche una cittadina Usa, la cui identità non è stata rivelata. Si sa però che si tratta di una cooperante di 26 anni, rapita nell’agosto del 2013 mentre faceva la volontaria in Siria per aiutare la popolazione martoriata dalla guerra. Pochi giorni fa Barack Obama ha affermato che gli Stati Uniti sono al lavoro con gli alleati della coalizione per localizzare il luogo dove è tenuta prigioniera.

Ecco il volto del "califfo"

Si sono perse le tracce anche di due reporter del canale satellitare Sky News Arabia: si tratta di Samir Kassab, un cameraman libanese, e Ishak Mokhtar, un reporter mauritano. Entrambi sono stati sequestrati il 15 ottobre mentre stavano lavorando vicino ad Aleppo in Siria. Mancano all'appello da mesi anche sette soldati libanesi - prelevati lo scorso agosto nella città libanese di Arsal, al confine con la Siria - e tre operatori della Croce Rossa, rapiti nell’ottobre del 2013 nella provincia siriana di Idlib. Secondo fonti giornalistiche americane, gli autori di quest'ultimo rapimento sarebbero alcuni miliziani qaedisti che operano nella regione di Idlib al confine con la Turchia, ma di questo non vi sono al momento conferme o smentite ufficiali.

Tripoli, l'Isis assalta l'hotel di lusso: morti e ostaggi

Fatto sta che dalla proclamazione dello Stato che vuole distruggere l'Occidente - avvenuta lo scorso giugno - gli uomini del califfo Abu Bakr al Baghdadi hanno ucciso 1.432 persone fatte prigioniere tra Iraq e Siria. Pratiche barbare che, tuttavia, non sono una prerogativa dell'Isis. Sempre secondo l'Osservatorio, infatti, anche altri gruppi come il Fronte al Nusra, braccio destro di al Qaeda in Siria, ha "giustiziato" almeno sei persone dall'inizio del 2015; altre venti sarebbero state "giustiziate" invece da altri gruppi armati dell'opposizione e da milizie fedeli al regime del presidente Bashar al Assad. Decapitazione e fucilazione sono i metodi usati dai jihadisti per abbattere i loro ostaggi, con la raccapricciante novità del rogo riservata al pilota giordano Maaz al Kassasbeh, chiuso in una gabbia e arso vivo come mostrato in un video diffuso in rete. 

Le foto dell'orrore, così l'Isis punisce i suoi nemici

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Isis, chi sono i quindici ostaggi ancora nelle mani dei jihadisti

Today è in caricamento