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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'intervista / Afghanistan

"Non abbandoneremo le donne afgane: continueremo ad aiutarle anche in clandestinità"

"Per i talebani chi crea consapevolezza ed emancipazione diventa un nemico", dice a Today Luca Lo Presti, presidente di Fondazione Pangea Onlus, impegnata da anni in progetti di sostegno alle donne. Timori per le attiviste: "Stanno bruciando gli appunti di una vita e le foto dei familiari perché temono ripercussioni"

"Speriamo di non aver lasciato indietro nulla perché ogni traccia può causare la morte di qualcuna". La voce di Luca Lo Presti, presidente di Fondazione Pangea Onlus, tradisce la preoccupazione di questi momenti. Le immagini delle attiviste dell'associazione, da anni impegnata in Afghanistan in progetti per l'empowerment femminile e la consapevolezza del diritto, mentre distruggono pagine e pagine di materiale sensibile per impedire ai talebani di risalire alle donne che hanno aiutato nel corso di quasi vent'anni di lavoro sono tra quelle più condivise sui social italiani in queste ore: la rappresentazione del clima di paura che c'è in Afghanistan. Distruggere quei documenti "è stato dolorosissimo", dice Lo Presti a Today, "ma era importante disfarci di tutte quelle prove che nelle mani dei talebani dimostrerebbero che quelle donne hanno avuto relazioni con gli stranieri". Quasi vent'anni di lavoro cancellati: Fondazione Pangea Onlus opera dal 2003 nell'area urbana di Kabul con il Progetto Jamila, con un circuito di microcredito rivolto alle donne, insieme a un progetto per bambine e bambini sordi. Soltanto un mese fa Pangea diffondeva i video delle bambine sorde della scuola che "giocando a calcio fanno la rivoluzione" e raccontava la storia di Raiza, aiutata grazie a un percorso professionale e attraverso il microcredito ad avviare la propria attività di parrucchiera, dove altre donne come lei lavoravano come apprendiste. Due delle migliaia di storie che Pangea potrebbe raccontare sul lavoro fatto in questi anni. 

"Per i talebani chi crea consapevolezza ed emancipazione diventa un nemico"

"Abbiamo messo in sicurezza, per quanto ci è possibile, il nostro personale e ora aspettiamo di capire come mandare avanti il nostro lavoro, perché dovremmo fermarci per qualche giorno e ragionare su come proseguire clandestinamente per non abbandonare le donne", spiega Lo Presti. Le "ragazze" di Pangea, dice, sono "persone scomode" adesso: "La grande differenza che c'è ad esempio con Emergency è che loro avendo un ospedale sono 'utili' anche ai talebani, ma chi crea consapevolezza e emancipa il diritto per loro diventa un nemico". Lo staff è composto da circa venti persone ma il numero di quelle da mettere in sicurezza sale vertiginosamente se si pensa che anche le loro famiglie sono a rischio e che quindi ogni collegamento deve essere eliminato.

"Non è che i talebani sono arrivati come degli stranieri che hanno invaso la nazione. Hanno sempre abitato lì, hanno vissuto e convissuto con tutto il territorio urbano e quando le forze militari hanno preso ad agire si sono svelati", dice Lo Presti. Il timore adesso è anche per le voci che circolano nei quartieri, per le denunce dei vicini di casa, di chi conosce visi e nomi. 

La situazione in Afghanistan

L'account Instagram di Pangea continua ad aggiornare su quello che succede: "Le notizie da Kabul sono allarmanti. Le nostre colleghe ci hanno appena scritto che i talebani hanno iniziato a perquisire le case alla ricerca di persone che abbiano collaborato con gli stranieri. Le donne che in questi anni hanno lavorato con coraggio per aiutare le donne ora rischiano violenze, stupri e di essere uccise. Stanno bruciando gli appunti di una vita e le foto dei familiari perché temono ripercussioni", si legge in una storia su Instagram. "Un'amica mi ha raccontato di 14 attiviste che sarebbero state uccise a Mazar-i Sharif e io stesso ho preso una telefonata che parlava di rastrellamenti notturni casa per casa a Ghazni", ricorda Lo Presti.

Per strada circolano tanti talebani sui pickup, armati e sospettosi. "Sembra di rivivere le scene degli anni Novanta. C'è tanta paura, ma per gli afgani non è purtroppo una novità il ritorno di queste fazioni superintegraliste ed estremememente radicali rispetto all'applicazione della sharia". Nessuno crede alle rassicurazioni dei talebani. "Dovremmo fidarci della parola di persone che non sono altro che scorpioni? È nella loro natura non rispettare i patti e seguire i loro interessi primari. Soprattutto ora con uno stato talebano più forte che mai, addirittura più di prima. Hanno conquistato tutto l'Afghanistan in dieci giorni e si sentono forti di una vittoria incontrastata, mentre ci sono gli americani che scappano via in elicottero e tutto il mondo occidentale, muscoloso e incravattato, che si nasconde. Si sentono onnipotenti, questa è l’impressione che si ha da dentro e crea tanta paura", dice Lo Presti. L'Afghanistan e le donne afgane sono state tradite e abbandonate dalla comunità internazionale? "Mah, non so se si può parlare proprio di un tradimento perché non credo sia mai importato a nessuno quello che succedeva lì, se non a Pangea e alle tante organizzazioni che si sono adoperate nel corso degli anni. Da parte dei governi occidentali si sono sentite tante parole ma poi nei fatti poco è stato realizzato".

"Non dobbiamo lasciare sole le donne"

Nelle ore dell'entrata dei talebani a Kabul donne e bambini hanno continuato a venire negli uffici di Pangea per trovare aiuto. "In questo momento consigliamo a tutti di rimanere nascosti e di esporsi il meno possibile. Poi cercheremo di strutturare delle liste di persone da portare via non appena possibile", dice Lo Presti, che si appella al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, affinché apra presto i corridoi umanitari. "Non vogliamo lasciare sole le donne e non bisogna lasciare sola Pangea. Avremo bisogno di tanti soldi per aiutarle tutte, per questo è importante che chi vuole lasci anche solo una piccola donazione sul nostro sito, per aiutarle lì e qui. Sarà un gran lavoro". Nel frattempo il futuro è quanto di più precario possa esistere. "Noi faremo il possibile. La volontà, la determinazione e il coraggio ci sono tutti. Le ragazze ci hanno mandato dei video in cui sorridono e ci dicono: 'Non piangete, dobbiamo essere forti, restiamo forti'".

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