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Venerdì, 19 Aprile 2024
Chiesa

"Il Mondo è stanco della guerra": razzi coreani su Papa Francesco

Pyongyang ha lanciato tre missili in mare, poi l'arrivo di Papa Francesco a Seoul e il suo messaggio di pace: "Il mondo intero è stanco della guerra. Giustizia, pace e unità per voi"

ROMA - Tre razzi dal Nord, come a fargli capire che non è il benvenuto. Come a chiarirgli che quelle parole - "pace e riconciliazione" - non saranno mai comprese. Nel giorno del suo arrivo in Corea, Papa Francesco è stato "accolto" da tre missili a corto raggio sparati da Pyongyang. Ma il Pontefice non si è arreso e ha cercato di diffondere il suo messaggio di pace, perché "il mondo intero è stanco della guerra". 

Jorge Mario Bergoglio ha sottolineato che l'appello per la pace "ha un significato del tutto speciale qui in Corea, una terra che ha sofferto lungamente a causa della mancanza di pace. Esprimo il mio apprezzamento per gli sforzi in favore della riconciliazione e della stabilità nella penisola coreana e incoraggio tali sforzi, che sono l'unica strada sicura per una pace duratura. La ricerca della pace da parte della Corea è una causa che ci sta particolarmente a cuore perché influenza la stabilità dell'intera area e del mondo intero, stanco della guerra".

La cerimonia di benvenuto è iniziata alle 15:45, ora locale, nel giardino della "Blue House", il palazzo presidenziale, dopo una tappa alla nunziatura per Papa Francesco, giunto in mattinata, nella notte in Italia, a Seoul. Dopo gli onori militari e l'esecuzione degli inni nazionali, la presidente della Repubblica Park Geun-hye ha accompagnato il Papa nel Salone d'Onore per l'incontro privato a cui hanno partecipato anche due ministri coreani, il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin e il nunzio apostolico, mons. Osvaldo Padilla. Poi è stato il momento dei discorsi ufficiali della presidente Park e del Papa nel corso di un incontro con i membri del Governo, le autorità civili e una rappresentanza del corpo diplomatico presente a Seoul.

"La ricerca della pace - ha detto il Papa - rappresenta anche una sfida per ciascuno di noi e in particolare per quelli tra voi che hanno il compito di perseguire il bene comune della famiglia umana attraverso il paziente lavoro della diplomazia. Si tratta della perenne sfida di abbattere i muri della diffidenza e dell'odio promuovendo una cultura di riconciliazione e di solidarietà. La diplomazia, infatti, come arte del possibile, è basata sulla ferma e perseverante convinzione che la pace può essere raggiunta mediante il dialogo e l'ascolto attento e discreto, piuttosto che attraverso reciproche recriminazioni, critiche inutili e dimostrazioni di forza. La pace non è semplicemente assenza di guerra, ma opera della giustizia. E la giustizia, come virtù, fa appello alla tenacia della pazienza; essa non ci chiede di dimenticare le ingiustizie del passato, ma di superarle attraverso il perdono, la tolleranza e la cooperazione. Essa esige la volontà di discernere e di raggiungere obiettivi reciprocamente vantaggiosi, costruendo le fondamenta del mutuo rispetto, della comprensione e della riconciliazione. Auspico che tutti noi possiamo dedicarci alla costruzione della pace, alla preghiera per la pace, rafforzando il nostro impegno per realizzarla".

"E' una grande gioia per me venire in Corea, la terra del calmo mattino, e fare esperienza non solamente della bellezza naturale del Paese, ma soprattutto della bellezza della sua gente e della sua ricchezza storica e culturale", ha detto il Papa. "Questa eredità nazionale è stata messa alla prova nel corso degli anni dalla violenza, dalla persecuzione e dalla guerra. Ma nonostante queste prove, il calore del giorno e l'oscurità della notte hanno sempre dato luogo alla calma del mattino, cioè ad un'immutata speranza di giustizia, pace e unità".

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