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Giovedì, 28 Marzo 2024
La battaglia simbolo / Ucraina

Perché a Bakhmut potrebbero perdere sia Zelensky, sia Putin

La città è considerata da Mosca e Kiev strategica per il futuro del conflitto. Ma c'è da considerare anche il ruolo di Wagner

Le bandiere russe sembrano oramai sventolare in segno di vittoria a Bakhmut, la città dell'Ucraina orientale dove da 9 mesi infuria una battaglia che ha lasciato sul campo decine di migliaia di vittime. Una battaglia su cui Volodymyr Zelensky ha volutamente alzato la posta, e che adesso potrebbe rivelarsi un brutto inizio per la tanto attesa controffensiva. Ma il probabile successo russo in questo piccolo centro del Donbass ormai deserto potrebbe trasformarsi anche in una sconfitta per Vladimir Putin sul fronte interno. 

Il ruolo di Wagner

A Bakhmut, infatti, il vessillo di Mosca è stato portato dai mercenari del gruppo Wagner, il cui leader, Yevgeniy Prigozhin, sarebbe secondo diverse fonti in rotta di collisione con il capo del Cremlino. Quello che fino a ieri era chiamato il "cuoco di Putin" (in riferimento ai generosi appalti pubblici alla sua società di catering), adesso potrebbe essere il primo avversario interno dello zar. Il gruppo Wagner ha fatto sapere già ieri di avere conquistato Bakhmut, ma ci sono volute diverse ore prima che Mosca confermasse ufficialmente le dichiarazioni degli uomini di Prigozhin. 

Dopo una breve nota del ministero della Difesa russo, è stato lo stesso Putin a volersi congratulare con gli uomini di Wagner. Un apprezzamento che non sembra aver intenerito il leader del gruppo di mercenari, il quale si è affidato a un messaggio vocale su Telegram per punzecchiare il Cremlino: "Durante la presa di Artyomovsk (il nome russo di Bakhmut, ndr), praticamente nessuno dell'esercito (russo, ndr) ci ha aiutato", ha detto Prigozhin. In altre parole, se Bakhmut è caduta, il merito è di Wagner, non di Putin. 

Il giallo sulla caduta di Bakhmut

Il condizionale è d'obbligo: intorno alla presunta presa della città c'è ancora un velo di mistero. Parlando nel corso della sua vista al G7 di Hiroshima, Zelensky sembrava aver ammesso la sconfitta: "A Bakhmut non c'è più niente, hanno distrutto tutti gli edifici. Per ora Bakhmut esiste solo nei nostri cuori", ha detto rispondendo ai giornalisti. Un'ammissione smentita poi dallo stesso presidente ucraino: "A oggi Bakhmut non è occupata dalla Federazione Russa: non ci sono due o tre interpretazioni di queste parole". A stretto giro, anche le fonti dell'esercito di Kiev hanno voluto smentire la presa della città da parte dei russi: "Nonostante il fatto che ora controlliamo una parte insignificante di Bakhmut, l'importanza della sua difesa non perde la sua rilevanza" e "continuiamo ad avanzare sui fianchi nei sobborghi" della città, ha detto il generale Oleksandr Syrskyi.

Quale che sia la situazione reale sul campo, di sicuro a Bakhmut oggi ci solo macerie. E le truppe del gruppo Wagner restano in netto vantaggio nel controllo di questa fetta di territorio. Altra cosa è stabilire se la presa della città avrà effetti importanti sul futuro del conflitto. Finora, tanto gli strateghi di Kiev, quanto quelli di Mosca hanno sottolineato che Bakhmut in sé conta poco: semmai, la sua importanza è dettata dalla posizione, che potrebbe consentire alle truppe russe di muoversi con più facilità verso due città più grandi che ha a lungo ambito nella regione di Donetsk: Kramatorsk e Sloviansk.

L'ostinazione di Zelensky

Dinanzi alle perdite sul campo delle truppe ucraine, diversi esperti del Pentagono e della Nato hanno suggerito nei mesi scorsi a Kiev di abbandonare le trincee di Bakhmut e di spostare la resistenza altrove, in modo da difendere con più possibilità di successo le zone del Donbass ancora in mano all'Ucraina. Per Zelensky, però, la difesa di Bakhmut ha assunto nel tempo una valenza più politica, che strettamente militare. Da un lato, proseguire nella resistenza vuol dire continuare a fiaccare l'esercito russo. Dall'altro, il leader ucraino ha espresso più volte il timore che una vittoria di Mosca a Bakhmut possa spingere la comunità internazionale e anche pezzi dell'establishment ucraino a fare pressioni per giungere a un trattato di pace.

Il recente via libera degli Usa all'invio di F-16 all'Ucraina per portare avanti la controffensiva potrebbe aver convinto Zelensky ad abbandonare il bastione di Bakhmut senza ritrovarsi costretto a intavolare eventuali colloqui di pace con Mosca prima di aver ripreso il controllo sui territori persi durante il conflitto. D'altra parte, la sconfitta rischia di avere contraccolpi sul morale delle truppe, proprio mentre Kiev dice di essere pronta a lanciare la controffensiva. Al contrario della Russia, che invece potrebbe rivendicare la prima conquista sul campo dopo diversi mesi di stallo.

Putin lo sa, e sta spingendo la sua propaganda per valorizzare al meglio la presa di Bakhmut. Per il leader del Cremlino, sarà anche importante minimizzare il ruolo di Wagner. Il peso politico di Prigozhin in Russia è in crescita, e per il presidente russo non è una buona notizia. Magari, per una volta, Putin potrebbe fare il tifo per Zelensky nella speranza che la resistenza a Bakhmut continui ancora per un po'. Giusto il tempo di ridimensionare la potenza di fuoco di Wagner sul campo ucraino.

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