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Martedì, 16 Aprile 2024
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Perché la Turchia di Erdogan può bloccare l'ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia

La volontà di Erdogan di evitare una escalation militare nasce dal fatto che questa guerra costa tanto alla Turchia mentre il Paese è attanagliato dalla peggiore crisi economica degli ultimi 20 anni e le elezioni del 2023 si avvicinano.

Svezia e Finlandia fanno un passo avanti verso l'ingresso nell'Alleanza Atlantica ma ad impedirlo può essere il presidente turco Recep Tayyip Erdogan che ha bollato come un "errore" l'allargamento della Nato ai paesi scandinavi. Il leader turco ha detto ai giornalisti che "non vuole che si ripeta lo stesso errore commesso con l'adesione della Grecia", accusando Stoccolma ed Helsinki "di ospitare terroristi del Pkk", il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. Un'accusa senza prove, come Erdoğan lancia spesso agli oppositori interni e ai paesi occidentali durante i disaccordi.

Ma l'allargamento della Nato passa da Berlino, dove si terrà la riunione informale dei ministri degli Esteri della Nato. Qui Svezia e Finlandia cercheranno di convincere la Turchia, membro Nato dal 1952.

Per poter fare parte della Nato, un Paese deve essere autorizzato dal proprio Parlamento prima di presentare la formale domanda. Oltre a dover essere uno Stato in Europa, ci sono anche diversi requisiti politici e sociali da dover presentare a dimostrazione di essere una democrazia libera. Ma l'accettazione alla Nato è vincolata al via libera da parte di tutti i Paesi membri, come riporta l'articolo 10 dello statuto.

Il presidente turco sa di avere in mano alcune carte nella crisi ucraina che potrebbero convincere il Congresso statunitese a revocare le sanzioni che bloccano l'aggiornamento della sua flotta aerea ormai obsoleta, risalente agli anni '80. Inoltre l'attivismo diplomatico nel tentativo di facilitare un “cessate il fuoco” e di avviare un negoziato di pace tra Kiev e Mosca sta offrendo ad Ankara l'opportunità di rafforzare la sua offuscata immagine. 

Una centralità ritrovata da parte del Paese che vanta il secondo esercito all'interno dell'Alleanza, ma che era stato ripetutamente tacciato di aver spostato il proprio baricentro verso l'Eurasia, in particolare dopo l'acquisto del sistema di difesa missilistico russo s-400.

Pur avendo fatto valere un canale di dialogo autonomo e indipendente dall'Alleanza con il presidente russo Vladimir Putin infatti, Erdogan ha mantenuto fede agli impegni Nato e garantito sostegno all'Ucraina con la ferma condanna dell'invasione russa. Sostegno non solo politico e diplomatico, ma anche militare, attraverso i droni turchi usati dall'esercito di Kiev e umanitario, con circa 60 mila profughi ucraini accolti, il doppio rispetto alla Gran Bretagna. 

La volontà di Erdogan di evitare una escalation militare nasce dal fatto che questa guerra costa tanto alla Turchia mentre il Paese è attanagliato dalla peggiore crisi economica degli ultimi 20 anni e le elezioni del 2023 si avvicinano.

Perché l'adesione di Finlandia e Svezia alla Nato inguaia Putin 

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