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Giovedì, 25 Aprile 2024
L'escamotage

Così la "flotta fantasma" di Putin aggira le sanzioni sul petrolio

La produzione di petrolio in Russia è a livelli record, l'embargo di Ue e Stati Uniti sembra non funzionare ma nel lungo termine la storia potrebbe cambiare. Nel frattempo Putin rischia la tenuta dell'economia russa per la guerra in Ucraina

La Russia continua a puntare sul petrolio, anche in presenza dell'embargo di Ue e Stati Uniti. Le sanzioni economiche alla Russia dopo l'invasione dell'Ucraina aumentano in numero e grado, gli effetti si vedono ma forse meno di quanto ci si aspettava. Putin sta scommettendo sulla resilienza dell'economia russa per sostenere lo sforzo bellico in Ucraina e le strategie messe in campo al momento hanno i loro effetti. Anche in presenza di sanzioni ed embarghi c'è una flotta fantasma che consegna i prodotti petroliferi russi in giro per il mondo. L'escamotage pare stia funzionando, per ora: in futuro le cose potrebbero cambiare, ma i ricavi non sono già quelli di un tempo.

Perché la Russia conta

La Russia è uno dei principali attori nei mercati globali dell'energia e tra i primi tre produttori mondiali di petrolio, in lizza per il primo posto con Arabia Saudita e Stati Uniti. In generale, la Russia basa buona parte della sua economia sulla vendita di combustibili fossili, che nel 2021 hanno rappresentato il 45 per cento del bilancio federale. Nel 2022 i guadagni russi sono stati limitati dalle sanzioni decise in seguito all'invasione dell'Ucraina ma il Cremlino si sta riorganizzando per dare un nuovo orientamento ai suoi mercati. 

La Russia taglia la produzione di petrolio. E i prezzi aumentano

La vasta rete di oleodotti consente alla Russia di esportare grandi volumi di greggio non solo in Europa ma anche in Asia. Nel 2012, la Russia ha lanciato il gasdotto Espo da 1,6 milioni di barili al giorno, che invia il petrolio direttamente ai mercati asiatici come Cina e Giappone. Gli oleodotti non sono l'unico mezzo che ha la Russia per esportare petrolio: si aggiungono le ferrovie e soprattutto le navi cisterna che partono dai porti nord-occidentali del Paese.

I porti russi da cui parte il petrolio nelle navi fantasma per il mondo

Prima delle sanzioni, l'Europa era il primo mercato di riferimento per le esportazioni russe di petrolio: nel 2021 la Russia ha soddisfatto il 10 per cento della domanda di gasolio e il circa il 20 per cento delle raffinerie europee. Dopo l'entrata in vigore delle sanzioni, il Cremlino sta dando un nuovo orientamento alle sue rotte. 

A chi vende petrolio la Russia

Dopo l'entrata in vigore delle sanzioni la Russia ha ugualmente aumentato produzione ed esportazione di petrolio e derivati. Nel 2022 le aziende russe hanno raggiunto un numero di trivellazioni nei loro giacimenti petroliferi come non succedeva da più di un decennio. Secondo gli ultimi dati Crea, nella settimana dal 30 gennaio al 5 febbraio 2023, i volumi delle esportazioni russe di greggio e prodotti petroliferi sono aumentati: sembra che la Russia stia reagendo al rischio dei minori guadagni causati dalle sanzioni aumentando le esportazioni. Il volume è aumentato, ma i ricavi non sono più quelli di una volta: dall'inizio della guerra in Ucraina quelli fatti in Europa si sono dimezzati.

I guadagni della Russia dalla vendita di petrolio: a chi lo vende e a quanto

Secondo i dati citati da Reuters, le entrate di petrolio e gas della Russia sono state inferiori del 46,4 per cento, rispetto allo stesso mese dell'anno scorso. Il Ministero delle Finanze ha attribuito il calo principalmente ai prezzi più bassi del petrolio e al crollo delle esportazioni di gas naturale. Nel frattempo l'Unione Europea non è più il mercato di riferimento per le esportazioni russe di combustibili fossili.

Perché la Cina potrebbe far fallire l'embargo al petrolio russo

La scorsa settimana, la Cina ha infatti superato l'Ue per i volumi importati. In generale, la Russia si sta rivolgendo all'Asia per compensare le perdite del mercato europeo. Nell'ultima settimana, ad esempio, il valore delle esportazioni di greggio dalla Russia è aumentato grazie alle consegne in Egitto e Turchia.

A chi vende il petrolio la Russia e a quali Paesi-2

Ora, la Russia prevede di destinare l'80 per cento delle sue esportazioni di petrolio verso paesi "amici". In più, aumentano le spedizioni con destinazione sconosciuta: dopo un crollo iniziale per effetto delle sanzioni, la produzione di petrolio russo e le esportazioni sono aumentate, anche per merito di "carichi fantasma".

La flotta fantasma di Putin

La Russia sta aggirando le sanzioni grazie a una flotta di "navi fantasma". Il ricorso ad attività non tracciabili era frequente anche prima delle sanzioni. Anche una nave cargo può scomparire o far perdere le tracce del carico. Per esempio, una petroliera russa può spostare il suo carico su un'altra nave con bandiera non russa, senza che l'attività venga tracciata. In passato, Venezuela e Iran avevano usato questo stratagemma per sfuggire alle sanzioni occidentali. 

Le esportazioni di petrolio della Russia grazie alle

L'Unione Europea vuole rispondere inserendo nella lista nera una compagnia di navigazione con sede a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, accusata di aver contribuito a eludere le sanzioni russe sul petrolio. Si pensa che la compagnia abbia acquistato delle petroliere russe per modificarne, appunto, il Paese di appartenenza. Nel frattempo, i dati confermano che il greggio russo spedito sulle "navi fantasma" è salito a oltre 9 milioni di barili a gennaio, rispetto Ai 3 milioni di barili a novembre, secondo quanto riportato dal Financial Times

Cosa può succedere con le sanzioni

La produzione russa di petrolio non è stata intaccata dalle sanzioni, anche se i ricavi ne hanno risentito. Per il futuro lo scenario rimane incerto e l'industria petrolifera russa dovrà affrontare altre sfide: secondo Bloomberg la Russia non ha la capacità d'immagazzinare petrolio su larga scala, e se le aziende non dovessero vendere ciò che producono il sistema potrebbe rapidamente andare in crisi.

Diesel e benzina, svolta alla pompa: cambia di nuovo tutto

È ancora presto per valutare l'impatto dell'embargo europeo del 5 febbraio sull'acquisto di carburanti raffinati dalla Russia, compreso il diesel. Nel frattempo, nei primi 8 giorni di febbraio le raffinerie russe hanno prodotto circa il 2 in più rispetto ai livelli di gennaio, secondo i dati menzionati da Bloomberg. Alla lunga, la perdita dei ricavi dall'esportazione di combustibili fossili potrebbe essere pesante per le casse statali.

L'Italia paga ancora la guerra di Putin ma i ricavi di Gazprom sono crollati

La Russia è stata costretta a vendere riserve di valuta estera per coprire un deficit che a gennaio è arrivato a 1,76 trilioni di rubli, oltre 22 miliardi di dollari, per coprire il costo di quella che chiama "operazione militare speciale" in Ucraina. Se gli aggiustamenti del Cremlino sui mercati non riporteranno i ricavi dalle esportazioni di petrolio e gas ai livelli di una volta, la guerra sarà sempre meno sostenibile per le casse russe.

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