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Giovedì, 25 Aprile 2024
l'allarme / Cina

Un'altra app cinese potrebbe spiare i dati degli utenti

Dopo il caso di TikTok, messo al bando da diversi governi occidentali e dalle istituzioni europee, è ora il gigante dell'e-commerce Pinduoduo a sollevare preoccupazioni sulla sicurezza dei dati

Una delle app più famose della Cina sarebbe in grado di spiare i suoi utenti. Dopo il caso di TikTok, messo al bando da diversi governi occidentali e dalle istituzioni europee, è ora il gigante dell'e-commerce Pinduoduo a sollevare preoccupazioni sulla sicurezza dei dati. 

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L'ennesimo caso di app spia?

L'allarme è stato lanciato dall'emittente statunitense CNN, che ha parlato con una mezza dozzina di team di sicurezza informatica da Asia, Europa e Stati Uniti, oltre a numerosi dipendenti ex e attuali di Pinduoduo. Cosa farebbe l'app cinese? Secondo gli esperti, Pinduoduo può aggirare i sistemi di sicurezza degli smartphone degli utenti, per monitorare le attività su altre applicazioni, controllare le notifiche, leggere i messaggi privati e modificare le impostazioni. Ma anche spiare le attività degli utenti su app concorrenti, presumibilmente per aumentare le vendite.

C'è di più. Per gli analisti una volta installata l'app, è difficile da rimuovere. In base alle indagini dell'emittente statunitense, avviate dopo aver ricevuto una soffiata, Pinduoduo avrebbe portato le violazioni della privacy e della sicurezza dei dati a un livello superiore rispetto alle altre applicazioni. Come è possibile? Secondo gli esperti intervistati, nell'app di Pinduoduo è stata individuata la presenza di un malware che ha sfruttato sue vulnerabilità nei sistemi operativi Android. Per malware si intende qualsiasi software sviluppato per rubare dati o interferire con sistemi informatici e dispositivi mobili.

Adesso l'attenzione si potrebbe concentrare anche sull'app gemella di Pinduoduo, presente nel mercato internazionale. Si tratta di Temu ed è attualmente in cima alle classifiche dei download negli Stati Uniti, ma si sta espandendo rapidamente in altri paesi. Sia Pinduoduo sia Temu appartengono alla multinazionale cinese PDD quotata al Nasdaq.

Come per TikTok, il timore è che Pinduoduo abbia consegnato dati al governo cinese. Ovviamente l'app respinge ogni speculazione sul proprio conto, ma nel frattempo Google si è voluto mettere ai ripari. Lo scorso marzo il gigante americano ha disabilitato la possibilità di scaricare la app cinese dal proprio store, citando problemi di sicurezza dovuti alla scoperta di malware.

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L'app dell'e-commerce cinese potrebbe diventare un nuovo terreno di scontro geopolitico. Le prove dell’esistenza di malware nell’app di Pinduoduo arrivano in un contesto di crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina sulle app di proprietà cinese, tra cui TikTok, intesa dai legislatori statunitensi come una minaccia alla sicurezza nazionale.

Cos'è Pinduoduo

Pinduoduo, che vanta una base di utenti che rappresenta i tre quarti della popolazione online cinese e un valore di mercato tre volte superiore a quello di eBay, non è sempre stato un gigante dello shopping online. Quando l'app è stata fondata nel 2015 a Shanghai da Colin Huang, ex dipendente di Google, doveva affrontare due giganti dell'e-commerce cinese per affermarsi nel settore, Alibaba e JD.com.

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In poco tempo è riuscita a tallonare i due colossi concorrenti. La sua chiave di successo è stata infatti l'offerta di forti sconti sugli ordini di acquisto di gruppi di amici e familiari e la concentrazione sulle aree rurali a basso reddito. Pinduoduo ha infatti cambiato il volto della Cina rurale. La vendita al dettaglio sul web di prodotti agricoli e manifatturieri hanno determinato una soluzione per due questioni interconnesse: la rivitalizzazione rurale e la lotta alla povertà del paese. 

Tuttavia, il successo di Pinduoduo è stato anche oggetto di critiche, dopo la morte di un’impiegata e il suicidio di un altro dipendente. Questi due casi hanno infatti sollevato domande sulle lunghe ore di lavoro per i dipendenti, facendo partire un’indagine da parte dell'Autorità  di regolamentazione antitrust sulle condizioni di lavoro.

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