"Io sono il presidente", Morsi spaventa i giudici: processo rinviato
Il presidente egiziano deposto si è presentato in aula con due ore di ritardo per il rifiuto di indossare la divisa da carcerato. Slogan contro i militari: processo rinviato a gennaio
ROMA - E' iniziato e "finito" nel giro di poche ore il processo al presidente egiziano deposto, Mohamed Morsi. Dopo la sospensione di un'ora, infatti, i giudici hanno deciso di rinviare l'udienza all'otto gennaio. Un rinvio, sancito quando gli alti quattordici imputati hanno cominciato a scandire contro contro i militari, che è arrivato alla fine di una giornata di sfide e tensioni. Con l'ex presidente egiziano che è arrivato in aula con due ore di ritardo a causa del rifiuto di indossare la divisa da carcerato.
Stessa fibrillazione anche all'interno dell'Accademia di Polizia de Il Cairo che ospita il processo dove Morsi ha guardato negli occhi i giudici e ha ricordato loro: "Sono io il presidente".
In mattinata, alcune centinaia di sostenitori dell’ex presidente si erano radunate di fronte alla sede della Corte Costituzionale, a il Cairo, esibendo cartelloni e scandendo slogan contro i militari e a favore del "ripristino della legittimità".
Il tutto in linea con la posizione di Morsi che si è definito "il presidente legittimo" e si è rifiutato di riconoscere il processo stesso. Morsi e gli altri sono accusati di incitamento all'omicidio in relazione alla protesta del 5 dicembre 2012 contro lo stesso Morsi davanti al palazzo presidenziale al Cairo, in cui morirono 10 persone. In caso di condanna, rischiano tutti la pena di morte.