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Venerdì, 19 Aprile 2024

Vincenzo Sbrizzi

Giornalista

L'Italia ha dimenticato 1200 persone in Afghanistan

Esistono due pesi e due misure nell'accoglienza dei profughi? Questa domanda ha cominciato ad alimentare il dibattito sull'accoglienza in Italia e in Europa appena subito dopo l'ingresso dei primi profughi ucraini nei confini europei. I governi dell'Unione europea hanno, infatti, messo a disposizione delle procedure semplificate per riconoscere la protezione ai profughi del conflitto russo-ucraino. Questo ha permesso l'ingresso, solamente in Italia, di 120mila profughi in meno di tre mesi di guerra. Ma l'Italia si comporta sempre così? La realtà è purtroppo diversa e a manifestarla in maniera trasparente ci pensano sempre i numeri.

Lo scorso 4 novembre, il governo si era impegnato ad accogliere 1200 cittadini afgani, scappati dal Paese dopo il ritorno al potere dei talebani e rifugiatisi in Pakistan e Iran. Il ministero dell'Interno insieme a quello degli Affari esteri avevano annunciato, con tanto di cerimonia al Viminale, un accordo con alcune organizzazioni umanitarie. Si trattava di Arci, Cei, Comunità di Sant'Egidio, Federazione chiese evangeliche 'Fcei', Tavola Valdese, Inmp, Iom e Unhcr che tutte insieme avrebbero gestito l'accoglienza di queste persone. Da allora è tutto fermo e sembra che prima di metà giugno non si darà seguito a quel protocollo di accoglienza. Di fatto, a distanza di mesi, il governo italiano non è riuscito ad accogliere un numero dieci volte inferiore di afgani a fronte degli ingressi dei profughi ucraini.

A denunciare l'immobilismo dell'esecutivo è stata Valentina Itri, responsabile per l'Arci dell'accoglienza dei migranti, rilasciando un'intervista all'agenzia Dire a margine di un incontro organizzato durante “Sabir-Festival diffuso delle culture mediterraneo”. Quest'anno l'evento si sta tenendo a Matera e la Itri ha partecipato al panel “Vie d'accesso legali e sicure: la crisi ucraina e quella afghana, due pesi e due misure”. Un incontro che ha posto l'accento proprio sulle differenze poste in essere nell'accoglienza dei profughi in due conflitti altrettanto cruenti e che hanno monopolizzato l'attenzione dei media occidentali.

La denuncia della Itri riguarda il fatto che l'emergenza ucraina abbia di fatto oscurato quella afgana. Inoltre, la scelta positiva di snellire le procedure per i profughi ucraini è stata accolta con favore dalle organizzazioni umanitarie che avevano chiesto lo stesso trattamento anche per i profughi afgani e siriani senza successo. Le organizzazioni firmatarie del protocollo si sono dette pronte all'accoglienza e hanno chiesto che le procedure vengano portate a termine perché in Afghanistan ormai la situazione è fuori controllo e il flusso migratorio continuerà ad aumentare.

Addirittura il principale ostacolo, dice Itri, "sarebbe la mancanza da parte delle ambasciate d'Italia in Iran e Pakistan della macchinetta per le impronte digitali", indispensabile per la registrazione dei rifugiati afghani, ma "una beffa" per le organizzazioni, disposte persino a pagare di tasca propria acquisto e spedizione oltre che i voli per l'arrivo dei rifugiati. A fronte di questa disponibilità c'è il totale silenzio del ministero dell'Interno che sembra voler rimandare l'ingresso di queste persone che ogni giorno che passa rischiano la vita anche se non sono più in Afghanistan.

Il vero problema è capire con quale faccia ci proponiamo come paese capace di ospitare i profughi ucraini se dall'altra parte ignoriamo gli afgani e siriani? Che credibilità abbiamo se lasciamo in stand-by la vita di 1200 persone a cui avevamo promesso accoglienza? Un governo incapace di mantenere una promessa del genere non può vantare nessuna credibilità a livello internazionale e la nostra parola varrà sempre meno oltreconfine.

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