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Venerdì, 26 Aprile 2024
MEDIO ORIENTE / Iraq

La "promessa" di Obama: "Non torneremo in Iraq"

Gli Usa manderanno in Iraq solo "un piccolo numero di consiglieri militari, fino a trecento"

"Il destino dell'Iraq è in bilico". Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, che ha fatto un lungo intervento dalla Casa Bianca sulla crisi irachena spiegando che da parte degli Stati Uniti non ci sarà un nuovo intervento militare. Questo è il momento, secondo il presidente, di vedere se gli iracheni siano in grado di vincere questa sfida, superando le divisioni settarie in modo da formare un governo di unità nazionale.

Obama ha poi avvertito i leader iracheni che "non c'è molto tempo" per evitare che il Paese sprofondi in una nuova guerra civile.

Il numero uno della Casa Bianca ha comunque ribadito di voler sostenere Baghdad nella lotta contro i ribelli sunniti e di voler guidare lo sforzo diplomatico internazionale in aiuto del governo iracheno. "Le truppe da combattimento americane non torneranno a combattere in Iraq - ha detto Obama -. Non abbiamo la capacità di risolvere semplicemente questo problema mandando migliaia di soldati e finendo per pagare un conto in sangue e risorse già versato. Tutto questo deve essere risolto dagli iracheni". Gli Usa manderanno in Iraq solo "un piccolo numero di consiglieri militari, fino a trecento".

Il presidente ha quindi respinto le indiscrezioni di stampa che vorrebbero Washington in pressing sul primo ministro Nouri al Maliki per lasciare il governo. "Non è nostro compito decidere i leader dell'Iraq, ha affermato. Secondo Obama è però necessario che l'Iraq superi le divisioni e che sunniti, sciiti e curdi lavorino insieme per farlo.

"Non è un segreto che, almeno ora, ci siano divisioni profonde tra sunniti, sciiti e curdi" ha proseguito Obama, invitando tutti i leader politici iracheni a "trovare un accordo nella formazione di un nuovo governo". Obama ha detto al primo ministro Nouri al-Maliki che "deve includere sunniti e curdi".

L'attuale premier ha ottenuto la maggioranza dei voti nelle elezioni del 30 aprile, ma il suo partito ha solo 92 seggi dei 328 in Parlamento. Come ipotizzato oggi dal New York Times, la formazione di un blocco potrebbe rovesciare Maliki.

Iraq 2003 - 2013, 10 anni dopo la guerra

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