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Giovedì, 28 Marzo 2024
dura condanna / Tunisia

Le frasi razziste contro i migranti africani scatenano le proteste in Tunisia

Migliaia di manifestanti sono scesi in strada per opporsi al "fascismo e razzismo", dopo il discorso del presidente della Repubblica Mais Saied

Montano le proteste in Tunisia dopo le affermazioni del presidente Mais Saied che lo scorso 21 febbraio ha accusato i migranti irregolari subsahariani di portare avanti un piano per cambiare il profilo culturale del paese e renderlo, quindi, africano. Affermazioni, definite razziste dall'opposizione e i gruppi di tutela dei diritti umani, che potrebbero acuire le tensioni sociali nel paese.

A Tunisi, capitale del paese, migliaia di manifestanti sono scesi in strada nella giornata di ieri 26 febbraio per opporsi al "fascismo e razzismo", dopo il discorso del presidente della Repubblica, che aveva invocato "misure urgenti da adottare per far fronte al fenomeno dell'afflusso di un gran numero di irregolari sub-sahariani migranti in Tunisia".

Partito davanti alla sede del Sindacato nazionale dei giornalisti tunisini (Snjt) il corteo è arrivato sulla centralissima Avenue Habib Bourguiba dove gli organizzatori della manifestazione, tra cui il Forum per i diritti economici e sociali (Ftdes), il Sindacato dei giornalisti tunisini (Snjt), la Lega tunisina per i diritti umani (Ltdh) e l'Associazione tunisina delle donne democratiche (Atfd), hanno espresso con slogan e canti il loro assoluto sostegno e la solidarietà a tutte le vittime di quella che hanno definito "una campagna razzista" chiedendo la definizione di criteri oggettivi per regolare lo status giuridico di tutte le persone che desiderano risiedere in Tunisia.

I manifestanti hanno brandito striscioni, alcuni dei quali anche in lingua inglese, rivendicando solidarietà con i migranti e riaffermando lo status della Tunisia come parte dell'Africa. I tunisini contestano al governo anche la difficile situazione economica in cui riversa il paese. Molti di coloro che sono scesi in piazza per manifestare avevano inizialmente accolto con favore la drammatica mossa di Saied di sospendere il parlamento del paese e destituire il primo ministro nel luglio 2021. Tuttavia, la scarsità di cibo e l'economia in difficoltà hanno eroso il sostegno a un presidente apparentemente determinato a rivedere la costituzione del paese per evitare di affrontare un personale declino politico. 

Il presidente ha usato il pugno duro contro i contestatori della sua politica. Nelle ultime settimane, Saied ha etichettato gli oppositori come “traditori e terroristi”, oltre a sostenere in più occasioni di essere oggetto di complotti omicidi. Ha anche minacciato di punire i giudici che assolvono i detenuti politici. Gli arresti proseguono senza sosta, quindi, tanto da determinare la condanna dei tre principali partiti del paese.

Le affermazioni di Saied hanno scatenato una dura polemica internazionale, da parte dell'Unione Africana, degli Stati Uniti e della Francia.

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