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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Pussy Riot, già un anno di carcere per la leader Nadezhda

Sono passati dodici mesi da quando la leader del gruppo punk Pussy Riot, è stata arrestata. Non è una detenzione "light" quella a cui è sottoposta Nadezhda Tolokonnikova

Un anno di carcere. Sono passati dodici mesi da quando Nadezhda Tolokonnikova, la leader del gruppo punk Pussy Riot, è stata arrestata. Come racconta Russia Oggi, la giornalista Masha Gessen di Radio Svoboda ha visitato, con il marito, il padre e la figlioletta della detenuta, la colonia penale in Mordovia, dove la Tolokonnikova sta scontando la sua condanna.

I FATTI - A marzo 2012, tre Pussy Riot sono state arrestate con l'accusa di "teppismo e istigazione all'odio religioso" per aver messo in scena, durante una celebrazione religiosa nella Cattedrale di Cristo Salvatore, un'esibizione non autorizzata contro Putin. Il caso ha attratto notevole interesse, sia in Russia, sia nella comunità internazionale, a causa dei presunti abusi a cui sarebbero state sottoposte durante la custodia, e per la minaccia incombente di una sentenza severa, fino a sette anni di detenzione, secondo le misure previste dalla leggi contro il dissenso. Parte della società russa ha visto in quella performance un'offesa alla propria sensibilità religiosa. Il 17 agosto 2012 le Pussy Riot sono state condannate a una pena di 2 anni di reclusione.

"Sono le nove del mattino e nel cortile dietro a uno stabile commerciale, a Zubova Poljana, Petr Verzilov sta caricando nel bagagliaio della mia macchina un enorme baule. Al terzo piano dell’edificio c’è l’hotel in cui Verzilov, sua figlia Gera, di quattro anni, il suocero Andrei Tolokonnikov ed io abbiamo trascorso la notte. Ho lasciato l’auto a qualche passo dalla porta di ingresso dell’edificio di modo che Verzilov sia costretto a fare una piccola corsetta con i bagagli prima di caricarli, e la televisione tedesca possa riprenderlo. “È già la sesta volta che mi tocca ripetere questa messa in scena con i bagagli per far sì che mi riprendano”, si lamenta Verzilov.

La stampa tedesca segue con attenzione la vicenda, e vuole strappare un’intervista a Gera. La piccola stringe le labbra e risponde con cenni del capo: “Sì, mi manca. Sì, mi piacerebbe andare dalla mamma più spesso”. Quando le viene chiesto dove stiamo andando adesso, risponde chiaramente: “Da Nadja”. La piccola ha visto l’ultima volta la madre a settembre 2013, nel carcere di Mosca. In realtà, alla mia domanda: “Quand’è l’ultima volta che hai visto la mamma?”, Gera mi risponde: “Non me lo ricordo già più”. Le chiedo se sa perché l’hanno rinchiusa in prigione. Gera alza le spalle e mi risponde: “Non lo so”. E chi l’ha messa in prigione. La piccola alza di nuovo le spalle e dice: “Putin”.

Lettera di una Pussy Riot dal carcere: "Qui è un'anti-vita"

Non è una detenzione "light" quella a cui è sottoposta Nadezhda Tolokonnikova. Vive in un distaccamento con altre 40 donne divise in due gruppi: c'è chi è dentro per l’articolo 228 (droga) e chi per l’articolo 105 (omicidio). L’unica persona in tutta la colonia che "proviene dallo stesso mondo della Tolokonnikova, che ha letto gli stessi libri, le stesse riviste, e ha percorso le stesse strade - scrive Russia Oggi -  è Evgenia Chassis, condannata a 18 anni di carcere per l'omicidio dell’avvocato Stanislav Markelov e della giornalista Anastasija Baburova"

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