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Giovedì, 25 Aprile 2024

Perchè il vero obiettivo di Putin è una feroce punizione collettiva

Le forze russe non riescono a circondare Kharkiv (Kharkov, in russo), la seconda città ucraina dopo Kiev che si trova nell'est del paese, a soli 20 km dal confine con la Russia. E' un assedio simile a quello di Mariupol, dove l'esercito russo bombarda con l'artiglieria e l'aviazione i quartieri residenziali e le strutture civili (nella foto). Nell'oblast di Kharkiv circa un quarto della popolazione si dichiara russa come etnia e circa la metà è di lingua madre russa, anche se il russo è nella realtà usato molto di più, in casa e nella vita di tutti i giorni (nel 75% dei casi circa).

A Mariupol, nel Donbass, le cifre dei russi etnici e dei russofoni sono ancora maggiori. Tutti abbiamo visto interi quartieri residenziali di Mariupol distrutti dalle bombe, oltre al teatro e alla piscina che davano rifugio ai civili scappati da quei quartieri, senza dimenticare il deliberato attacco all'ospedale pediatrico e di maternità, come dimostrato da un'analisi della CNN. Notizia di sabato è che l'esercito russo ha bombardato e distrutto irreparabilmente l'acciaieria Azovstal di Mariupol, una delle più grandi d'Europa e vitale per l'economia di quella regione. Putin ha dichiarato più volte che gli obiettivi de "l'operazione militare speciale" sono 'denazificare' e 'demilitarizzare' l'Ucraina per difendere le popolazioni russe e russofone dal 'genocidio' (ovviamente accusa totalmente infondata). Ora è sempre più evidente che, se anche volessimo credere alle 'buone intenzioni' di Putin, questi obiettivi non siano veri. Oggi è finalmente palese che il più grande pericolo per le popolazioni russe e russofone dell'Ucraina è l'esercito russo stesso. La Russia, se anche volesse conquistare e occupare queste regioni, non avrà mai soldi e risorse per ricostruire tutte le infrastrutture che sta distruggendo. Ma soprattutto non potrà mai restituire la vita, gli affetti, i ricordi delle persone, in maggioranza russi e russofoni, che ha spazzato via con i suoi cannoni e le sue bombe.

La punizione collettiva

E allora qual è l'obiettivo? L'obiettivo è evidentemente una punizione collettiva. La punizione collettiva è il concetto per cui si vuole punire una famiglia, una comunità per le 'colpe' dei singoli. E' un antico principio 'giuridico' presente ad esempio nella cultura germanica (Sippenhaft), a cui i nazisti hanno attinto a mani basse e ampiamente esteso (ricordiamo tutti gli eccidi di Sant'Anna di Stazzema, di Marzabotto ecc.). La punizione collettiva dell'Ucraina è per aver voluto affrancarsi dalla Russia, scegliere la strada dell'autodeterminazione e dell'integrazione europea. La punizione collettiva degli ucraini del Donbass e di Kharkiv è per non aver voluto accogliere i militari di Mosca che stavano arrivando per 'liberarli' con fiori e vodka ma con proiettili e molotov. E la frustrazione per gli ideologi del Cremlino e per i comandi russi è tanto maggiore proprio con riguardo alle aree che, in teoria, dovevano essere più vicine a Mosca, e allora ecco l'accanimento feroce sui civili, compresi ovviamente russi e russofoni, che non hanno voluto 'ribellarsi' a Kiev e che non si sono uniti agli invasori 'liberatori'. Non si spiega altrimenti questa volontà sistematica di distruggere quartieri residenziali, centri commerciali, infrastrutture civili fra cui ospedali e industrie nelle aree che si voleva, in teoria, "proteggere" e "liberare". Non so come andrà a finire questa guerra, se la Russia si ritirerà e lascerà queste devastazioni o se cercherà di occuparle e tenerle occupate in stile Doneck e Lugansk. Sono però abbastanza sicuro che anche la stragrande maggioranza dei russi e dei russofoni dell'Ucraina non vorrà mai stare sotto questi criminali. Lo spiegava bene il sindaco di Odessa, Gennadiy Trukhanov, notoriamente su posizioni filo-russe, tant'è che faceva parte del Partito delle Regioni, filorusso, del deposto presidente Janukovyč e poi riparato a Mosca.

"Non so che razza di idiota bombarderebbe Kharkiv"

Nell'intervista al The Guardian dell'8 marzo diceva: «Non so che razza di bastardo, idiota o coglione tu debba essere per premere un tasto e lanciare dei missili su Odessa. Va oltre i limiti della mia comprensione», aggiungendo, sulla questione della denazificazione: «chi bombarderebbe Kharkiv? Solo i nazisti». Lo spiega ancora meglio Borys Filatov, sindaco di Dnipro nell'intervista al Corriere del 18 marzo: «Io sono di etnia russo, mia madre e mio padre sono russi, io non ho neanche un goccio di sangue ucraino [...]. Non riesco a capire cosa pensava di fare Putin con la sua Armata e i suoi ufficiali quando ha messo in atto questa invasione, Forse pensava che lo aspettassimo con i fiori? Questa situazione avrà conseguenze per decenni. In qualunque modo finisca questa guerra, Putin non sarà in grado di assorbire l’Ucraina, non ce la farà a digerire il popolo ucraino. Potrà anche andarsene la metà, ma nessuno sarà contento di restare sotto occupazione. Golda Meir, la premier israeliana che, a proposito è nata a Kiev, diceva che non si può parlare di pace con uno che ti vuole morto. Noi abbiamo capito che la cosa migliore è morire con le armi in mano piuttosto di arrendersi ed essere uccisi lo stesso [...]». 

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