Putin è un criminale di guerra?
La corte penale dell'Aja ha aperto un'indagine su quanto sta avvenendo in Ucraina. Altre istituzioni si stanno muovendo, ma non sarà facile portare il presidente russo sul banco degli imputati. L'analisi con due docenti di diritto internazionale e storia delle relazioni internazionali
Mentre i bombardamenti russi si intensificano e i primi negoziati per un cessate il fuoco si sono conclusi senza alcun risultato rilevante, il procuratore capo della corte penale internazionale dell'Aja, Karim Khan, ha aperto un'indagine sui possibili crimini di guerra e crimini contro l'umanità commessi dalla Russia in Ucraina. L'inchiesta, ha spiegato Khan, esaminerà i presunti crimini commessi prima dell'invasione russa, ma "data l'espansione del conflitto negli ultimi giorni, è mia intenzione che questa indagine riguardi anche eventuali nuovi presunti reati che rientrano nella giurisdizione del mio ufficio, commessi da qualsiasi parte in conflitto in qualsiasi parte del territorio dell'Ucraina", ha aggiunto il procuratore.
In altre parole, la valutazione comincia dai fatti che hanno portato all'invasione della Crimea nel 2014, e si allarga a quanto sta accadendo oggi a Kiev e dintorni. L'indagine è stata aperta dopo aver ricevuto il via libera da 39 stati che fanno parte della corte penale internazionale, tra cui l'Italia, e riguarderà soprattutto le presunte violenze sui civili, cioè l'ambito principale dei cosiddetti crimini di guerra. La corte ha già condotto un'indagine preliminare sui crimini legati alla repressione violenta delle proteste filo europee a Kiev nel 2013-2014 e sulle accuse di crimini in Crimea, che la Russia ha annesso nel 2014, e nell'Ucraina orientale. "Sono soddisfatto che ci sia una base ragionevole per ritenere che presunti crimini di guerra e crimini contro l'umanità siano stati commessi in Ucraina dal 2014", ha affermato il procuratore Khan, uno dei giudici istruttori del tribunale per crimini internazionali istituito sotto l'egida dell'Onu e con sede in Olanda.
Parallelamente, sulla questione si sta muovendo anche la corte internazionale di giustizia, principale organo giudiziario delle Nazioni unite per dirimere le dispute tra gli stati membri (non va confusa con la corte penale internazionale dell'Aja, anche se ha sede nella stessa città). Il 7 e l'8 marzo si terranno udienze pubbliche sul "caso relativo alle accuse di genocidio ai sensi della convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio (Ucraina contro Federazione russa)". Nella sua richiesta di avviare un procedimento contro la Russia, l'Ucraina ha denunciato che Mosca ha "falsamente affermato che si sono verificati atti di genocidio" nelle regioni separatiste di Luhansk e Donetsk, aggiungendo che i russi hanno successivamente dichiarato e attuato "un'operazione militare speciale" contro Kiev. Le udienze si terranno presso il palazzo della pace all'Aja, sede della corte.
In Ucraina si stanno consumando crimini di guerra?
Cosa succede e cosa c'è da aspettarsi? In Ucraina poche ore fa è partita una raccolta di prove di violazioni dei diritti umani e crimini di guerra russi, come annunciato dal parlamento di Kiev. È solo il primo passo. In uno dei discorsi alla nazione diffusi sui suoi canali social, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha duramente accusato la Russia di crimini di guerra, puntando il dito soprattutto su quel che è accaduto a Kharkiv, dove si sospetta siano state usate anche bombe a grappolo: "Una città pacifica con aree residenziali pacifiche, senza strutture militari - ha detto Zelensky -. Racconti di decine di testimoni oculari provano che non si tratta di colpi vaganti, ma la distruzione deliberata di persone: i russi sapevano dove stavano sparando. Nessuno nel mondo vi perdonerà per aver ucciso pacifici cittadini ucraini".
Le centrali nucleari in Ucraina e i possibili rischi con la guerra
Secondo Zelensky, la comunità internazionale dovrebbe mettere al bando la Russia, impedendo "a uno stato del genere l'accesso a tutti i porti, i canali e gli aeroporti del mondo, e stabilendo la chiusura totale dei cieli ai missili, agli aerei e agli elicotteri russi". Il 28 febbraio scorso, l'ambasciatore ucraino all'Onu, Sergiy Kyslytsya, ha denunciato la Russia al consiglio di sicurezza: "Sta attaccando ospedali, team di soccorso mobili e ambulanze. Questa non è l'azione di uno stato con legittimi problemi di sicurezza. È l'azione di uno stato determinato a uccidere civili", ha detto.
Quello dell'accusa di crimini di guerra è un altro fronte comune che si è andato creando contro Vladimir Putin, da quando Mosca ha invaso Kiev. Si stanno muovendo anche le istituzioni europee e le organizzazioni internazionali. Condannando l'aggressione militare russa contro l'Ucraina nel suo intervento di martedì scorso alla plenaria straordinaria dell'Eurocamera, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ha detto che "sosterremo la giurisdizione della corte penale internazionale e le indagini sui crimini di guerra in Ucraina. Riterremo responsabile Putin proprio come il presidente della Bielorussia Lukashenko". Anche il primo ministro inglese Boris Johnson non ha usato mezzi termini: "Rischia un processo per crimini di guerra. Sta mandando i russi a morire inutilmente ed è chiaro che è pronto a usare tattiche barbare e indiscriminate contro civili innocenti", ha detto. Le bombe russe che stanno cadendo in Ucraina sulle abitazioni dei civili potrebbero essere crimini di guerra anche per il ministro degli esteri italiano Luigi Di Maio.
Mercoledì, l'assemblea generale delle Nazioni unite, che comprende tutti gli stati membri, ha votato una risoluzione per condannare l'invasione russa in Ucraina e per chiedere alla Russia di ritirare le sue truppe. In totale 141 paesi hanno votato a favore, 35 si sono astenuti (tra cui la Cina, l'India, il Sudafrica e molti paesi africani) e soltanto 5 hanno votato contro: la Russia, la Bielorussia, la Siria, la Corea del nord e l'Eritrea. In sostanza, la stragrande maggioranza dei paesi del mondo è contraria all'invasione russa. Al momento della proclamazione del risultato della votazione c'è stato un lungo applauso.
Un segnale forte, soprattutto dal punto di vista simbolico, ma non vincolante. Poco prima del voto sulla risoluzione contro Mosca, l'ambasciatrice Usa all'Onu Linda Thomas-Greenfield ha detto che la Russia "sta muovendo armamenti eccezionalmente letali in Ucraina, comprese bombe a grappolo e termobariche". L'ambasciatrice ha spiegato che "la Russia ha tradito le Nazioni unite" e ha parlato di "guerra non giustificata e non provocata", esortando Mosca a "rispettare la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina".
Bombe a grappolo e bombe termobariche
La questione riguarda soprattutto gli attacchi agli obiettivi civili: colpire edifici residenziali, ad esempio, e con che tipo di armamenti. Le bombe a grappolo menzionate dagli Stati Uniti, o cluster bombs, sono vietate dagli accordi internazionali. Vengono sganciate dall'alto e sono munizioni che ne contengono a loro volta delle altre (da qui la definizione "a grappolo"). Sono usate per colpire vaste aree con grande potenza distruttiva. I rischi per i civili sono gli inneschi ritardati, che le rendono pericolose anche a distanza di ore. Molte sub-munizioni infatti planano accompagnate dai paracadute, che permettono loro di depositarsi senza innescarsi nell'immediato. Le bombe termobariche, anche dette "bombe a vuoto", sono i più potenti esplosivi non nucleari che esistano. Per ora non ci sono conferme indipendenti dell'utilizzo di questo tipo di ordigni sulla popolazione in Ucraina, ma foto e video pubblicati in questi giorni mostrano numerosi lanciatori Tos-1 russi, dotati di missili termobarici, entrare nel paese.
Putin sul banco degli imputati: è possibile?
Ma è davvero possibile portare Vladimir Putin sul banco degli imputati, giudicandolo per i presunti crimini di guerra e contro l'umanità, come accaduto in passato ad altri leader politici? Per cercare di rispondere, va chiarito in primis che la corte penale dell'Aja è un tribunale per crimini internazionali istituito sotto l'egida dell'Onu, ma non è un organo delle Nazioni unite in senso stretto, anche se ha legami con il suo consiglio di sicurezza che può assegnare alla corte i casi che non sarebbero sotto la sua giurisdizione. Fondato nel 2002, il tribunale ha competenze a livello internazionale sui crimini di genocidio, crimini contro l'umanità, crimini di guerra e di aggressione, secondo quanto stabilito dallo statuto di Roma (poi revisionato nel 2018).
Alla corte penale internazionale dell'Aja aderiscono 123 paesi, tra cui due membri del consiglio di sicurezza dell'Onu (Francia e Regno Unito). Altri 32 stati - tra i quali c'è proprio la Russia, ma anche Stati Uniti e Israele - hanno firmato il trattato di costituzione del tribunale, ma non lo hanno mai ratificato. Proprio da qui nascerebbero i primi intoppi per un'eventuale messa in stato d'accusa nei confronti di Putin. In concreto, non sarebbe semplice portare il presidente russo e i suoi comandanti militari sul banco degli imputati della corte con sede in Olanda.
Un'ipotesi del tutto teorica e improbabile
"Qualunque ipotesi di un futuro processo, anche nel caso in cui l'istanza venga portata avanti da un gruppo di stati, comporterebbe la necessità dell'estradizione degli imputati, che dovrebbero essere messi nella disponibilità della corte penale internazionale all'Aja, in Olanda", spiega a Today Edoardo Greppi, professore ordinario di diritto internazionale all'università di Torino e presidente dell'istituto internazionale di diritto umanitario (Iihl), un ente che offre corsi di diritto internazionale in materia di guerra, migrazioni e rifugiati a politici e membri delle forze armate. "Ma questa ipotesi, allo stato dei fatti, resta del tutto teorica e improbabile. Un processo dinanzi alla corte penale internazionale richiede, infatti, la cooperazione degli stati sul cui territorio si trovano gli imputati", continua il professor Greppi, uno dei massimi esperti italiani di diritto internazionale.
Al di là della portata simbolica di una messa in stato di accusa internazionale nei confronti di Putin, "penso che la possibilità di vedere il presidente russo all'Aja sia minima per non dire inesistente", dice a Today Leopoldo Nuti, professore ordinario di storia delle relazioni internazionali all'università RomaTre. Prima della nascita della corte dell'Aja, altri tribunali internazionali hanno processato e condannato diversi leader politici per crimini di guerra. È successo con Slobodan Milosevic, presidente della Serbia accusato di crimini di guerra in Croazia, Kosovo e Bosnia, morto in carcere nel 2006 prima che il procedimento a suo carico si concludesse. E con Ratko Mladic, capo militare delle forze serbo-bosniache durante la guerra in Bosnia, estradato all'Aja e condannato all'ergastolo nel 2017.
"Milosevic e Mladic, però, furono catturati dopo essere stati sconfitti sul campo o alle elezioni (e anche lì il processo non fu immediato), mentre al momento mi sembra che purtroppo Vladimir Putin sia saldamente al potere - riflette il professor Nuti -. Però gli storici sono pessimi nel predire il futuro, visto che a malapena riescono a fornire interpretazioni ragionevoli del passato, per cui mi astengo dal fare previsioni", conclude l'esperto.
Secondo Ezechia Paolo Reale, giurista che ha partecipato alla conferenza di revisione dello statuto della corte penale internazionale in veste di legal advisor della delegazione diplomatica italiana, l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia è configurabile come "un crimine di aggressione che consente alla corte penale internazionale di procedere non contro una nazione, ma contro il singolo responsabile di un paese che ha dichiarato e portato guerra a un altro paese, pianificando, preparando e dando inizio all'azione militare".
Il diritto di veto nel consiglio di sicurezza dell'Onu
"Peccato però che Vladimir Putin, che ha deciso di invadere l'Ucraina, non potrà essere giudicato da questa corte", riflette il giurista in questa intervista. Perché? Ipoteticamente, un paese che aderisce alla corte dell'Aja potrebbe richiedere l'arresto dello "zar" per i presunti reati commessi in territorio estero. Ma Putin potrebbe rischiare l'arresto in un paese straniero, sempre in linea teorica, solo "se la corte penale internazionale dell'Aja, che ha tutti i poteri di un'autorità giudiziaria internazionale, avesse un mandato a procedere dal consiglio di sicurezza dell'Onu. Ma qui c'è un altro intoppo - argomenta l'esperto -. L'organismo non può agire in quanto la questione riguarda direttamente un membro permanente, cioè la Russia che ha il suo diritto di veto".
Cerchiamo di fare chiarezza. Il consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, previsto nell'articolo 7 dello statuto tra gli organi principali dell'organizzazione, ha la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionali, ed è composto di 15 membri, di cui 5 permanenti (Cina, Francia, Regno Unito, Stati Uniti e, appunto, Russia) e 10 eletti ogni due anni dall'assemblea generale delle Nazioni unite. Quando all'attenzione del consiglio viene sottoposta una questione che minaccia la pace internazionale, in prima battuta si cerca il modo per risolvere pacificamente la controversia. In questi casi il consiglio può avviare una mediazione o illustrare delle ipotesi per arrivare a un accordo. Nel caso di combattimenti in corso, il consiglio cerca invece di ottenere un cessate il fuoco, e può inviare delle missioni per il mantenimento della pace per far rispettare la tregua e tenere separate le opposte fazioni.
Le decisioni del consiglio di sicurezza dell'Onu, però, richiedono una maggioranza di almeno nove voti. Ad eccezione delle votazioni relative alle questioni procedurali, nessuna decisione può essere presa nel caso in cui un voto negativo, o veto, venga espresso da un membro permanente. Nel caso in questione, dunque, un ipotetico mandato d'arresto nei confronti di Putin, passaggio preliminare per un'eventuale imputazione per un crimine di aggressione davanti alla corte internazionale dell'Aja, non passerebbe in consiglio di sicurezza. Basterebbe il voto contrario (e scontato) della Russia, membro permanente con diritto di veto, per annullare la decisione e scongiurare questa eventualità.
Ma Putin eviterebbe la corte penale internazionale per la guerra contro Kiev anche perché l'Ucraina non è tra le 123 nazioni che hanno aderito alla corte penale internazionale, anche se per due volte ha dichiarato di accettare la giurisdizione della corte per investigare sui presunti crimini commessi in tutto il territorio del paese dal 2014 in poi. E, come detto, la stessa Russia non ha ratificato lo statuto di costituzione del tribunale dell'Aja. Una sorta di "nuova Norimberga" per Putin, come auspicato in queste ore da alcuni ministri e leader di governo europei, potrebbe dunque rimanere lettera morta.