Putin non è più zar, il presidente mai così debole
La rivolta di Prigozhin è stata un'umiliazione per il leader del Cremlino, il cui potere per la prima volta è stato palesemente messo in discussione. E ora c'è chi pensa a un futuro senza di lui
I tempi di Vladimir Putin che cavalca a torso nudo, che va a caccia con fucili di precisione o che si esibisce (vincendo) in tornei di judo, sono solo un ricordo lontano. Il presidente russo non è mai stato debole come adesso, al punto tale che in tanti credono che il suo dominio stia per arrivare a conclusione. Quello che un tempo sembrava impensabile è accaduto: l'autorità dello zar è stata messa in discussione nel modo più eclatante possibile. Per 36 ore il mercenari di Wagner, sotto il comando di Yevgeny Prigozhin, hanno sparso il caos nel Paese, prima prendendo il controllo di Rostov-sul-Don, sede del principale hub logistico per l'intera forza d'invasione russa in Ucraina, poi marciando su Mosca praticamente indisturbati.
Gli interrogativi su come sia stato possibile sono tanti. Forse gruppi dell'élite militare e di sicurezza russa sostenevano segretamente i ribelli? Se fosse stato necessario, i soldati regolari avrebbero aperto il fuoco sui loro compagni Wagner? All'inizio alcuni osservatori si sono chiesti se Prigozhin avesse coordinato segretamente la sua rivolta con il Cremlino. Ma si è capito ben presto che il tentativo di colpo di Stato, o marcia per la giustizia come l'ha definita il suo autore, era reale. Baza, un'agenzia di stampa russa con fonti nelle forze dell'ordine, ha dichiarato che il capo della Wagner aveva inviato mille carri armati, veicoli da combattimento di fanteria, pezzi di artiglieria e altro materiale militare verso Mosca, un convoglio con il potenziale di far precipitare la capitale russa nel caos. I suoi soldati hanno abbattuto un elicottero d'attacco Ka-52, uccidendone l'equipaggio. Hanno distrutto un aereo Il-18. Almeno 15 militari russi sono morti.
Cosa sappiamo sull'insurrezione di Wagner e sul colpo di Stato in Russia
Secondo il New York Times, le agenzie di spionaggio statunitensi già da un paio di settimane avevano raccolto indizi sul fatto che Prigozhin meditasse un ammutinamento. E non si capisce come è possibile che quelle russe non avessero fatto altrettanto, soprattutto visto che da tempo Prigozhin stava lanciando strali contro il ministro della Difesa, Sergei Shoigu, e il comandante in capo dell'esercito, Valery Gerasimov, cosa mai vista prima. Le sue truppe sono state accolte quasi da eroi da una parte della popolazione, e non hanno incontrato una reale resistenza da parte dell'esercito regolare nella loro pericolosa marcia su Mosca. Certo la gran parte delle truppe della Federazione è impegnata in Ucraina, ma di certo quelle rimaste sul suolo nazionale avrebbero potuto rispondere in maniera più incisiva e tempestiva.
A Rostov-sul-Don, mentre la popolazione applaudiva i mercenari, anche le alte cariche militari sembravano contente di incontrare Prigozhin, che è stato ripreso mentre discuteva con il vice ministro della Difesa, Yunus-bek Yevkurov, e con il vice capo dello Stato Maggiore, Vladimir Alexeyev, a cui chiedeva l'allontanamento di Shoigu e Gerasimov aggiungendo, con grande fermezza, che se i suoi desideri non fossero stati soddisfatti avrebbe condotto il suo mini-esercito alle porte di Mosca. Cosa che poi ha fatto. In tutta risposta Putin si è presentato in Tv, scuro in volto, per fare un discorso alla nazione cosa che ha fatto solo due volte nel corso della guerra, per dire ai cittadini che avrebbe represso brutalmente la rivolta, descrivendola come "tradimento interno". E la promessa non è stata mantenuta, perché Prigozhin ha alla fine trovato un accordo con Alexander Lukashenko, accordo che gli ha permesso di andare in esilio in Bielorussia, da dove continuerà a comandare i mercenari impegnati in conflitti in Africa, mentre ai suoi uomini è stato permesso di entrare a far parte dell'esercito regolare se lo vorranno. Una capitolazione praticamente totale.
Cosa prevede l'accordo tra Prigozhin e Putin e cosa succede ora in Russia
Con la sua rivolta armata Prigozhin ha creato un precedente criticando apertamente il presidente, muovendosi contro di lui e costringendolo a non battere ciglio. Questo non passerà inosservato alle élite russe, che finora sono state fedeli a Putin per interessi personali e paura. Due cose che avranno ora sempre meno, e tante altre voci potrebbero trovare il coraggio di levarsi contro l'uomo che prima nessuno aveva il coraggio di criticare. Konstantin Remchukov, direttore di un giornale moscovita con legami con il Cremlino, ha dichiarato al NYT che ciò che un tempo sembrava impensabile è ora possibile: che persone vicine a Putin potrebbero cercare di persuaderlo a non candidarsi alle presidenziali della prossima primavera. Quello che un tempo era lo zar che garantiva la stabilità della nazione ha definitivamente perso il suo status di garante della ricchezza e della sicurezza delle élite. L'idea che "Putin sia al potere e garantisca stabilità e sicurezza - ha subito un duro colpo il 24", ha detto Remchukov. "Se un mese fa ero sicuro che Putin si sarebbe candidato incondizionatamente perché era un suo diritto, ora vedo che le élite non possono più sentirsi incondizionatamente sicure".
Potenzialmente il tentativo di colpo di Stato avrebbe potuto rafforzarlo, così come accadde in Turchia dopo il tentativo di colpo di Stato del 2016, che rafforzò il presidente Recep Tayyip Erdo?an , che lo represse brutalmente. Fermare i tentativi di golpe può rafforzare i leader autoritari se questi vengono abbattuti rapidamente e i loro promotori puniti pubblicamente e duramente. Ma in questo caso è stato Putin a cedere, non Prigozhin. Inoltre, cosa ancora più dannosa, Putin è sembrato impotente di reagire ed è dovuto intervenire il leader di un Paese straniero per risolvere la situazione.