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Lunedì, 25 Settembre 2023
Il sondaggio / Italia

Quasi un italiano su 10 si identifica come Lgbt+

Secondo uno studio dell'Ipsos condotto in 30 nazioni il nostro Paese è in linea con la media generale che varia dal 15 % del Brasile al 4 del Perù. Le percentuali sono molto più altre tra i giovani

Un Italia quasi un italiano su 10 si identifica come Lgbt+, nello specifico il 9 percento dei cittadini, una percentuale in linea con quella mondiale. A rivelarlo è un sondaggio della Ipsos condotto in 30 nazioni del mondo e pubblicato in occasione del Pride Month. Nei 30 Paesi in cui è stata condotta l'indagine, il 3% degli intervistati si è identificato come lesbica o gay, il 4% come bisessuale, l'1% come pansessuale o omnisessuale e l'1% come asessuale. I membri della generazione Z (nati dal 1997 in poi) hanno il doppio delle probabilità dei Millenials (nati nel periodo 1981 e 1996) e il quadruplo delle probabilità dei membri della generazione X o dei baby boomer (nati dal 1980 in giù) di identificarsi come appartenenti a una minoranza sessuale.

Inoltre, l'1% degli intervistati si identifica come transgender, l'1% come non-binario/gender-fluido e l'1% come diverso da maschio o femmina. La percentuale di adulti che nell'insieme delle 30 nazioni si identificano come Lgbt+ è complessivamente del 9%, e varia dal 15% del Brasile al 4% del Perù. La Spagna è il Paese in cui è più probabile che gli intervistati si dichiarino gay o lesbiche (6%), mentre il Brasile e i Paesi Bassi sono quelli in cui è più probabile che si dichiarino bisessuali (entrambi al 7%).

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In generale, secondo l'indagine tutti i segmenti della comunità Lgbt+ sono diventati più visibili negli ultimi due anni. In media, quasi un adulto su due dichiara di avere un parente, un amico o un collega gay o lesbica, uno su quattro bisessuale, uno su otto transgender oppure non-binario o gender-fluid. Le donne e i giovani adulti sono più propensi a dichiarare di conoscere persone Lgbt+. La visibilità della comunità varia notevolmente da Paese a Paese. In generale, è più alta in Spagna, America Latina, Thailandia e nei Paesi di lingua inglese, mentre è più bassa in Giappone, Corea del Sud, Turchia ed Europa orientale.

Per quanto riguarda i diritti in media, nei 30 Paesi presi in esame, il 56% afferma che le coppie dello stesso sesso dovrebbero potersi sposare legalmente, mentre il 16% sostiene che dovrebbero poter ottenere un certo riconoscimento legale, ma non sposarsi e solo il 14% afferma che non dovrebbero potersi sposare né ottenere alcun tipo di riconoscimento legale (un altro 14% non sa). Il sostegno al matrimonio tra persone dello stesso sesso varia dal 49% all'80% in tutti i 20 Paesi in cui è già legale. Tra gli altri 10 Paesi, le maggioranze in Italia e Thailandia sono favorevoli al matrimonio tra persone dello stesso sesso e le maggioranze in tutti gli altri Paesi, ad eccezione della Turchia, sono favorevoli ad almeno una forma di riconoscimento legale per le coppie dello stesso sesso. Gli oppositori a qualsiasi forma di riconoscimento legale per le coppie dello stesso sesso non rappresentano più di un terzo di tutti gli intervistati in nessuno dei Paesi presi in esame.

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