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Giovedì, 28 Marzo 2024
La denuncia / India

"Avessi avuto cure migliori sarei sopravvissuto": l'ultimo video dell'attore indiano prima di morire di Covid

La denuncia di Rahul Vohra, deceduto a 35 anni, in un post nel quale ha taggato anche il primo ministro Narendra Modi. Amici e colleghi chiedono giustizia

"Avessi avuto un trattamento migliore sarei sopravvissuto". Queste le ultime parole di Rahul Vohra, attore e youtuber indiano morto di Covid-19 qualche giorno fa a soli 35 anni. In un video, girato poco prima di morire, Vohra ha criticato la qualità delle cure mediche che aveva ricevuto in India, alle prese con una nuova, devastante ondata di Covid-19.

Rahul Vohra, l'attore indiano morto di Covid e il video denuncia prima della fine

"Cerco di chiamare qualcuno, ma non viene nessuno. Arrivano dopo più di un'ora, e in qualche modo devi fare da solo mentre non ci sono", la denuncia di Vohra nel suo video. Nel filmato, l'attore mostra a un certo punto una mascherina per l'ossigeno: "È estremamente preziosa in questo momento. Senza di essa i pazienti restano storditi e soffrono".

Dopo la sua morte, amici e colleghi del giovane hanno scritto numerosi messaggi sui social, per salutarlo e per chiedere giustizia. "Per favore, perdonaci. Siamo tutti colpevoli", ha scritto il regista Arvind Gaur, salutando il suo "talentuoso attore".

Dopo una carriera iniziata in teatro, Rahul Vohra era diventato molto famoso sui social. Insieme alla moglie scriveva e girava contenuti. Su Facebook aveva 1,9 milioni di follower. Aveva anche partecipato al film di Netflix Unfreedom.

In India altre centinaia di cadaveri riaffiorano dal Gange

Ormai prossimo alla morte, Vohra ha condiviso su Facebook il video, taggando il primo ministro indiano Narendra Modi, da tempo ormai sotto accusa per la situazione in India, ad esempio per consentito un festival hindu durante il quale milioni di persone si sono radunate sulle rive del Gange e hanno fatto il bagno nelle acque del fiume e per aver insistito nel far svolgere le elezioni in uno stato del Bengala occidentale. "Manifestazioni di negligenza o sfida come queste sono state scioccanti da vedere da parte di chi nel resto nel mondo era in lockdown", ha detto Alex Travelli, corrispondente dall'India di The Economist.

Da giorni cadaveri affiorano tra le acque del fiume Gange. Una cinquantina sono stati ritrovati ieri nei pressi del villaggio di Gahma, nello stato dell'Uttar Pradehs, e almeno altri 45 sono stati individuati nelle regioni di Ballia e Ghazipur, sempre in Uttar Pradesh, nei dintorni delle banchine di Ujiyar, Kulhadia e Bharauli. Lunedì era stata denunciata dai media la scoperta di quasi un centinaio di corpi semibruciati, che galleggiavano nel Gange, molto più a nord, nello stato del Bihar.

Secondo le testimonianze di alcuni abitanti di Gahmar, i corpi erano rimasti ammucchiati lungo le banchine dove si svolgono abitualmente i riti della cremazione per tutta a scorsa settimana, e in molti avevano protestato per il forte sentore di decomposizione.

Non è ancora chiaro come i cadaveri siano finiti nel fiume, ha detto la polizia, secondo cui non sarebbe inoltre possibile risalire all'identità dei defunti e nemmeno essere certi che si tratti di vittime di Covid-19

A seguito di questi episodi, il governo di Delhi ha chiesto a tutti gli stati lungo le rive del Gange di garantire che nessun cadavere venga gettato nel fiume.

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