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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Raid in Libia, sventato un nuovo attentato dell'Isis

Ma è polemica contro gli Usa. Nel bombardamento al covo jihadista sono rimasti uccisi due cittadini serbi. Belgrado chiede spiegazioni. Anche il governo libico contro l'attacco

LIBIA - Da un lato l'obiettivo, "centrato": la mente degli attentati di Tunisi. Dall'altro, una nuova carneficina evitata: il raid "ha impedito un nuovo attacco all'estero". A parlare è il portavoce del Pentagono, Jeff Davis, che prova a smorzare le polemiche sui bombardamenti americani che la scorsa settimana hanno colpito una base di addestramento dei combattenti dello Stato islamico. 

CONTRO GLI USA - A contestare l'azione "di guerra" degli americani è in primis il governo libico, poi quello serbo. Il governo di unità nazionale libico, guidato dal premier incaricato al-Sarraj, ha infatti protestato per "gli attacchi voluti con decisione unilaterale da Washington". Il bombardamento "non coordinato con le autorità libiche", si legge in una nota diffusa nella "è stato una chiara e flagrante violazione della sovranità dello Stato libico".

UCCISI DUE SERBI - Dopo Tripoli, ecco Belgrado: due cittadini serbi sono infatti tra le vittime del raid contro Daesh effettuato dagli Usa. In quella occasione, oltre a Nourredine Chouchane, esponente del Daesh in Libia, ucciso dalle bombe americane insieme ad altri uomini del califfato islamico, tra le vittime ci sarebbero anche due cittadini serbi, ostaggi dei miliziani Daesh. A dare la notizia è stato ieri il ministro degli Eteri serbo Ivica Davic. Jovica Stepic e Sladjana Stankovic (in foto), entrambi dipendenti dell'ambasciata serba in Libia, erano nelle mani dei fondamentalisti dallo scorso 8 novembre.

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"EVITATO UN NUOVO ATTENTATO" - Ed eccoci alla tesi "difensiva" del governo americano affidata al portavoce del Pentagono, Jeff Davis. Il campo distrutto a Sabrata, a Ovest di Tripoli, era "dedicato all'addestramento per operazioni come quelle che si sono viste in Tunisia. Siamo certi che il raid ha impedito una tragedia più grande legata a un attacco all'estero. Il tipo di addestramento compiuto, così come la vicinanza con la frontiera tunisina, suggeriscono che era in preparazione un attacco di grande dimensioni", ha aggiunto il portavoce. All'interno del campo, secondo il Pentagono, erano addestrati fino a 60 jihadisti, "persone divise in piccoli gruppi sincronizzati e coordinati, dotati di armi di piccolo calibro".

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