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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Il secondo Ramadan ai tempi del Covid

I diversi Paesi stanno organizzandosi per celebrare il Ramadan fissando regole rigide che sono diverse da Stato in Stato. L’anno scorso in Italia erano chiusi tutti i luoghi di culto, quindi per sermoni e preghiere la soluzione è stata la diretta streaming. Quest’anno, con l’allentamento delle misure il problema principale è legato quasi esclusivamente al coprifuoco

È iniziato, dalla mezzanotte di oggi, il Ramadan, il mese in cui si pratica il digiuno in commemorazione della prima rivelazione del Corano a Maometto. Durerò fino a mercoledì 12 maggio ed è il secondo Ramadan che si svolge in piena pandemia, quindi con le restrizioni e le indicazioni previste nel momento in cui il mondo è alle prese con la terza ondata della pandemia e con una campagna vaccinale ancora lontana dall’essere completata. Restrizioni che per alcuni stravolgono anche le tradizioni, visto che si tratta anche di un momento di aggregazione sociale.

Il Ramadan in Italia

Esiste la preoccupazione che riti come questi possano diventare pericolosi dal punto di vista della diffusione della pandemia, anche perché coincide con un'altra festa importante nell'area, che è la Pasqua dei cristiani ortodossi che cade il 2 maggio, e generare focolai che poi sarebbe difficile a questo punto spegnere. Ecco perché i diversi Paesi stanno organizzandosi per celebrare il Ramadan fissando regole rigide che sono diverse da Stato in Stato. L’anno scorso in Italia erano chiusi tutti i luoghi di culto, quindi per sermoni e preghiere la soluzione è stata la diretta streaming. Quest’anno, con l’allentamento delle misure il problema principale è legato quasi esclusivamente al coprifuoco. La preghiera serale termina da tradizione alle 22.30 – 23. In Italia il coprifuoco scatta alle 22, pertanto la prima misura adottata è stata quella di anticipare l’orario facendo terminare la preghiera alle 21.30 e consentendo ai fedeli di poter tornare a casa entro l’orario del coprifuoco.

Le scelte nel mondo islamico 

Accanto alle preghiere uno dei pilastri del Ramadan è il digiuno al termine del quale, al tramonto, i fedeli si incontrano con amici e parenti. Questo è uno dei tanti momenti di aggregazione e socialità su cui di certo incidono le restrizioni per la pandemia. Paese che vai, regole modificate che trovi. In Egitto ad esempio la maggior parte delle moschee resteranno aperte per le preghiere comuni del venerdì, anche se dureranno meno del solito. E’ una disposizione presa dal governo che invece l’anno scorso, nel pieno della prima ondata di una pandemia sconosciuta, ne ordinò la chiusura completa. Restrizioni sono previste prima e durante le preghiere, come gli ingressi contingentati, mentre l’Egitto dirà addio anche quest’anno alla tradizione degli iftar caritatevoli, pasti comuni gratuiti serviti su lunghi tavoli per strada. Anche l’Arabia Saudita ha vietato alle moschee di servire iftar e suhoor, il pasto poco prima dell'inizio del digiuno all'alba, proprio per evitare momenti di aggregazione.

In Iran il Ramadan cade nel periodo di lockdown stretto di 10 giorni imposto dal governo, mentre il Libano deve fare i conti con una forte crisi economica e finanziaria aggravata dalla pandemia. L'Afghanistan ha deciso di lasciare ai fedeli la responsabilità di rispettare le prescrizioni del caso, ossia restare a casa se si avvertono sintomi e mantenere le distanze. Fu il Pakistan a soffrire maggiormente le conseguenze della diffusione del Coronavirus durante il Ramadan. Il numero di casi salì da meno di 800 al giorno all'inizio del mese a più di 6.000 al giorno poche settimane dopo la fine del Ramadan. Quest’anno le autorità consentiranno l’apertura di moschee con alcune regole: l’obbligo della mascherina e il divieto di partecipare ai fedeli di età superiore ai 50 anni.

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