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Venerdì, 19 Aprile 2024
La sfida / Ucraina

Perché il referendum per l'annessione alla Russia segna un punto di non ritorno

Con l'annessione delle regioni, teatro del conflitto armato tra Ucraina e Russia, ogni attacco al territorio dichiarato da Mosca parte integrante della Federazione russa diventa dal punto di vista russo un attacco diretto

Da venerdì 23 settembre nelle regioni del Sud-est e Sud dell'Ucraina controllate dalla Russia inizia un referendum che non otterrà alcun riconoscimento internazionale e tantomeno verrà accettato dalle autorità di Kiev, ma che Mosca intende usare come strumento formale per dichiarare "l'unione" di questi territori alla Federazione russa, ovvero l'annessione. Ai votanti verrà chiesto di approvare o meno "la secessione dall'Ucraina, la creazione di uno Stato e la sua adesione" alla Federazione russa.

Chi si trova nelle regioni sotto controllo russo nelle auto-proclamate repubbliche popolari di Donetsk (DPR) e Lugansk (LPR), nelle regioni di Kherson e Zaporizhzhia potrà quindi votare fino al 27 settembre con procedure poco chiare: voto domiciliare raccolto dagli addetti all'organizzazione, voto virtuale, seggi 'mobili'.

Le prime due regioni, entità separatiste del Sud-est ucraino che corrispondono a buona parte del territorio del Donbass, sono al centro di un conflitto tra separatisti e autorità centrali ucraine che nel 2014 è de facto sfociato in guerra aperta, con almeno 14mila morti. La richiesta di aiuto militare dopo il riconoscimento della loro indipendenza da parte della Russia russo è stata usata lo scorso febbraio da Mosca per giustificare l'invasione dell'Ucraina. Si trattano di due regioni popolate complessivamente da circa 6 milioni di persone ma molto importanti economicamente per le industrie presenti e per le materie prime presenti nel sottosuolo, tra cui anche le miniere di carbone.  

Quanto alla regione di Kherson (sempre nel mirino di una parte della controffensiva ucraina) e Zaporizhzhia, la componente filorussa è molto meno presente. Mosca non ha riconosciuto la loro indipendenza, contrariamente a Donetsk e Lugansk, ma ha installato amministrazioni filo-russe in questi due territori, che controlla solo parzialmente, soprattutto a Zaporizhzhia dove si trova la più grande centrale nucleare d'Europa. Ma si tratta anche della regione più ricca dell'Ucraina: qui si trovano i maggiori produttori di prodotti agricoli e dell'industria alimentare ma anche industrie meccaniche, chimiche e petrolchimiche. 

La presa russa non è totale in nessuna delle quattro regioni dove si terrà il referendum, in particolare la Russia ha il controllo di un 60% dell'area di Donetsk. La percentuale di territorio ucraino in mano ai russi è sceso dal 20% a circa il 15% con la recente controffensiva da parte delle forze di Kiev. Si tratta di oltre 90.000 chilometri quadrati, un'area equivalente alla somma di Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Liguria e Veneto. Con la Crimea, annessa nel 2014, bisogna aggiungere ulteriori 27.000 chilometri quadrati.

Con l'annessione delle regioni, teatro del conflitto armato tra Ucraina e Russia, ogni attacco al territorio dichiarato da Mosca parte integrante della Federazione russa diventa dal punto di vista russo un attacco diretto. A cui rispondere "con tutti i mezzi", come ha minacciato il presidente Vladimir Putin nel suo discorso sui referendum e la parziale mobilitazione. Implicitamente, il rischio è che la Guerra in Ucraina sfoci in uno scontro diretto tra Russia e Nato, dato che i membri dell'Alleanza atlantica forniscono armi e dati di intelligence alle forze ucraine e questo è equiparato da Mosca a un diretto coinvolgimento nel conflitto. La dottrina militare russa prevede l'uso dell'arma nucleare in caso di attacco al proprio territorio o in caso di "una minaccia esistenziale" rappresentata dall'uso di armi convenzionali. Putin ha definito esistenziale la minaccia del conflitto in corso, che a suo avviso ha come obiettivo finale "la distruzione della Russia" e la sua implosione in diverse regioni.

In questo senso, i referendum sono una sorta di ultimatum lanciato dal Cremlino. O una azzardata scommessa per recuperare peso negoziale dopo la debacle militare di fronte alla controffensiva ucraina. 

Medvedev: "Armi nucleare per proteggere territori annessi" 

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