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Venerdì, 19 Aprile 2024
L'allarme / Stati Uniti d'America

Perché potrebbero essere a rischio i regali di Natale

L'allarme arriva dagli Stati Uniti. Difficoltà logistiche e problemi di approvvigionamento delle materie prime stanno creando problemi a vari settori economici in tutto il mondo

Un Natale senza regali o comunque festeggiato in tono minore: è il timore che si sta facendo sempre più largo negli Stati Uniti dove difficoltà logistiche si uniscono alla crisi legata alla pandemia da Coronavirus. Un mix che in altri Paesi sta portando ripercussioni anche sull'approvviggionamento di generi alimentari, ma che negli Stati Uniti rischia di danneggiare anche il Natale. Una conseguenza che spaventa enormemente gli americani che, dopo la campagna vaccinale, pensavano di essersi lasciati alle spalle il periodo più difficile legato alla pandemia. Invece le conseguenze economiche sono ancora vive. Negli ultimi 12 mesi i ritardi medi nello sbarco delle merci che attraversano il Pacifico è diventato di 13 giorni, in precedenza era di 13 ore.

Spedire un pacco da Los Angeles a Shanghai viene ora a costare 7 volte di più che spedirlo da Shanghai all'Americana. La carenza di mano d'opera nei diversi settori contribuisce ad acuire una difficoltà oggettiva. A questo si aggiunge la congestione dei porti, la carenza di camion e di camionisti. Secondo i tecnici le merci che finora non sono state ancora spedite dall'Asia difficilmente arriveranno nei negozi occidentali a dicembre, in tempo per il Natale. Lo stesso presidente degli Stati Uniti d'America, Joe Biden, preoccupato per l'andamento di quella che è destinata a diventare un'emergenza, ha incontrato le compagnie di navigazioni, le società commercialice anche i sindacati dei laboratori portuali.

L'obiettivo è stato quello di raggiungere un accoedo per smaltire l'ingorgo di 60 navi portacontainer che si è creato dinanzi ai porti di Los Angeles e Long Beach che sono i due scali californiani dove ogni anno si concentra il maggior numero di traffico marittimo. Una mossa che probabilmente non riuscirà a risolvere l'emergenza, ma che dà il senso della grande difficoltà patita. Non si tratta solo della palpabile delusione dei bambini dinanzi a un albero con pochi regali sotto, ma anche alla prospettiva economica di aziende che a Natale recuperano il fatturato della metà delle vendite annuali.

Da qui la necessità di affrontare seriamente un'emergenza che coinvolge tutti i Paesi. In Germania mancano 80mila camionisti, un dato che basta ad immaginare la difficoltà legata al trasporto delle merci per piccole e grandi imprese. Mentre la Cina ha chiuso fabbriche e porti imponendo anche la quarantena alle navi in arrivo. Un sistema che rallenta ulteriormente le procedure di imbarco e di sbarco. C'è da dire, però, che la Cina sta già facendo i conti con una sorta di terza ondata della pandemia e la preoccupazione, anche negli altri Paesi che stanno ancora patendo le conseguenze della seconda, si acuisce. Insomma il problema va ben oltre il Natale, ma è certamente un segnale da non sottovalutare.

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