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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Kurz: "Una riapertura con l'Italia sarebbe irresponsabile". E i Paesi Ue litigano sui turisti

Il Pd stigmatizza i toni del cancelliere austriaco: "Intervento a gamba tesa". Intanto in Europa salta l'accordo per arrivare a regole comuni: si va verso le intese bilaterali tra singoli Stati

"Faremo tutto il possibile per promuovere il turismo e mostrare a tutti che le vacanze in Austria sono sicure. Non apriremo i nostri confini ai paesi che non hanno ancora il controllo della situazione". Fa discutere un  tweet del cancelliere austriaco Sebastian Kurz, deciso a mantenere una linea di estrema prudenza, anche a costo di chiudere i ponti con i Paesi confinanti.

Le sue dichiarazioni non sono piaciute ad Emanuele Fiano, responsabile Esteri della segreteria Pd: "Evidentemente qualcuno in Europa pensa ancora che da soli si stia meglio" argomenta Fiano. "Non sappiamo esattamente a chi si riferisse il cancelliere austriaco Kurz, con l'intervento a gamba tesa di oggi verso i paesi confinanti. Se per caso si riferisse al nostro Paese, ma certamente non sarà così, sappia che siamo orgogliosi di come tutti gli italiani ed il nostro governo hanno reagito alla terribile pandemia da Coronavirus, e siamo orgogliosi di chi in Europa collabora per far vivere quell'idea di cooperazione inscritta nel Dna dell'Unione, tanto più preziosa quanto più difficile risulta la crisi. Chi pensa di erigere nuovi muri sta sbagliando strada''.

In realtà in un'intervista al quotidiano Tiroler Tageszeitung Kurz è stato anche più esplicito: "Aprire il confine con l'Italia sarebbe irresponsabile alla luce dei dati epidemiologi"  ha affermato il cancelliere, dicendosi soddisfatto che in Austria i dati del contagio siano bassi. 

Toni definiti "inaccettabili e ingiustificabili" dal deputato Pd Filippo Sensi che ha invitato il governo a farsi sentire. Ma qual è la strategia di Kurz? Secondo quanto ricostruito da EuropaToday, Vienna lavora da settimane a una sorta di corridoio turistico con Germania, Repubblica ceca e Croazia.

Proprio questo corridoio ha fatto saltare i nervi dell'Italia, soprattutto delle regioni turistiche del Nord, come il Veneto. La Germania è infatti di gran lunga il primo bacino di turisti per il nostro Paese. Ma lo stesso vale per Spagna, Austria e Croazia. Nel 2018, in Italia si sono registrate 58milioni di presenze tedesche, una quota di poco superiore a quella della Spagna. Il terzo Paese europeo per destinazione dei turisti tedeschi è l'Austria, con 44milioni di presenze (anche se il grosso è nei mesi invernali). Al quarto posto la Croazia, con 19milioni di presenze. E' anche da questi numeri che si capisce la posta in palio.

I Paesi Ue litigano sul turismo

Se i confini austriaci dovessero rimanere chiusi, il turismo del Belpaese ne risulterebbe fortemente penalizzato. A vantaggio proprio di Vienna, ma non solo. La chiusura dei confini con gli Stati che sono stati più esposti al contagio gioverebbe anche alla Germania che insieme all'Austria vede nei limiti ai viaggi turistici all'estero la possibilità di aumentare, e non di poco, la quota di presenze interne. 

La mossa del governo italiano, com'è noto, è stata quella di riaprire le frontiere a tutti a partire del 3 giugno: se l'Austria fa muro sui collegamenti via terra, noi aggiriamo l'ostacolo aprendo ai voli (tanto più dopo che la Commissione non ha imposto restrizioni al numero di passeggeri all'interno degli aerei).

Nessun accordo: si va verso intese bilaterali

La drammatica crisi sanitaria ed economica del Covid-19 sembra non essere stata da lezione per i Paesi Ue, almeno per quanto riguarda il turismo. La proposta della Commissione europea di fissare delle regole comuni per consentire gli spostamenti in modo sicuro ed equo all'interno dell'Unione si è scontrata con gli interessi di parte dei vari governi: la riunione dei ministri del Turismo convocata per trovare un'intesa si è conclusa con un nulla di fatto. E mentre le compagnie aeree annunciano la riapertura progressiva dei voli interni all'Ue a partire dal 15 giugno, il rischio che questa stagione estiva si trasformi in un 'far west turistico', con flussi poco tracciabili e pericoli di nuove ondate di contagi, sembra sempre più concreto.

Da qui, la palla è passata al Consiglio, ossia al tavolo dei ministri Ue del Turismo. Che, però, non hanno trovato nessun accordo. Una situazione che di fatto apre la strada agli accordi bilaterali tra singoli Paesi. Una situazione che rischia di dannegguare gli Stati la cui economia dipende di più dal turismo, come Italia, Spagna e Francia. 

Gari Capelli, il ministro del Turismo della Croazia, che ha la presidenza di turno dell'Ue, ha spiegato che "se c'è la possibilità di fare accordi bilaterali, in particolare tra Paesi in cui la situazione epidemiologica è simile o uguale, dobbiamo farli per accelerare la ripresa del settore". Se la situazione è "identica o molto simile, le cose possono essere concordate a livello bilaterale sugli attraversamenti delle frontiere via auto, mare o aerea", ha aggiunto Capelli. Guarda caso, Austria e Croazia sventolano da settimane i dati di contagi e morti di coronavirus, che sono tra i più bassi dell'Ue e si avvicinano, in termini percentuali, a quelli della Germania (a dispetto di quelli del Nord Italia e di buona parte della Spagna e della Francia, che sono tra i più alti).

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