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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mondo Ucraina

Verso l'Ucraina in minivan insieme ai rifugiati che tornano a casa

Sempre di più gli ucraini che, dopo qualche mese di fuga in vari paesi europei, decidono di tornare in patria. E spuntano come funghi i minivan. Il viaggio verso Kyiv

Fino a poco tempo fa, il marito di Natalia faceva avanti e indietro tra Polonia e Ucraina per portare aiuti umanitari con il suo minivan Mercedes vecchia serie. Ora che gli aiuti scarseggiano e, in compenso, i rifugiati ucraini in Europa tornano in discreto numero in patria, il minivan va ancora avanti e indietro ma, ormai, quasi soltanto per trasportare passeggeri. Il marito, però, non può più oltrepassare la frontiera perché è in età di possibile chiamata alle armi, e il trasporto di persone non viene considerato motivo sufficiente per concedergli una deroga. Così il lavoro lo fa la moglie Natalia. Spesso insieme ad una sua amica per tenersi compagnia durante il viaggio.

Su BlaBlaCar è pieno di pulmini, auto private e veri e propri autobus che offrono questo servizio da e per gli aeroporti e le città polacche. Di solito fanno la spola con Lviv, la prima città ucraina dopo la frontiera, ma non è raro trovare percorsi più lunghi. Il giorno prima della data prescelta ne appaiono a decine sull'applicazione. "Se non ci fossero bisognerebbe inventarli", mi dice una collega di Kyiv confermando l'esistenza del business. I treni sono pochi, scomodi e vanno prenotati con largo anticipo, ma la decisione di tornare in patria è spesso più repentina. Così si ripiega su questi mezzi. Prenotarli è facile, poi ci si deve adattare a orari flessibili sia per la partenza sia, soprattutto, per l'arrivo. In particolare, questi autisti tendono ad attraversare la frontiera di notte, calibrando partenze e durata del viaggio, perché nelle ore notturne i varchi di Medyka e Korkzowa sono decisamente meno affollati.

In minivan in Ucraina

Parto da Katowice, dopo l'atterraggio, alla volta dell'Ucraina: Natalia mi è venuta a prendere in aeroporto e ci incontriamo verso le otto di sera. Ma poi si ferma in un discount locale, dove lei e l'amica fanno spesa di salumi, birre, acqua al limone e altri generi alimentari dicendomi che, ora, costano molto meno lì che in Ucraina. Il viaggio con il Mercedes da 340mila chilometri prosegue in autostrada fin quasi alla frontiera, deviando verso Kanczuga, nella Galizia polacca. Ci aspettano un signore (che non saprei dire se ha cinquanta o sessant'anni) e una ragazza: padre e figlia. "Tornano in Ucraina", mi dice Natalia, che nella sua vita precedente è stata a lungo in Italia e parla ancora bene la lingua. Li incontriamo in una zona di container. A fianco di ognuno, un'auto targata Ucraina. Le chiedo se hanno vissuto lì. "Lui lavora qui", mi risponde Natalia. Capisco che non sono gradite domande troppo specifiche. Si parla poco, mentre il minivan va verso l'Ucraina. La stessa sensazione di compostezza e silenzio vissuta a Shehyni, alla frontiera, tra quelli che scappavano dal paese, a marzo.

Il viaggio prosegue verso Medyka, la frontiera non autostradale. Da lì a Lviv una fitta nebbia padroneggerà il percorso. "Lviv è la nostra Londra", mi hanno sempre detto gli ucraini. A marzo non faceva testo, dato il periodo, ma se il clima è simile ad agosto, con aria frizzante e felpa indispensabile appena si esce fuori dal van, comprendo il paragone. La frontiera, all'una di notte, è una passeggiata: file di camion in attesa del mattino dopo ma, per auto e pulmini, via libera in fretta. Veloce anche il controllo dei passaporti. Quello che temevo di più (una lunga coda in dogana) non si verifica, ma il viaggio è comunque lento. La nebbia non lo facilita. Natalia mi porta nel centro di Lviv alle sei del mattino, dopo una pausa di un paio d'ore nella quale abbiamo tutti riposato un po'. E' tardi per dormire in albergo.

Carri armati russi esposti a Lviv

Preferisco fare due passi nel centro della vecchia capitale della Galizia. Alcuni edifici e monumenti sono ancora impacchettati e protetti da sacchi di sabbia, in previsione dei missili. Nella piazza del mercato (Rynok Square), il luogo più antico di questa vecchia capitale, dove si ergono palazzi rococò e rinascimentali, tra cui quello costruito dal mercante fiorentino Roberto Bandinelli nel '500, da pochi giorni sono stati esposti alcuni carri armati della Federazione Russa, marchiati con le ormai famose 'V' e 'Z'. L'esibizione s'intitola "Resisteremo, Vinceremo". Due parole che esprimono, in una sintesi perfetta, lo stato d'animo del popolo ucraino di fronte alla guerra. Con un coraggio mostrato anche nella scelta del ritorno a casa, da parte di numerosi rifugiati. 

Non c'è molto tempo. Mentre la città si sveglia, i tram diventano sempre più pieni di persone e alcuni bar cominciano ad aprire, organizzo il trasferimento a Kyiv, sempre attraverso i pullmini di BlaBlaCar, dove arriverò in serata.

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