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Martedì, 23 Aprile 2024
Il caso / Francia

L’assistente rischia l’espulsione, gli anziani della casa di cura si mobilitano per lui: “Aiutiamo Ronaldo”

Il caso in Francia. La prefettura sostiene che ci siano irregolarità nei suoi documenti, ma gli ospiti della struttura, insieme al direttore e agli altri dipendenti, sono scesi in campo per evitare che venga rimandato in Congo: “Non è possibile che Ronaldo ci lasci, deve restare ad Aurillac!”, dice una delle anziane residenti

“Des papiers pour Ronaldo”. Documenti per Ronaldo. È l’appello lanciato dagli anziani residenti di una casa di riposo di Aurillac, cittadina della Francia centro-meridionale, contro l’espulsione del giovane Ronaldo Mbumba, 22enne congolese, che far parte dello staff degli operatori che si prende cura di loro. Ronaldo è arrivato in Francia nel 2014, quando aveva appena 15 anni. Aiutato dai servizi sociali, ha studiato come assistente sanitario e dal dicembre 2019 lavora presso la casa di cura per anziani non autosufficienti La Louvière di Aurillac nell’ambito del suo percorso di formazione. Integrato, gran lavoratore e molto ben inserito all'interno della struttura, il prossimo 15 marzo ha l’obbligo di lasciare la Francia e di tornare a Kinshasa. Dietro all'OQTF, ossia il decreto di espulsione che ha colpito Ronaldo, ci sono delle irregolarità nei documenti che il ragazzo ha presentato, ma questo non ha impedito ai colleghi di Ronaldo e agli ospiti della casa di cura di impegnarsi in una mobilitazione per chiedere che il giovane rimanga in Francia e continui a stare con loro. 

Perché Ronaldo rischia l'espulsione

Secondo la prefettura, quando Ronaldo ha chiesto il rinnovo del permesso di soggiorno scaduto il 24 marzo 2020 lo ha fatto esibendo dei documenti che sarebbero risultati poi falsificati e lui stesso avrebbe ammesso alla polizia di frontiera di aver ottenuto il passaporto sulla base di quegli stessi documenti. Ronaldo avrebbe dovuto presentare dei certificati attestanti il suo stato civile e la sua nazionalità ma durante l’esame della sua richiesta di rinnovo sarebbe emerso che i documenti relativi al suo stato civile, che l’anno prima non sarebbero stati presentati e quindi non avevano potuto essere analizzati, sarebbero stati falsificati.

L’avvocato di Ronaldo, Pierre Méral, respinge questa ricostruzione. Il giovane non ha mai ammesso di aver presentato documenti falsi, dice. In più, rileva il legale, Ronaldo ha ottenuto nel 2018, sulla base di quegli stessi documenti che solo ora vengono contestati, un passaporto che è stato in seguito autenticato dalla polizia di frontiera. “Adesso la prefettura non considera più valido quel passaporto e chiede un certificato di nascita. Eppure è sulla base di quello stesso passaporto che Ronaldo ha ottenuto il permesso di soggiorno nel 2018. Sono passati sette anni dal 2015, di acqua sotto i ponti ne é passata ma noi stiamo ancora qui a discutere”, ha detto all’edizione francese dell’HuffPost. Méral ha presentato ricorso ed è in attesa di nuovi documenti dalla Repubblica Democratica del Congo. Il caso di Ronaldo ricorda molto quello di Laye Fodé Traoré, un giovane arrivato in Francia dalla Guinea e che rischiava anche lui di essere espulso: grazie all’impegno del suo datore di lavoro, che addirittura ha iniziato uno sciopero della fame contro la sua espulsione, la sua posizione alla fine è stata regolarizzata. Ronaldo, come Traoré, è arrivato in Francia quando era ancora minorenne, è stato preso in carico dai servizi di assistenza, che lo hanno aiutato a integrarsi, studiare e trovare un lavoro. 

La mobilitazione per contro l'espulsione di Ronaldo dalla Francia

“Non mi occupo della politica migratoria della Francia. Quello che so è che Ronaldo è una persona perfettamente integrata”, dice Gwendal Le Berre, il direttore della casa di riposo dove il giovane lavora. Ronaldo, ha ricordato, nella Repubblica Democratica del Congo viveva in un orfanotrofio e rischiava di finire in un riformatorio. In Francia invece ha potuto studiare, seguire un percorso formativo che gli ha permesso di iniziare subito a lavorare in un settore, quello dell’assistenza sanitaria agli anziani, in forte affanno e dove servirebbero molti più operatori. Gli manca poco per completare il suo percorso di studi, è inserito tra i colleghi ed è il beniamino degli ospiti della struttura. Ecco perché è stata lanciata una mobilitazione sui social e una petizione online, per attirare l'attenzione sul suo caso.

Sulla pagina Facebook “Des papiers pour Ronaldo” sono comparse le fotografie degli anziani che vivono a La Louvière con in mano cartelli con scritto il loro appello per il giovane congolese, insieme alle loro testimonianze. “Non è possibile che Ronaldo ci lasci, deve restare ad Aurillac! Per favore, lasciatelo con noi”, dice madame Martinaud, da oltre tre anni residente a La Louvière: Ronaldo, assicura, “ha tutte le qualità necessarie ed essenziali per la professione che esercita, è sempre molto attento alla persona che gli viene affidata, la assiste sempre con buon umore, gentilezza e soprattutto facendo ogni volta il suo lavoro molto coscienziosamente”.

Lo scorso aprile era diventato virale in Francia un video girato proprio nei corridoi de La Louvière in cui Ronaldo cantava accompagnandosi con una chitarra una canzone per gli anziani della struttura. A testimonianza del grande valore umano di Ronaldo si sono fatti sentire anche gli educatori e gli insegnanti che lo hanno accompagnato in questo suo percorso. “Non abbiamo mai incontrato un ragazzo come lui”, racconta a France3 Régions Sylvie Moroldo, l’educatrice che lo segue dal 2014, che dice di avere le lettere di almeno una trentina di insegnanti, “sbalorditi da questo ragazzo”.  

Su Change.org la petizione lanciata a sostegno di Ronaldo ha già raggiunto più di 35mila firme. La mobilitazione lanciata per lui ha sorpreso molto Ronaldo. “Mi chiedo cosa ho fatto per meritarmi tutto questo”, confida. “Sto ricevendo molte telefonate, anche dai miei vecchi insegnanti delle superiori. Tutto ciò mi tocca profondamente. Alla casa di risposo gli ospiti sono in lacrime. Sabato uno di loro mi ha fatto quasi piangere. Mi sono molto commosso”. 

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