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Giovedì, 25 Aprile 2024
La richiesta / Russia

I russi potrebbero lavorare 6 giorni a settimana a causa delle sanzioni Ue

Un'associazione di imprenditori ha lanciato un appello al governo: "Come nella Seconda guerra mondiale"

L'economia russa ha dato finora prova di resilienza dinanzi alle sanzioni occidentali. Ma più passa il tempo, più le difficoltà per il settore produttivo cominciano a venire a galla. Tanto che un gruppo di imprese ha lanciato un appello al governo affinché faccia lavorare un giorno più i russi, portando la settimana lavorativa a sei giorni. 

L'appello

"Grazie alle chiare azioni del governo e della Banca centrale, l'economia e la valuta nazionale della Russia non solo hanno resistito al colpo, ma hanno anche dimostrato resistenza allo stress. Tuttavia, allo stato attuale, permane la necessità del nostro sistema finanziario ed economico di ulteriori investimenti", si legge nell'appello dell'associazione di imprenditori Avanti. 

Un aumento della settimana lavorativa, a loro giudizio, "contribuirà ad aumentare la forza dell'economia russa di fronte alle sfide moderne e a raggiungere gli obiettivi fissati dal presidente russo Vladimir Putin per il 2023. In particolare, per realizzare una svolta tecnologica e industriale, rafforzare la sovranità economica e ridurre la dipendenza da istituzioni straniere".

Come nella Seconda guerra mondiale

L'associazione ha ricordato che durante la Seconda guerra mondiale, i russi lavoravano già sei o anche sette giorni alla settimana. Successivamente, dopo la fine della guerra, la giornata lavorativa fu gradualmente ridotta a sette ore con una settimana lavorativa di sei giorni, e poi nel 1967 fu istituita una settimana di cinque giorni con una giornata lavorativa di otto ore. 

La richiesta potrebbe incontrare le resistenze dei sindacati, che lo scorso 30 marzo, proprio all'inizio della guerra in Ucraina, avevano proposto di ridurre la settimana lavorativa, anziché allungarla. 

Le sanzioni 

Dall'inizio dell'invasione il 24 febbraio scorso, i Paesi occidentali hanno attuato una serie di sanzioni per punire Mosca e ridurre le sue possibilità di finanziare la guerra. L'Unione europea ha già approvato dieci pacchetti di misure senza precedenti. Bruxelles ha vietato importazioni ed esportazioni di una grandissima quantità di materie prime e merci, le banche russe più importanti sono state escluse dal sistema dei bonifici Swift, sono state sanzionate individualmente 1.473 persone e 207 entità, congelando beni per un valore di circa 21,5 miliardi di euro e bloccando 300 miliardi di euro di asset della Banca centrale russa, secondo quanto riporta il Consiglio Ue. Molte aziende occidentali come Ikea, Berhska o McDonald's, ma anche i tanti marchi del lusso che tanto sono cari agli oligarchi e alla parte più ricca della nazione, hanno chiuso le serrande e lasciato il territorio russo spontaneamente, anche se in molti casi sono state sostituire con una sorta di equivalenti russi (tipo Vkusno i tochka, Buono e basta, al posto dei McDonald's).

In ambito G7, poi, i Paesi occidentali hanno deciso di imprimere una stretta su una delle fonti di introiti principali di Mosca, il petrolio: da un lato, è stato elevato un embargo sul greggio spedito via mare dalla Russia, dall'altro, è stato imposto un tetto al prezzo del petrolio russo che sta avendo un impatto sulle vendite dei giganti fossili controllati del Cremlino. 

Inizialmente il colpo si è fatto sentire ma mentre l'anno scorso l'economia russa ha subito una contrazione del 2,2% secondo il Fondo monetario internazionale, le previsioni indicano che quest'anno le cose andranno diversamente. Sempre secondo il Fmi, l'economia della Federazione nel 2023 dovrebbe crescere dello 0,3%. Per il 2024 le previsioni sono addirittura più rosee, con una crescita prevista per la Russia del 2,1%. Secondo diversi esperti, questa resilienza economica potrebbe crollare nel lungo termine. Ma nell'immediato, stime come quelle dell'Fmi aiutano Putin nella sua propaganda interna.

Una delle ragioni delle buone performance russe è legata al fatto che Mosca è riuscita a trovare nuovi mercati per l'export di petrolio e gas (Cina e India per esempio), mentre grazie alla triangolazione con alcuni Paesi come la Turchia, in Russia continuano ad arrivare beni e tecnologie importanti per il settore produttivo, e anche per l'apparato militare. Per questa ragione, la Commissione europea ha deciso di presentare un undicesimo pacchetto di sanzioni che mira proprio a colpire queste fonti di approvvigionamento e di business. Il pacchetto è attualmente in discussione tra i governi Ue. 

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