La Russia può perdere la guerra? I tre scenari dopo la "ritirata" da Kiev
Con lo stop delle attività militari nella Capitale, Mosca concentrerà tutti i suoi sforzi a Sud e nel Donbass. Con quali obiettivi? E quali chance di successo? Proviamo a capirlo insieme
Dire come si evolverà una guerra è impossibile anche per chi è esperto del campo e mastica strategie militari. Ed è pur vero, del resto, che a oltre un mese dall'avvio dell'«operazione militare speciale» (sic) nessuno si aspettava di vedere l'esercito di Mosca in difficoltà e quello ucraino ancora combattivo (per quanto ammaccato). In mancanza di certezze è possibile però delineare una serie di scenari sulle pieghe che potrebbe prendere il conflitto. Partendo ovviamente da ciò che sappiamo oggi.
Le ipotesi sono sostanzialmente tre: la prima è che Mosca e Kiev raggiungano un accordo, una possibilità che si è fatta più concreta nelle ultime ore dopo il passo avanti fatto nei negoziati che si sono tenuti oggi a Istanbul; la seconda è che a prevalere sia una delle due parti coinvolte nel conflitto, sebbene sia abbastanza improbabile che l'Ucraina riesca a sconfiggere definitivamente l'esercito russo (ma potrebbe essere vero anche il contrario); la terza ipotesi, infine, è che si arrivi a una lunga guerra di "logoramento" i cui esiti sono ad oggi difficilmente prevedibili. Proveremo ad analizzare ognuno di questi scenari, premettendo che il verificarsi di una delle ipotesi sopra descritte non esclude necessariamente le altre, ma in qualche caso potrebbe perfino costituirne il presupposto. Il perché lo spiegheremo a breve.
La situazione oggi in Ucraina e l'accordo sulla neutralità di Kiev
Per ora facciamo un breve riassunto della situazione sul terreno e tra le parti negoziali. Dopo la conferma, arrivata ieri, che due battaglioni russi, sinora schierati a nord di Kiev, si sono ritirati in Bielorussia, oggi è arrivata la notizia di un accordo per fermare l'attività militare russa nella capitale Kiev e nella città settentrionale di Chernihiv. Si tratta solo di un primo, ma importante passo verso un'intesa. Nel corso dei colloqui l'Ucraina ha presentato alla Russia le sue proposte per istituire di un sistema di sicurezza garantito da più Paesi, fra i quali la Turchia e l'Italia. In cambio da Kiev hanno assicurato l'impegno a non entrare nella Nato, ribadendo però che il processo di adesione all'Ue non può essere bloccato. I delegati di Mosca dovranno però riferire a Putin, che ha l'ultima parola. La decisione di cessare le ostilità a nord del Paese, è stata confermata dal viceministro della Difesa, Alexander Fomin, anche lui presente in Turchia, "al fine di aumentare la fiducia reciproca affinché nei prossimi round di negoziati si arrivi a concordare e firmare un accordo di pace".
Già qualche giorno fa il vicecapo di Stato maggiore dell'esercito russo, Sergej Rudskoi, aveva del resto detto chiaramente che l'armata russa si sarebbe d'ora in poi concentrata sull'obiettivo di "liberare il Donbass". A sentire Rudskoi le forze russe avrebbero già centrato uno degli obiettivi che si prefiggeva Putin: ovvero quello di "smilitarizzare" l'esercito di Kiev. Al di là dell'evidente ricorso alla propaganda (le forze ucraine appaiono tutt'altro che smilitarizzate), il dato geopolitico e strategico è che le sorti della guerra dipenderanno da ciò che succede nella parte orientale e meridionale del Paese.
Secondo quanto riferito questa mattina dall'agenzia di stampa Tass, che cita "il vice ministro dell'Informazione" dell'autoproclamata Repubblica del Donestk, le forze filorusse avrebbero rivendicato di avere il pieno controllo del centro di Mariupol, la città sul Mar Nero che da settimane è assediata e bombardata dall'esercito di Mosca. Naufragato il tentativo di prendere la Capitale in pochi giorni, il piano B di Putin è quello di unire le due Repubbliche separatiste alla Crimea e chiudere l'accesso al mar d'Azov. Si tratta di un obiettivo militare conclamato, ma è difficile dire se la Russia rivendicherà effettivamente questi territori o se quello in atto non sia piuttosto un tentativo, manu militari, di pesare di più al tavolo dei negoziati.
Lo scenario 1: un accordo di pace
Ciò che sembra evidente è che per arrivare a un accordo sia Mosca che Kiev dovranno cedere qualcosa. Se dal punto di vista della "neutralità" dell'Ucraina sono stati fatti passi avanti, il nodo più spinoso da sciogliere resta quello delle concessioni territoriali su cui ci saranno dei negoziati ad hoc. Un punto messo in evidenza da molti esperti di geopolitica è che dal punto di vista di Mosca il Donbass rappresenta un obiettivo irrinunciabile anche perché, dettaglio non proprio trascurabile, Putin non può certo vestire i panni dello "sconfitto" di fronte all'opinione pubblica russa.
Se venisse raggiunto un accordo su questi presupposti, spiega il generale Marco Bertolini, ex comandante del Coi (Comando Operativo di Vertice Interforze), entrambe le parti "potrebbero vantare davanti all'opinione pubblica di aver vinto qualcosa": Putin otterrebbe la neutralità di Kiev e l'indipendenza delle repubbliche separatiste, ma d'altro canto Zelensky potrebbe "dire di aver vinto una grande battaglia politica" e mantenuto l'indipendenza del suo Paese. Secondo Bertolini "nell'obiettivo Donbass" rientrerebbe anche la città di Mariupol che del resto da settimane le forze russe stanno cercando a tutti i costi di conquistare.
Al momento diversi esperti sono però scettici sulle possibilità di arrivare a un accordo su queste basi. Perché in effetti l'Ucraina dovrebbe fare concessioni così generose in una guerra che finora non sta perdendo? E poi, siamo sicuri che un compromesso simile possa costituire una pace duratura?
Come fa notare su Foreign Police James Stavridis, ex ammiraglio della Marina degli Stati Uniti, c'è il rischio che un accordo di questo tipo, benché auspicabile, risulti alla fine indigesto a tutti. A Putin "perché avrà miseramente mancato" l'obiettivo di prendere Kiev; "agli ucraini perché perderanno una fetta del loro Paese" e all'Occidente perché per chiudere l'accordo alcune sanzioni dovranno essere revocate. Tuttavia, spiega l'ex ammiraglio, la diplomazia è anche questa "e con un avversario dotato di armi nucleari è estremamente difficile ottenere una vittoria assoluta".
Lo scenario 2: una vittoria ucraina o russa
Le parole di Stavridis ci portano allo scenario numero due. È pensabile una vittoria delle due parti coinvolte nel conflitto? E se sì, a che prezzo? E poi: cosa si intende per vittoria? A Kiev ovviamente firmerebbero subito per la ritirata dell'esercito russo dal proprio territorio, Donbass compreso. All'inizio della guerra uno scenario del genere sarebbe stato considerato totalmente fuori dalla realtà, ma oggi non può essere escluso del tutto. William Taylor, diplomatico ed ex militare statunitense, nonché ex ambasciatore degli Usa in Ucraina, sostiene che ci sia una possibilità "diversa da zero", ma non quantificabile, che l'esercito russo possa "semplicemente sgretolarsi". Secondo Stavridis, l'avanzata russa è stata tenuta in piedi dall'aviazione e dai missili a lungo raggio, ma sono ormai evidenti le difficoltà incontrate dalla fanteria che non può contare su un adeguato supporto logistico. Ciò detto le possibilità che la Russia ceda di schianto sono comunque assai limitate.
Gli esperti di strategia militare sono convinti che abbandonato il fronte nord, i russi tenteranno una manovra di accerchiamento delle forze ucraine in Donbass avanzando dalla direzione di Kharkiv a nord e Mariupol a sud. Conquistare Mariupol potrebbe liberare circa 6mila soldati per questo scopo. E poi? Una volta preso il Donbass la Russia potrebbe sedersi al tavolo della pace con l'obiettivo di chiudere realmente un accordo (vedi ipotesi 1). Oppure puntare ad annettere altre porzioni di territorio, fino a delineare uno scenario "coreano" nei territori che ha già occupato o che riuscirà a occupare.
In che senso? Di questa possibilità, non proprio remota, ha riferito il generale ucraino Kyrylo Budanov, a capo dell'intelligence militare. Stando alle sue parole, quello di Putin "è un tentativo di creare una Corea del Nord e una Corea del Sud in Ucraina", come riportano notizie diffuse su Facebook dalla direzione centrale di intelligence del ministero della Difesa. Secondo le dichiarazioni, "dopo i fallimenti vicino Kiev e l'impossibilità di rovesciare il governo centrale dell'Ucraina", c'è "motivo di credere" che Putin "cercherà di imporre una linea di divisione tra le regioni del nostro Paese occupate e quelle non occupate" perché "non è assolutamente in grado di assorbire l'intero Stato".
Difficile dire fin dove Putin possa spingersi. Nessuno, in fondo, conosce le vere intenzioni del Cremlino. Al momento le forze russe controllano diversi territori sia a est che a sud del Paese, comprese le città di Kherson e Melitopol. Per la Russia riuscire a strappare la striscia di terra che porta dal Donbass alla Crimea sarebbe indubbiamente una vittoria. Ma potrebbe d'altro canto portare a una situazione di insurrezione perenne nei territori occupati.
Scenario 3: la guerra di logoramento
Se le trattative di pace non dovessero portare a nulla, una delle possibilità è che si vada verso una guerra di logoramento in cui nessuno dei due eserciti riesce a prevalere. Uno stallo di questo tipo potrebbe finire per esacerbare ancora di più il conflitto. Il timore è che per piegare la resistenza ucraina, il Cremlino possa decidere di rendere ancora più distruttivi e sanguinosi i bombardamenti ai danni della popolazione civile. Non solo. Per convincere Zelensky ad arrendersi, e al contempo mandare un messaggio alla comunità internazionale, non si può neppure escludere che Putin ordini l'uso di armi chimiche. Sia gli Stati Uniti che la Nato considerano quest'ipotesi verosimile, tanto che il segretario generale dell'Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, ha già avvertito Mosca che l'utilizzo di questo tipo di armi non convenzionali "cambierebbe radicalmente la natura del conflitto" e "avrà conseguenze diffuse e gravi".
Un altro degli scenari possibili è quello di una guerra di logoramento, ma a bassa intensità, nel caso in cui la Russia dovesse occupare porzioni di territorio su cui non c'è accordo con Kiev. Una resistenza ucraina, condotta con i metodi della guerriglia, sarebbe a quel punto quasi inevitabile. Zelensky lo ha ribadito solo pochi giorni fa: "Vinceremo sicuramente perché questa è la nostra casa, la nostra terra, la nostra indipendenza. È solo una questione di tempo". Gli esiti di un'eventuale resistenza ucraina a oggi restano però imprevedibili.
(Mappa in alto: UK Ministry of Defence. Nella foto invece si vedono dei soldati russi a Mariupol).