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Venerdì, 19 Aprile 2024
I dati / Russia

L'export di petrolio della Russia è al massimo dall'inizio della guerra

Lo segnala l'Agenzia internazionale dell'energia: il record di Mosca grazie all'aumento degli acquisti di Cina, Turchia e India. Ma i ricavi sono inferiori a un anno fa

Sempre più petrolio venduto all'estero, grazie all'aumento degli acquisti da parte di Cina, Turchia e India. Ma sempre meno ricavi a causa del price cap imposto dal G7. È il risultato a due facce dell'export petrolifero della Russia, che ad aprile ha raggiunto il livello più alto dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina nonostante le pesanti sanzioni occidentali. Lo segnala l'Agenzia internazionale per l'energia (Iea) nel suo ultimo report.

Il mese scorso, le esportazioni russe hanno raggiunto gli 8,3 milioni di barili al giorno, con un ricavo di 15 miliardi di dollari. Si tratta del secondo mese di fila in cui la Russia fa segnare un record di vendite rispetto a quanto visto dall'inizio del conflitto. Tuttavia, l'aumento dei volumi esportati non fa il pari con una crescita degli introiti, anzi. "I proventi delle esportazioni di petrolio del Paese", segnala l'Iea, "sono stati inferiori del 27% rispetto a un anno fa, mentre le entrate fiscali dal settore del petrolio e del gas sono diminuite del 64% su base annua". In altre parole, il tetto al prezzo del petrolio varato dal G7 sta funzionando, almeno nel ridurre gli incassi di Mosca. Non a caso, il presidente Vladimir Putin non ha mai dato seguito alla minaccia di ridurre la produzione russa di 500mila barili al giorno, minaccia che, se attuata, avrebbe potuto contribuire ad alzare i prezzi del petrolio a livello internazionale.

"È possibile che la Russia aumenti i suoi volumi per compensare la perdita di entrate", ha osservato l'Iea. Nonostante le sanzioni internazionali contro il suo petrolio, la Russia riesce a reindirizzare le sue esportazioni di idrocarburi verso altri Paesi (Cina, India, e Turchia in particolare) ma Mosca "sembra avere qualche problema a trovare acquirenti per il suo greggio e i suoi prodotti petroliferi", spiega il rapporto. L'Iea indica poi una "ripresa della domanda cinese superiore alle attese" con "un record assoluto a marzo a 16 milioni di barili al giorno" per il Paese asiatico, il secondo Paese consumatore di petrolio al mondo dopo gli Stati Uniti. La domanda globale di petrolio, nel frattempo, "dovrebbe aumentare di 2,2 milioni di barili al giorno su base annua nel 2023 per raggiungere una media di 102 milioni di barili al giorno", stima sempre il rapporto.

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