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Venerdì, 19 Aprile 2024

Perché Putin è pericoloso, ma la guerra è improbabile

L'improvvisa escalation nella crisi russo-ucraina non è ancora scongiurata. La telefonata Biden-Putin non è stata risolutiva, anche se le cronache riferiscono la franchezza con cui i presidenti si sono parlati. Il prossimo passo sarà, presumibilmente, un vertice tra Putin e alcuni leader di Paesi Nato, perché il nodo da sciogliere è proprio quello dell'organizzazione atlantica. Il presidente della Russia ne è da tempo 'ossessionato', temendo un avvicinamento eccessivo delle truppe e dei mezzi militari dell'ex nemico, che però ancora considera tale, vicino ai suoi confini. 

La guerra fredda 2.0 e l'ombra della Nato

Parallelamente, Biden ha sconfessato il suo predecessore Trump rivedendo i piani di 'abbassamento della guardia' in Europa. L'impegno degli Stati Uniti resterà strettamente nell'ambito dei Paesi già aderenti alla Nato: togliere il tetto di 25 mila uomini alle truppe in Germania, oppure di cancellare la riconsegna di sette siti militari a Germania e Belgio e altri provvedimenti simili. Che cosa c'entra, dunque, l'Ucraina? Putin teme da sempre che Kyiv, affrancatasi da Mosca nel 1991, prima o poi aderisca all'organizzazione atlantica. Un'eventualità altamente improbabile. E' vero infatti che l'Ucraina ha deciso, ormai definitivamente, di guardare a occidente, dopo la rivolta di Maidan del 2014; ma è anche vero che la responsabilità sta soprattutto nell'atteggiamento che la Russia ha inteso tenere in tutti questi anni.

Un atteggiamento paternalistico nella migliore delle circostanze, aggressivo nelle altre, che non ha fatto altro che far crescere nel popolo ucraino il disamore verso il Cremlino. Va ricordato che l'Ucraina ha molto sofferto il processo di sovietizzazione; nel Paese si commemora ancora l'Holodomor, ovvero la grande carestia che colpì le campagne nel 1932-33, causata dalla decisione politica di Stalin di requisire il grano ai contadini. La sovietizzazione forzata interessò in seguito popolazioni specifiche come i Tatari di Crimea, costretti ad abbandonare le loro terre, e non solo. Le cose sono se possibile peggiorate dopo il 2014 con l'annessione della Crimea in risposta a Maidan e l'avvio della guerra in Donbass, sostenuta militarmente da Mosca (un cittadino russo, ex Kgb come Putin, fu a capo dell'autoproclamata repubblica di Donetsk).

Mostrare i muscoli, in continuità con quanto avveniva ai tempi dell'Urss, non ha garantito una buona immagine a Putin in territorio ucraino. Se mai vi fosse la possibilità che l'Ucraina aderisca un giorno alla Nato (o all'Ue), la responsabilità maggiore sarebbe proprio nell'atteggiamento di Putin. In ogni caso, attualmente la minaccia d'invasione è troppo pressante per non essere affrontata per sé stessa; e Biden ha risposto che la Russia andrebbe incontro a "sanzioni economiche mai viste". Probabilmente l'isolamento totale del sistema bancario. Improbabile che le truppe Nato scendano invece in campo direttamente per ingaggiare una guerra militare contro la Russia in terra ucraina.

L'impero con gli Stati ex Urss

I piani egemonici di Putin vorrebbero Mosca al centro e alla guida del grande continente euroasiatico, a cominciare proprio dagli Stati ex Urss. Congelata la Moldova, persi sul nascere i Paesi baltici, gli resta la facilmente controllabile Bielorussia. Agitare lo spettro dell'antico nemico "americano" e "occidentale" gli può forse servire a tenere a bada il consenso presso i russi più anziani o delle zone rurali, ma in tal modo si auto identifica sempre più come nemico dell'occidente, della Nato e della stessa Ucraina. Dove ormai non gode più, e da tempo, di grande stima e buona stella. D'altra parte, come si è detto, gli ucraini hanno un conto aperto con Mosca fin da Stalin, e non intendono dimenticare. Inoltre l'Ucraina è crocevia di culture, lingue e tradizioni che, in alcuni casi, non c'entrano alcunché con la Russia (si pensi alla Rutenia, alla Galizia, alla Bucovina, di stampo mittleuropeo). 

Più in generale, l'ammassarsi di truppe ai confini ricorda molto tempi ormai passati di far guerre o minacciarle; il mondo occidentale è abituato invece alla pace e vuole la pace, la concordia, il dialogo e gli scambi. E possiede ormai gli anticorpi contro le dittature e l'autoritarismo: non accetterà mai di rendersi egemonizzato da un sistema, come quello del Cremlino, in cui comandano gli oligarchi, la stampa non è libera e le elezioni sono un problema per tutti gli oppositori politici.

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