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Giovedì, 28 Marzo 2024
La strategia / Russia

Così la Russia sta occupando il vuoto lasciato dalla Francia in Africa centrale

Le ex colonie si stanno allontanando da Parigi in cerca di partner più 'muscolari' che li aiutino a stabilizzare la regione. E Putin sta inviando gli uomini di Wagner a questo scopo

Le bandiere russe che sventolavano in piazza durante l'ultimo colpo di Stato in Burkina Faso sono un'immagine lampante del cambiamento di paradigma geopolitico che sta avvenendo in Africa centrale. I tempi del colonialismo per la Francia sembrano oramai un ricordo lontano e Parigi sta perdendo sempre più influenza sulle sue ex colonie. E c'è un Paese che più di tutti sta approfittando di questo suo indebolimento geopolitico: la Russia di Vladimir Putin.

Da anni nel continente è la Cina che sta portando avanti un'offensiva economica che ha permesso a Pechino di migliorare le sue relazioni diplomatiche nella regione, grazie a importanti e ingenti investimenti soprattutto in infrastrutture, ma Mosca sta aumentando la sua presenza grazie a quella che è la sua specialità: l'uso della forza. La Russia gestisce un modesto livello di scambi commerciali con l'Africa, pari a circa 14 miliardi di dollari. Nel 2020 Mosca ha esportato beni per 12,4 miliardi di dollari nel continente e in cambio, i Paesi africani hanno venduto solo 1,6 miliardi di dollari di beni alla Federazione. Quest'ultima è la fonte di meno dell'1% degli investimenti diretti esteri in Africa, ma tra il 2017 e il 2021, il 44% delle armi vendute agli Stati africani erano russe. Consci della sua forza militare e della sua disponibilità ad usarla, sempre più governi si stanno rivolgendo al Cremlino per avere assistenza militare diretta o (molto più spesso) indiretta attraverso il dispiegamento delle milizie Wagner, i mercenari controllati da Putin.

Due Paesi più di tutti hanno recentemente mostrato in maniera eclatante come il leader russo sta aumentando il suo potere nella regione: il Mali e la Repubblica Centrafricana. In Mali, colonia di Parigi fino al 1960, l'esercito francese era intervenuto nel 2013 per impedire ai jihadisti di marciare sulla capitale Bamako. La missione però non è ha aiutato a migliorare i rapporti tra le due nazioni, anzi. Quest'estate l'ultimo dei circa 5mila soldati inviati in supporto al governo locale ha lasciato il Paese, completando quella che Le Monde ha definito una "umiliazione diplomatica e militare". Abdoulaye Maiga, il nuovo leader fortemente antifrancese della nazione, ha descritto il governo del presidente Emmanuel Macron come una "giunta al servizio dell'oscurantismo", e ha concordato con Wagner l'invio di almeno mille mercenari russi per sostituire le forze francesi nella lotta al jihadismo.

Nella Repubblica Centrafricana invece gli ultimi 130 soldati francesi lasceranno il Paese entro la fine dell'anno. Bangui, come Bamako, ha deciso di mettersi nella mani dei russi. Sempre nel 2013 Parigi aveva schierato più di mille soldati nel Paese nell’ambito dell’Operazione Sangaris, che è andata avanti fino al 2016 con il via libera della Nazioni Unite, per porre fine alla violenza tra le comunità. Approfittando del vuoto creato dalla partenza del grosso delle truppe francesi, Mosca ha inviato in questo Stato tra i più poveri del mondo “istruttori militari” nel 2018 e centinaia di paramilitari nel 2020 su richiesta del governo per far fronte alla guerra civile che imperversava e imperversa ancora oggi. I soldati del gruppo Wagner sarebbero oggi circa 2mila. Nel Paese sono talmente influenti che una società a loro legata, la Bois Rouge, ha recentemente ottenuto, a condizioni straordinariamente convenienti, diritti di sfruttamento delle foreste in un'area enorme di 186.600 ettari.

Il Niger resta di fatto l'unica ex colonia della regione su cui Parigi ha ancora il controllo. Il Paese è essenziale per le centrali nucleari che forniscono il 70% dell'elettricità francese: nel 2020 il 34,7% dell'uranio utilizzato nei reattori francesi proveniva da lì, e se Parigi perdesse questa fornitura sarebbe un disastro. "Credo che la Francia si trovi a un punto di svolta importante e a lungo termine nelle sue relazioni con l'Africa occidentale", ha dichiarato Élie Tenenbaum, direttore del Centro di studi sulla sicurezza dell'Istituto francese di relazioni internazionali di Parigi. A suo avviso la Russia sta sfruttando l'incertezza del momento per perseguire una strategia lanciata un decennio fa e che punta a lavorare con le fazioni locali "insoddisfatte di ciò che l'Occidente ha da offrire".

L'ultimo degli avamposti di Mosca potrebbe essere il Burkina Faso dove il capitano Ibrahim Traoré, l'ufficiale 34enne che ha preso il potere il mese scorso, ha detto che il Paese vuole "altri partner". Yevgeny Prigozhin, fondatore di Wagner e oligarca vicino al presidente Putin, ha subito offerto suo "sostegno" e il gruppo di mercenari che starebbe già operando in nove Paesi africani, adesso potrebbe aver trovato il decimo.

L'invasione in Ucraina potrebbe aver però complicato le cose per Mosca. La gran parte degli Stati africani si sono astenuti dal criticare pubblicamente l'intervento militare e hanno mantenuto una posizione di neutralità, ma le conseguenze sul loro mercato alimentare ed energetico sono state pesanti. Per questo il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov, a luglio è stato in missione in Egitto, Congo, Etiopia e Uganda per rassicurare sul ritorno delle esportazioni di grano, fondamentali per il continente. Il mese prima Putin stesso aveva incontrato il capo dell'Unione africana e il presidente del Senegal, Macky Sall, per assicurare che Cremlino avrebbe fatto di tutto per ridurre le ripercussioni economiche della guerra sui Paesi della regione.

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