Murat, il più grande salvataggio nel Mediterraneo? No un respingimento illegale della Grecia
Una Ong norvegese impegnata nel Mediterraneo ha dichiarato che un rimorchiatore ha trascinato l'imbarcazione con 382 persone a bordo per quattro giorni in mare aperto provando a farle tornare in Turchia
È stata sbandierata come la più grande operazione di soccorso nel Mediterraneo orientale da un decennio. Potrebbe essere invece un caso di respingimento illegale da parte della Grecia. Un'ipotesi che sta gettando discredito sulla guardia costiera greca e che apre il varco a polemiche sulla gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo orientale. Il caso è nato con lo sbarco di 382 migranti sull'isola di Kos, nell'Egeo, salvati dopo quattro giorni di mare aperto. Una volta arrivati a terra, il salvataggio è stato salutato come un'impresa ma in queste ore sta serpeggiando l'ipotesi che sia stata la Grecia a tenere in mare i migranti. Secondo la ricostruzione di queste ore, avrebbe respinto l'attracco della nave permettendo che un rimorchiatore la trascinasse in giro in mare aperto per quattro giorni.
Solo quando è stato lanciato un allarme per le gravi condizioni meteo, Atene si sarebbe convinta a far attraccare il rimorchiatore. Fino ad allora l'avrebbe respinto illegalmente, cambiando poi “strategia” e decidendo di accogliere l'imbarcazione. Un'accusa durissima lanciata al governo greco visto che a bordo dell'imbarcazione c'erano donne e bambini lasciati alle intemperie per giorni prima di concedere loro un porto sicuro. Il Murat 729 battente bandiera turca si stava dirigendo verso l'Italia quando ha avuto problemi al motore al largo di Creta e ha emesso una chiamata di emergenza il 28 ottobre.
A bordo c'erano pakistani, afgani, bengalesi, siriani, iraniani e libanesi – il più grande afflusso di richiedenti asilo degli ultimi anni – seguendo una rotta che è diventata sempre più popolare per i rifugiati diretti in Europa. Si pensa che quest'anno più di 100 navi, dagli yacht alle navi da carico dismesse come il Murat, abbiano attraversato il mare a sud di Creta. Alle 8:30 di quel giorno, Tommy Olsen, che gestisce l'Aegean Boat Report, una Ong norvegese che monitora il movimento delle persone nell'area, aveva ricevuto le prime foto e video dai passeggeri che chiedevano aiuto. Da qui il primo segnale di richiesta di un porto sicuro che è stato respinto più volte dalle autorità elleniche. In un primo momento la guardia costiera aveva dichiarato di non aver trovato l'imbarcazione.
Una volta trovata poi, l'Ong si è accorta che veniva trainata lontano dalle coste elleniche anziché avvicinarsi. Da qui la denuncia della Ong secondo cui in realtà si è trattato “del più grande respingimento degli ultimi anni”. L'imbarcazione è stata trascinata in direzione della Turchia per tre giorni e da Atene è stato fatto appello proprio al governo turco affinché riaccogliessero la Murat. Non una richiesta casuale visto che da settimane è in corso uno scontro tra i due governi per la gestione dei flussi. Atene imputa ad Ankara di non controllare i flussi nonostante l'accordo con l'Unione europea. Per questo avrebbe provato a riportare l'imbarcazione in acque internazionali e avrebbe richiesto alla Turchia di accoglierla. Tutto sulla pelle delle 382 persone, tra cui 136 bambini, costrette a rimanere per quattro giorni in alto mare. Infine la scelta di accettarle e la “pubblicità positiva” di un mega-salvataggio che però nasconde il frutto di una tensione tra Stati che getta discredito sull'intera comunità internazionale.