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Sabato, 20 Aprile 2024
Bomba a orologeria / Russia

Le sanzioni alla Russia funzionano? Cosa sappiamo dopo un anno di guerra

Le misure occidentali non hanno fermato l'invasione dell'Ucraina. Ma erano pensate per "azzoppare" la capacità di Putin sul lungo periodo. Il punto

Nel suo discorso all'Assemblea federale di Mosca, in occasione del primo anniversario dell'invasione dell'Ucraina, Vladimir Putin ha rivendicato che con le sue sanzioni "l'Occidente non è riuscito a sconfiggere" l'economia russa. E al momento gli indicatori economici dicono che il presidente russo non sta facendo solo propaganda, o non del tutto almeno. A un anno dall'imposizione delle severe misure restrittive imposte da Stati Uniti ed Europa la Federazione ha retto il colpo meglio di quanto ci si attendesse grazie agli interventi tempestivi della Banca centrale di Mosca, alle entrate derivanti dalle esportazioni energetiche e al fatto che l'economia nazionale si è orientata verso nuovi mercati come quelli asiatici. Certo quella delle sanzioni è una partita le cui conseguenze si vedranno soprattutto sul lungo periodo, ma almeno per ora gli indicatori economici sembrano mostrare che le cose non sono andate come l'Occidente sperava. Non ancora almeno.

Dall'inizio dell'invasione il 24 febbraio scorso, Bruxelles ha già approvato nove pacchetti di misure senza precedenti, e un decimo è in dirittura d'arrivo. L'Ue ha vietato importazioni ed esportazioni di una grandissima quantità di materie prime e merci, le banche russe più importanti sono state escluse dal sistema dei bonifici Swift, sono state sanzionate individualmente 1.386 persone e 171 entità, congelando beni per un valore di circa 13,8 miliardi di euro. Molte aziende occidentali come Ikea, Berhska o McDonald's, ma anche i tanti marchi del lusso che tanto sono cari agli oligarchi e alla parte più ricca della nazione, hanno chiuso le serrande e lasciato il territorio russo spontaneamente, anche se in molti casi sono state sostituire con una sorta di equivalenti russi (tipo Vkusno i tochka, Buono e basta, al posto dei McDonald's).

Inizialmente il colpo si è fatto sentire ma mentre l'anno scorso l'economia russa ha subito una contrazione del 2,2% secondo il Fondo monetario internazionale, le previsioni indicano che quest'anno le cose andranno diversamente. Sempre secondo il Fmi, l'economia della Federazione nel 2023 dovrebbe crescere dello 0,3%, più velocemente della Germania che si ferma allo 0,1%, anche se comunque molto meno dell'Eurozona (0,7%). Per il 2024 le previsioni sono addirittura più rosee, con una crescita prevista per la Russia del 2,1%, contro l'1,4 della Germania e l'1 degli Stati Uniti. Il tasso di disoccupazione inoltre si attesta ora al 3,7%. Ma come è possibile?

Quando l'Occidente ha escluso le banche russe dal sistema Swift i cittadini del Paese si sono fiondati a ritirare soldi ai bancomat, temendo le conseguenze della crisi e anche il fatto di non poter più pagare con mezzi digitali i propri acquisti. In poco tempo il rublo è crollato, passando da circa 70-75 contro il dollaro a quasi 140, il doppio. A quel punto per evitare la catastrofe la governatrice della banca centrale, Elvira Nabiullina, ha reagito con prontezza e decisione. Per prima cosa ha deciso di più che raddoppiare i tassi di interesse, passando dal 9,5% al 20%. In questo modo ha bloccato di fatto i mutui e i prestiti alle imprese ma ha reso i depositi più convenienti.

Questo ha dissuaso i cittadini dal farsi prendere dal panico e dal ritirare tutto il denaro dai loro conti. Come se non bastasse poi, per la prima volta nella storia moderna della Russia, la banca centrale ha vietato completamente la vendita e il ritiro di dollari ed euro depositati prima del 24 febbraio. I migliori economisti e il ministero delle Finanze hanno anche ordinato alle società esportatrici di vendere l'80% dei loro ricavi in valuta estera sul mercato per cercare di sostenere la moneta nazionale. In questo modo è stata evitata la crisi finanziaria e ora il tasso di cambio tra il rublo e il dollaro è tornato al valore comune di circa 70.

Rublo

Molte sanzioni sono state poi aggirate, con la complicità di alcuni Paesi terzi che non le hanno applicate un po' per fare un favore a Putin, e un po' per farlo a se stessi e alle proprie economie. Per esempio tra i membri della Nato è stato decisivo il rifiuto della Turchia di Recep Tayyip Erdogan di imporre misure punitive. E così nel terzo trimestre dello scorso anno le importazioni russe da Ankara erano salite a oltre 1 miliardo di dollari al mese, circa il doppio rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Questo perché la Turchia è diventata una via d'accesso per Mosca per importare beni prodotti in Occidente ma che non possono essere venduti direttamente alla Federazione. E anche altri Paesi hanno beneficiato della cosa ovviamente, contribuendo involontariamente (o forse non proprio involontariamente), all'aggiramento delle sanzioni. Tra queste anche l'Italia visto che, come riporta il Guardian, alcuni economisti hanno notato un mini boom del commercio tra lo Stivale e la penisola anatolica, il che fa pensare che molti imprenditori nostrani hanno usato Istanbul come punto di accesso ai mercati russi altrimenti proibiti.

Export in Russia attraverso Turchia e Serbia: così le imprese Ue (e italiane) aggirano le sanzioni

Infine ad aiutare Putin a reggere il colpo è stata la principale fonte di guadagni del Paese: l'energia. Tranne un paio di eccezioni dal 2002 il petrolio e il gas hanno rappresentato il 60% delle esportazioni di beni russi. Adesso queste sono del tutto, o quasi del tutto, vietate negli Usa e in Europa, ma l'Ue è stata lentissima a imporre questo tipo di sanzioni, essendo troppo dipendente dalla Russia e dovendo quindi cercare alternative, e questo ha dato a Putin modo di fare una bella scorpacciata di miliardi. Con i prezzi che sono schizzati alle stelle a marzo Mosca ha guadagnato circa un miliardo di euro al giorno dalle esportazioni di energia. Il petrolio e il gas sono saliti al 60% delle entrate fiscali russe, rispetto al normale 40%. La sola Germania, prima di trovare alternative valide, ha acquistato 24 miliardi di euro di combustibili fossili russi dall'inizio dell'invasione. E così l'avanzo delle partite correnti della Federazione per l'anno in corso è stato di 227,4 miliardi di dollari, un aumento dell'86% rispetto all'anno precedente e più del doppio del record precedente.

L'Italia paga ancora la guerra di Putin ma i ricavi di Gazprom sono crollati

Certo ora le cose cambieranno, e in futuro le entrare dell'energia non saranno così elevate, anche perché i nuovi mercati a cui Mosca si è rivolta, come ad esempio la Cina, non sono altrettanto redditizi come quelli europei né sono altrettanto ben collegati con gasdotti. Ma per il momento nelle casse del Paese sono entrati soldi per sopportare meglio il periodo di assestamento e che hanno inevitabilmente finanziato i costi stessi dell'invasione che le sanzioni volevano fermare, almeno nel breve periodo. Putin prevede di spendere il 6,3% del Pil per la Difesa e la sicurezza nazionale solo nel bilancio federale di quest'anno, raddoppiando la spesa per la difesa a oltre 10 milioni di rubli. Con le entrate dell'energia destinate inevitabilmente a scendere, questa spesa non sarà sostenibile a lungo.

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