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Venerdì, 29 Settembre 2023
tra minacce e buoni propositi / Cina

"Gli scambi commerciali tra Cina e Ue sono sbilanciati": Bruxelles vuole punire Pechino

C'è un deficit sconcertante, raddoppiato nel giro di due anni, che ha messo in evidenza la necessità che il gigante asiatico apra i suoi mercati

Pechino è pronta a riavviare il dialogo con Bruxelles. Il prossimo autunno sarà il momento dell'attesa e più volte rimandata trasferta del capo degli affari Esteri dell'Ue, Josep Borrell, nella capitale cinese. I precedenti tentativi erano stati annullati due volte: la prima perché il responsabile della diplomazia europea aveva contratto il Covid-19; la seconda per l'improvvisa indisponibilità dell'ormai ex ministro degli Esteri cinese Qin Gang, sparito dai riflettori dallo scorso 25 giugno. 

Il ministro degli Esteri cinese è sparito forse per una tresca amorosa

Non solo la preparazione del vertice Ue-Cina, che dovrebbe svolgersi entro fine anno. Quando Borrell atterrerà a Pechino dovrà sciogliere anche il nodo dei rapporti commerciali tra il gigante asiatico e l'Unione europea. Questo perché il monito lanciato dal vice presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, non lascia ben sperare. In un'intervista rilasciata al Financial Times, Dombrovskis ha spiegato che "le relazioni commerciali tra Cina e Ue sono molto squilibrate. La Cina registra un enorme surplus commerciale. E il livello di apertura da parte cinese non è lo stesso di quello dell'Ue".

Ma se i problemi non dovessero essere risolti, Bruxelles potrebbe usare una serie di strumenti che ha già messo in campo negli ultimi anni sui dossier commerciali. Tra questi figurano un meccanismo anti-coercizione, che consente la rappresaglia contro iniziative commerciali volte a costringere un cambio della politica estera come i boicottaggi, la possibilità di bloccare gli investimenti nell'Ue da parte di compagnie e aziende sovvenzionate dallo Stato (com'è il caso della Cina) e, infine, la chiusura degli appalti pubblici ai Paesi che non aprono i loro alle imprese Ue.

Prima di ricorrere all'arma commerciale, Bruxelles però farà pressioni su Pechino per ridurre le barriere commerciali alle esportazioni europee durante una riunione di alto livello programmata per settembre (l'Eu-China High-Level Economic and Trade Dialogue), alla luce del deficit commerciale con la Cina da 400 miliardi di euro registrato dall'Ue nel 2022.

A spingere Bruxelles a valutare questo strumento è, stando quanto sottolineato da Dombrovskis, il deficit "sconcertante", raddoppiato nel giro di due anni, che ha messo in evidenza la necessità che la Cina apra i suoi mercati. Nel 2022, infatti, le esportazioni Ue di merci verso la Cina sono rimaste più o meno stazionarie, attestandosi sui 230 miliardi di dollari, mentre le importazioni sono aumentate a 626 miliardi, più di un quinto del totale della regione. Come evidenziato dal quotidiano britannico, la posizione espressa dal commissario europeo si allinea a quella assunta in maniera continuativa da diverse amministrazioni statunitensi. 

Nonostante la minaccia di contromisure, Bruxelles sembra voler proteggere le relazioni con il gigante asiatico. Dombrovskis ha sottolineato di voler mantenere buoni rapporti con la seconda economia più grande del mondo e si aspetta che Pechino affronti la questione nel prossimo vertice Ue-Cina. 

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