rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
La difficile visita / Cina

La realpolitik di Scholz: vola in Cina a corteggiare Xi

Un'invasione cinese di Taiwan potrebbe mandare in tilt i piani tedeschi per l'espansione delle auto elettriche, dei parchi eolici e solari

"La Cina è e rimarrà un partner importante. Ma se la Cina cambia, anche il modo in cui trattiamo il Paese deve cambiare. Servono senso delle proporzioni e pragmatismo", dice il cancelliere tedesco Olaf Scholz in un lungo intervento pubblicato sul quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung, in cui tenta di rassicurare i partner europei sulle ragioni della sua visita di 24 ore in Cina di domani 4 novembre. 

Scholz sarà il primo leader occidentale a mettere piede a Pechino dall'inizio della pandemia di Covid-19 e nel corso della visita ci saranno "scambi approfonditi di opinioni sulle relazioni tra Cina e Germania, tra Pechino e l'Europa, sulle dinamiche globali e sulla governance; si approfondirà la fiducia politica reciproca e si approfondirà la cooperazione tra Cina e Germania", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian, illustrando i contenuti degli incontri che Scholz avrà con il presidente cinese, Xi Jinping -  che ha ottenuto un terzo mandato durante il recente XX Congresso del Partito comunista cinese - e con il primo ministro, Li Keqiang, e che daranno "nuovo slancio alla partnership strategica complessiva tra i due Paesi". 

Scholz nel mirino delle politiche interne

Il cancelliere tedesco arriva nella capitale cinese con un gruppo di industriali che lo accopagna e con un tempismo discutibile: pochi giorni fa, il gigante dello shipping cinese, Cosco, ha ricevuto il via libera per l'acquisizione di una quota del 24,9% nel porto tedesco di Amburgo, contro il 35% precedentemente programmato. Un accordo frutto di un "compresso" tra il cancelliere Scholz e i membri della coalizione del suo governo. 

Davvero la Germania venderà il porto di Amburgo alla Cina? Il viaggio di Scholz a Pechino

La ministra degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, contraria all’accordo, aveva infatti dichiarato in una nota riportata da Reuters che l’investimento "espande in modo sproporzionato l’influenza strategica della Cina sulle infrastrutture di trasporto tedesche ed europee, nonché la dipendenza della Germania da Pechino". Scholz è infatti sottoposto a forti pressioni da parte dei partner dei membri del suo governo che stanno spingendo per una posizione più dura nei confronti della Cina.

Il passo indietro di Scholz alla politica estera di Merkel

Recentemente il governo di Berlino ha annunciato l'intenzione di ridurre la propria dipendenza economica con la Cina e rafforzare al contempo le relazioni con gli stati democratici asiatici. Ma il governo guidato da Scholz, che aveva promesso una nuova strategia cinese nel suo accordo di coalizione, sembra ripercorrere il percorso tracciato da Angela Merkel. L'ex cancelliera, nei suoi lunghi 16 anni di governo, ha visitato la Cina ben 12 volte. Non una novità, tuttavia: dalla normalizzazione delle relazioni diplomatiche 50 anni fa tra Pechino e Berlino, ci sono stati 26 viaggi di capi di governo tedeschi nel paese di mezzo.  

Berlino prova a dire addio al Made in China

Come accaduto con Mosca, Merkel aveva deciso di privilegiare i legami commerciali con Pechino, pur mantenendo alta l’asticella sulle violazioni dei diritti umani o sulle ambizioni geostrategiche della Cina. Lo scetticismo verso la seconda economia mondiale è aumentato negli ultimi mesi, a causa della guerra commerciale tra Usa e Cina e della risposta muscolare di Pechino alla visita a Taiwan della speaker statunitense Nancy Pelosi lo scorso luglio.

Gli interessi economici prima di tutto

Sebbene nell'accordo di coalizione del governo tedesco sia stato messo nero su bianco che la Cina sia un rivale sistemico, Scholz sa che deve corteggiare Pechino per per promuovere i propri interessi e quelli delle aziende tedesche che investono pesantemente in Cina. Il cancelliere tedesco nel suo contributo al quotidiano FAZ ha precisato tuttavia che rifiuta il "disaccoppiamento" dalla Cina che, "anche in circostanze mutate, rimane un importante partner economico e commerciale per la Germania e l’Europa".

Scholz ha quindi difeso il suo viaggio e ha presentato i temi che affronterà con il leader cinese Xi, nel tentativo di tranquillizzare Bruxelles che vorrebbe parlare con la Cina con un'unica voce. Inizialmente, infatti, il presidente francese Emmanuel Macron aveva chiesto al cancelliere tedesco di organizzare una trasferta congiunta per inviare un forte segnale diplomatico a Pechino. Scholz ha tuttavia rifiutato l'invito del capo dell'Eliseo e ha preferito recarsi a Pechino a capo di una delegazione di imprenditori tedeschi, tra cui gli amministratori di Adidas, Volksvagen, Bmw e il produttore di BionTech.

Europa e Usa litigano per l'auto elettrica. Mentre la Cina impone i suoi modelli

Il commercio è la linfa vitale per i rapporti diplomatici delle due potenze. Nel 2021 sono state scambiate merci per un valore di 246,1 miliardi di euro tra Germania e Cina, rendendo la Cina il partner commerciale più importante della più grande economia europea per il sesto anno consecutivo. Ma con la Cina che rappresenta solo l'8% circa dei prodotti tedeschi spediti all'estero, la sua dipendenza dalle esportazioni non è superiore a quella del Giappone, della Cina o degli Stati Uniti. C'è un altro fattore recentemente sottolineato dal New York Times. Più di un milione di posti di lavoro in Germania dipendono dalla Cina, poiché quasi la metà delle aziende tedesche manufatturiere si affida al gigante asiatico per una parte della propria catena di approvvigionamento. 

E, come sottolineato dalla testata statunitense, l'industria tedesca fa affidamento sulla Cina anche per le materie prime e le tecnologie fondamentali per assicurare la transizione verso un'economia a emissione zero. Quando si tratta di materie prime fondamentali per l'economia digitale e le tecnologie di energia rinnovabile, la Germania e il resto d'Europa dipendono ancora fortemente dalla capacità della Cina di estrarre magnesio, terre rare e bismuto o raffinare litio, manganese e nichel. Un'invasione cinese di Taiwan potrebbe mandare in tilt i piani tedeschi per l'espansione delle auto elettriche, dei parchi eolici e solari.

L'attenzione sulla tutela dei diritti umani

Il cancelliere Scholz ha scritto prima di partire anche un editoriale su Politico Europe per rispondere alle critiche, in patria e in Europa. "Come la Cina sta cambiando, deve cambiare anche il nostro modo di trattare con la Cina", ha spiegato. "Se mi reco a Pechino come cancelliere federale tedesco, lo faccio anche come europeo", ha aggiunto nel tentativo di rassicurare i partner europei. 

Scholz tuttavia non vuole abbassare la guardia sul rispetto dei diritti umani e sulle tensioni nell’Indo-Pacifico. Secondo il cancelliere, con la Cina non si devono "ignorare argomenti difficili nello scambio reciproco" come il "rispetto delle libertà civili e politiche e dei diritti delle minoranze etniche" da parte delle autorità di Pechino, per esempio nello Xinjiang. Il cancelliere definisce poi "preoccupante" la situazione di tensione intorno a Taiwan e aggiunge come la Germania, con gli Usa e "tanti altri Paesi", sostenga la politica di un’unica Cina.

Lo scontro tra Berlino e Parigi che sta bloccando le misure Ue su gas e bollette

Mentre Scholz si appresta ad atterrare a Pechino smarcandasi da polemiche interne ed europee, riceva un suggerimento dal Financial Times. La testata londinese consiglia al cancelliere tedesco di mantenere aperti i canali con la Cina, inviando chiari segnali a Pechino sulla necessità di dare priorità alla sicurezza occidentale, ai suoi interessi economici e all'unità dell'Ue.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La realpolitik di Scholz: vola in Cina a corteggiare Xi

Today è in caricamento