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Giovedì, 18 Aprile 2024
TURCHIA / Turchia

Perché la Turchia scende in piazza contro Erdogan

Un'altra notte di scontri a Istanbul, Ankara e Izmir. La morsa islamico-nazionalista imposta da Erdogan è considerata insopportabile da ampi settori della società turca

Notte di scontri a Istanbul e Ankara, alla terza giornata di proteste in Turchia. La polizia ha usato gas lacrimogeni e idranti contro i manifestanti che hanno marciato contro gli uffici del premier Recep Tayyp Erdogan nelle due città, urlando "dittatore, dimettiti!... Resisteremo fino alla vittoria". Quella che era incominciata come una protesta ambientalista e anti-capitalista si è trasformata nel più vasto movimento anti-AKP da quando Erdoğan è al potere, ovvero dal 2002.

MORTO UN MANIFESTANTE: LA FOTO CHOC

Gli incidenti più gravi però si sono registrati a Izmir, dove alcuni manifestanti hanno lanciato delle bottiglie molotov contro una sede locale dell'Akp e a Istanbul dove sono state erette barricate in diversi punti della città.

1.700 ARRESTI - Stando all'ultimo bilancio diffuso dal ministro dell'Interno, sono oltre 1.700 le persone arrestate in tre giorni di proteste in 67 città del Paese, sebbene molte di loro siano già state rilasciate, mentre sono stati contati 58 feriti tra i civili e altri 115 tra le forze di sicurezza. Secondo l'Associazione dei medici turchi, sono 484 i manifestanti soccorsi negli ospedali di Istanbul da venerdì scorso, quando sono iniziate le proteste contro il progetto di radere al suolo un parco per costruite un centro commerciale. Il governo ha annunciato sabato che il progetto di sviluppo del parco andrà avanti, ma potrebbe non prevedere un centro commerciale. Ieri, Erdogan ha rinnovato il suo appello a mettere fine alle proteste: "Se amate questo Paese, se amate Istanbul, non cadete in questi giochi".

Istanbul: gli scontri tra i manifestanti e la polizia

DOMENICA TESA - Ieri sono proseguite per il terzo giorno consecutivo in varie città della Turchia le manifestazioni che, iniziate a Istanbul per salvare un parco al centro della città dalla costruzione di un ipermercato e di una moschea, hanno presto assunto il carattere di una protesta a livello nazionale contro le politiche portate avanti dal primo ministro Recep Tayyip Erdogan, il cui partito AKP è alla guida del paese da un decennio.

VIDEO: I MANIFESTANTI CONQUISTANO LA PIAZZA

L'ESCALATION DELLE PROTESTE - E' stata da subito massiccia e senza precedenti la partecipazione, soprattutto di giovani e abitanti del quartiere, ai presidi nel parco al centro di Istanbul sin dal primo giorno di proteste. Poi venerdì una serie di tentativi di sgombero violento da parte delle forze dell’ordine. La violenza e il silenzio dei principali media nazionali, mentre su internet e sulle reti sociali le cariche della polizia diventavano il principale argomento di discussione, hanno spinto migliaia di giovani a scendere in piazza anche nella capitale Ankara, a Smirne, Antalya, Adana, Trebisonda, Diyarbakır.

ERDOGAN: "E' COLPA DI TWITTER"

QUANTO E' DEMOCRATICA LA TURCHIA? Le proteste, con le scene dei manifestanti che chiedono le dimissioni di Erdogan e del governo e i poliziotti che rispondono con gas lacrimogeni e manganelli, sono il culmine di un malcontento crescente per la politica del governo, scrive Foreign Policy. La questione del parco che dovrebbe essere sostituito da un centro commerciale è rappresentativa di come il Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp) ha lentamente soffocato ogni tipo d’opposizione provando a mantenersi entro i confini della democrazia. La Turchia governata dall’Akp è un caso da manuale di come funziona una democrazia svuotata.

VIDEO: LACRIMOGENI CONTRO I MANIFESTANTI

LE RAGIONI DELLA RABBIA - “La lotta per il parco di Gezi ha fatto scattare la rivolta giovanile di almeno due generazioni cresciute sotto i governi autoritari di Recep Tayyip Erdoğan e le imposizioni dell’AKP - afferma il Network per i beni comuni ‘Müştereklerimiz’ - Sono i figli delle famiglie sfrattate da Tarlabaşı in nome della speculazione edilizia, sono gli operai licenziati in nome della privatizzazione, i precari schiacciati ogni giorno sotto la ruota del profitto”.

“Dal parco la resistenza ha travolto piazza Taksim, e da piazza Taksim via verso il resto del paese, finché Gezi è diventato per tutti noi lo spazio in cui tirar fuori tutta la rabbia contro chiunque voglia imporci come vivere nella nostra città – continua il comunicato – Le lotte a venire faranno tesoro di questa rabbia. Ma c’è molto di più. La resistenza per il parco di Gezi ha cambiato la stessa definizione di quel che chiamiamo spazio pubblico, perché la battaglia per il diritto a restare in piazza Taksim ha stracciato l’egemonia del vantaggio economico come regola morale”.

Il pugno duro delle autorità non ha piegato il movimento, che a questo punto si è diffuso in tutto il paese. La morsa islamico-nazionalista imposta da Erdogan è considerata insopportabile da ampi settori della società turca.

ragazza-colpita-idranti-turchia-770x586-2LA FOTO SIMBOLO - Repubblica intervista oggi Sinem Babul, una fotoreporter freelance che collabora al quotidiano online T24, che ha scattato la foto simbolo degli scontri: Una ragazza colpita dal getto degli idranti: "Quando ho visto la ragazza con la giacca rossa che si rivolgeva alla polizia, e gli agenti che aprivano gli idranti per colpirla, ho subito tirato fuori la macchina fotografica e ho scattato. Dopo sono andata dai miei colleghi e ho detto loro: guardate un po’ questa foto. Ho ammirato questa ragazza. Sui vent’anni, impavida, coraggiosa, ferma a prendersi il getto degli idranti. Niente: volatilizzata. Non sappiamo se l’abbia presa la polizia oppure sia semplicemente sparita".

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