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Venerdì, 19 Aprile 2024
Le rivelazioni / Corea del Nord

Soldi, droga, armi e "task force del terrore": tutti i segreti della Corea del Nord

A svelarli è stato un colonnello dell'intelligence che è scappato dal Paese nel 2014 e si è rifugiato a Seoul

Si rompe il muro del silenzio in Corea del Nord. A farlo è un ex dirigente del partito e uomo di fiducia di Kim Kuk-song che ha deciso di raccontare le sue verità alla Bbc. Chiedendo di mantenere l'anonimato, ha spiegato come il regime controllava gli avversari politici e finanziava la sua sopravvivenza. Lo faceva con una macchina del terrore che contemplava anche il traffico di droga e di armi come metodo per finanziare la rivoluzione. Il protagonista di queste rivelazioni, dopo aver trascorso 30 anni nell'intelligence nordcoreana, nel 2014 è dovuto scappare dal Paese trovando riparo a Seoul dove adesso lavora nei servizi di sicurezza. Quello che ha raccontato alla Bbc confermano quello che più volte è stato denunciato sul regime del “leader supremo”.

Per prima cosa, il controllo capillare di tutto il Paese attraverso una fitta rete di spionaggio rappresentava lo strumento principale del potere del regime. Lui stesso ha più volte organizzato attentati omicidiari ai danni di oppositori politici. Poi la ricerca costante di denaro per alimentare la rivoluzione. Così Pyongyang si è impegnata nel traffico internazionale di stupefacenti e nella vendita di armi sia in Medio Oriente che in Africa. Fondamentale poi il periodo di successione con Kim Jong-un durante il quale è stato inasprito il servizio di controllo.

La Corea del Nord formò una nuova agenzia di spionaggio chiamata Reconnaissance General Bureau nel 2009, proprio mentre Kim Jong-un veniva preparato per succedere a suo padre, che aveva avuto un ictus. Il capo dell'ufficio era Kim Yong-chol, che rimane uno degli aiutanti più fidati del leader nordcoreano. Il colonnello intervistato dalla Bbc ha affermato che nel maggio 2009 è arrivato un ordine dalla catena di comando per formare una "task force del terrore" per uccidere un ex funzionario nordcoreano che aveva disertato a Sud. "Per Kim Jong-un, era un atto per soddisfare il leader supremo (suo padre)", afferma l'intervistato. L'obiettivo era Hwang Jang-yop che doveva essere eliminato in segreto. Il colonnello intervistato ha dichiarato di aver diretto e portato a termine personalmente l'operazione. Hwang Jang-yop era uno dei funzionari più potenti del Paese.

Era stato un architetto chiave della politica nordcoreana. La sua diserzione al Sud nel 1997 non era mai stata perdonata. Una volta a Seoul, era estremamente critico nei confronti del regime e la famiglia Kim voleva vendetta. Ma il tentativo di omicidio è andato storto. Due maggiori dell'esercito nordcoreano stanno ancora scontando una pena detentiva di 10 anni a Seoul per il complotto. Pyongyang ha sempre negato di essere coinvolto e ha affermato che la Corea del Sud aveva organizzato il tentativo di omicidio. La testimonianza della spia intervistata suggerirebbe il contrario. "In Corea del Nord, il terrorismo è uno strumento politico che protegge la più alta dignità di Kim Jong-il e Kim Jong-un – afferma -. È stato un dono per dimostrare la lealtà del successore al suo grande leader".

Un anno dopo, nel 2010, una nave della marina sudcoreana, la Cheonan, affondò dopo essere stata colpita da un siluro. Morirono 46 persone. Pyongyang ha sempre negato il suo coinvolgimento. Nel novembre di quell'anno, dozzine di proiettili di artiglieria nordcoreani colpirono l'isola sudcoreana di Yeongpyeong. Morirono due soldati e due civili. Secondo la spia erano operazioni gestite dall'alto nonostante la Corea del Nord avesse sempre negato un proprio coinvolgimento. "In Corea del Nord, anche quando viene costruita una strada, non si può fare senza l'approvazione diretta del Leader Supremo. L'affondamento della Cheonan e il bombardamento dell'isola di Yeongpyeong non sono una cosa che poteva essere eseguita da subordinati.

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