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Martedì, 23 Aprile 2024
Serbia / Serbia

Serbia, vince Nikolic "il nazionalista"

Battuto a sorpresa il premier uscente Tadic. Al centro della campagna elettorale economia e lavoro

E' un vera e propria sorpresa la vittoria alle urne di Tomislav Nikolic. Il candidato nazionalista è diventato il nuovo presidente serbo ottenendo il 49,9% dei voti, contro il 47,4 del premier uscente Boris Tadic

Stupore tra gli analisti - Sono così stati smentiti i risultati forniti dai sondaggi negli ultimi giorni. “Si tratta di un terremoto elettorale, è un esito completamente inaspettato”, ha dichiarato l'analista politico Slobodan Antonic, mentre secondo il suo collega Srdja Bogosavljevic la causa di questo risultato è da ricercare nella scarsa affluenza alle urne. 

L'economia - “Questo voto non voleva scegliere chi condurrà la Serbia nell'Unione, ma chi risolverà i problemi economici creati dal Partito Democratico”, ha detto Nikolic. “La Serbia deve sviluppare la propria economia e deve sradicare la povertà”, ha continuato il neo presidente, che si troverà a governare una nazione con un tasso di disoccupazione al 24%

L'ingresso nell'Unione - La vittoria di Nikolic ha fatto tremare quanti auspicano l'ingresso del Paese nell'Unione europea. L'alleanza tra il leader conservatore e un partito spiccatamente anti-europeo aveva creato preoccupazione, ma il neo presidente ha assicurato che “la Serbia continuerà il suo cammino verso l'Unione Europea”, come riporta il quotidiano francese Le Monde. Nikolic è infatti famoso per essersi vivamente opposto in passato all'avvicinamento tra Belgrado e Bruxelles. Dopo aver cambiato la propria posizione, il candidato nazionalista ha puntato il dito contro Tadic, accusandolo dei problemi economici che che affliggono il Paese. 

Abbandonare l'Europa sarebbe un “errore tragico”. A dirlo è lo stesso Tadic, colui che nel 2004 e nel 2008 riuscì a battere Nikolic e a preparare la strada per l'entrata della Serbia nell'Unione. Proprio seguendo le direttive di Bruxelles, l'ex presidente aveva consegnato al Tribunale penale internazionale ex generali come Radovan Karadzic e Ratko Mladic, ricercati per i crimini commessi durante le guerre in Jugoslavia. Per la stessa ragione Belgrado aveva migliorato i propri rapporti con il Kosovo, senza però riconoscergli l'indipendenza proclamata nel 2008. 

 

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