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Martedì, 16 Aprile 2024
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Pugno duro del governo contro Shamima, la 19enne che chiede di tornare dalla Siria

Nei giorni scorsi la giovane aveva lanciato un appello alle autorità inglesi, per tutta risposta Londra le ha revocato la cittadinanza. Ma non è detto che la mossa del governo vada in porto: il legale della famiglia ha già annunciato ricorso

Il governo inglese ha revocato la cittadinanza a Shamima Begum, la 19enne britannica fuggita nel 2015 in Siria insieme a due compagne di scuola. La giovane, che ha da poco dato alla luce il terzo figlio, si trova in un campo profughi a nord della Siria e nei giorni scorsi aveva lanciato un appello alle autorità britanniche dicendo di voler fare ritorno nel Regno Unito. Shamima teme che nel campo profughi il suo bambino possa ammalarsi e morire come i suoi primi due figli. Al giornalista del Times che l’ha intervistata la giovane ha detto di non essere la stessa ragazzina "che è scappata da Bethnal Green (una scuola di Londra, ndr) quattro anni fa", ma al tempo stesso di non esser pentita "di essere venuta qui". 

In un'intervista a Sky News ha poi corretto il tiro. "Non sapevo a cosa stavo andando incontro quando sono scappata", ha detto la ragazza, ma "spero che per il bene di mio figlio mi sia concesso di tornare indietro". 

È stato il legale della famiglia di Shamima, Tasnime Akunjee, a comunicare su Twitter di aver ricevuto dal Ministero dell’Interno una lettera che preannunciava l’intenzione del governo inglese di privare la ragazza della cittadinanza. Ma le cose non sono così semplici. Il legale ha detto che sta studiando "tutte le vie legali per contestare questa decisione".

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Via la cittadinanza a Shamima Begum, ma non sarà così facile: cosa dice la legge 

Il ricorso dovrà essere presentato entro 28 giorni dalla comunicazione del ministero. Secondo il Guardian, per la legge inglese la revoca della cittadinanza è legittima se viene dimostrato che la persona colpita dal provvedimento ha messo in pericolo "interessi vitali del Regno Unito" e ci sono "ragionevoli motivi" per ritenere che sia in grado di diventare cittadino di un altro Paese al di fuori del Regno Unito. Il quotidiano inglese ritiene probabile che la mossa del ministero dell’Interno possa rivelersi "altamente controversa": fonti legali - scrive ancora il Guardian - affermano infatti che la commissione chiamata a decidere sullla liceità del provvedimento in casi analoghi si è già pronunciata contro la privazione della cittadinanza. 

Alcuni media britannici hanno scritto che la mamma di Shamima potrebbe avere un passaporto del Bangladesh, suo paese d'origine, il che permetterebbe alla ragazza chiedere la cittadinanza di quel Paese. Il legale della famiglia sostiene invece che la donna non possiede la doppia cittadinanza, motivo per cui l'avvocato farà ricorso contro la decisione del governo "che di fatto ha reso la ragazza apolide".

La 19enne: "Chiederò la cittadinanza olandese"

All'emittente televisiva ITV, la ragazza si è detta "sconvolta" per la decisione del governo, aggiungendo che potrebbe chiedere la cittadinanza dei Paesi Bassi, il Paese natale del marito combattente dell'Isis. Parlando dal campo profughi di Al Hol, Shamima ha affermato che "la famiglia le ha fatto credere che sarebbe stato molto più facile tornare nel Regno Unito". "Un'altra opzione che potrei provare è chiedere la cittadinanza all'Olanda. Mio marito è olandese e lì si trova la sua famiglia. Se verrà mandato in prigione in Olanda, posso aspettarlo".

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Gli attivisti per i diritti umani contro la decisione del governo

Non tutti condividono la posizione delle autorità inglesi. Il gruppo di attivisti per i diritti umani Liberty ha ad esempio dichiarato che il ministro dell’Interno Sajid Javid dovrebbe osservare i "principi fondamentali del giusto processo e dello stato di diritto a cui tutti ci affidiamo" e che "il governo ha una serie di poteri a sua disposizione da adoperare nei confronti di persone sospettate di terrorismo, compresa la legge penale. Privare della cittadinanza una persona è una delle più drastiche ed è un potere che non deve essere maneggiato con leggerezza". 

Oltre 900 persone partite dal Regno Unito per raggiungere il Califfato

Ma per il governo la priorità è la sicurezza della Gran Bretagna. Lunedì il ministro dell’Interno ha affermato di non voler "mettere a rischio" la vita dei suoi funzionari e agenti per andare a cercare "chiunque sia andato a sostenere il terrorismo in qualsiasi modo". Javid ha detto ai parlamentari che sono più di 900 i cittadini inglesi che dal Regno Unito hanno raggiunto la Siria e l’Iraq. "Qualunque sia il loro ruolo nel cosiddetto Califfato, tutti hanno sostenuto un'organizzazione terroristica e in tal modo hanno dimostrato di odiare il nostro paese e i valori che rappresentiamo".

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