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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Un mese dal rapimento di Silvia Romano, la polizia: “E' ancora viva”

Secondo il comandante della polizia keniana la volontaria milanese sarebbe ancora in vita e si troverebbe nel cuore di una fitta foresta in Kenya

La polizia keniana è sicura: Silvia Romano, la volontaria italiana rapita lo scorso 20 novembre nei pressi di Malindi, è ancora viva e si trova ancora all'interno del Paese africano. A rilasciare quest'ultimo aggiornamento a più di un mese dall'inizio dell'incubo per la nostra connazionale, è stato il comandante della polizia regionale Noah Mwivanda, citato dall'emittente keniana Ntv.

Nel frattempo il ministero degli Esteri sta seguendo la situazione, come confermato anche da Matteo Salvini nella Vigilia di Natale: “So che il ministero lavora giorno e notte, ci hanno chiesto di non entrare nel merito delle iniziative in corso, siamo fiduciosi, stiamo facendo tutto il possibile, con tutti i mezzi che uno Stato ha a disposizione, per riportare a casa Silvia”.

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Silvia Romano, più di un mese nelle mani dei rapitori

E' passato più di un mese da quel 20 novembre in cui la giovane italiana è stata fatta prigioniera. Nei giorni successivi la sua liberazione sembrava ad un passo, ma poi, tra arresti e giorni di silenzio, la volontaria milanese continua ad essere prigioniera. Nonostante la polizia locale abbia dichiarato di sapere dove si trovi la ragazza, soprattutto dopo aver preso tre dei presunti rapitori, Silvia è ancora nelle mani dei suoi aguzzini. L'ipotesi più accreditata è che si trovi nel cuore di una foresta praticamene inespugnabile, una posizione così difficile da raggiungere da mettere in scacco esercito, polizia e intelligence, che da oltre un mese cercano di riportarla a casa sana e salva.  

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Eppure c'è qualcosa che non torna. Come mai sono state interrotte le trattative per il rilascio della ragazza, che sembravano avviate già nei primi giorni successivi al rapimento? Quali prove abbiamo che Silvia sia ancora in vita? Al di là delle dichiarazioni della polizia keniana, le informazioni che giungono dal continente africano sono frammentarie e difficilmente verificabili. Intanto il tempo passa e la preoccupazione dei familiari della ragazza si fa comprensibilmente sempre più alta. L'augurio è che possa giungere al più presto una notizia positiva per la sorte della volontaria italiana, strappata brutalmente da quella strada che aveva intrapreso, basata sul desiderio di aiutare popolazioni meno fortunate, senza chiedere nulla in cambio. 

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