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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Siria, i tre punti dell'accordo di Monaco

L'accordo sul cessate il fuoco in Siria per la consegna urgente di aiuti umanitari è un primo passo dopo cinque anni di guerra e dopo centinaia di migliaia di morti

E' solo un primo passo, certo, ma è il primo vero segnale dopo cinque anni di guerra e centinaia di migliaia di morti. Se siamo di fronte a un autentico passo in avanti saranno i prossimi giorni a dirlo. L'accordo sul cessate il fuoco in Siria per la consegna urgente di aiuti umanitari è stato raggiunto questa notte a Monaco dai rappresentanti dei 17 paesi che fanno parte del Gruppo internazionale di Sostegno (ISSG - International Syria Support Group) per la Siria e da tre organizzazioni internazionali, e presentato dal segretario di stato americano John Kerry, dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e dall'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Staffan de Mistura.

Ecco quali sono i tre punti principali dell'intesa raggiunta poche ore fa: 

PRIMO PUNTO - La violenza in Siria deve essere "chiaramente" arginata da subito. Entro una settimana deve entrare in vigore il cessate il fuoco. Questo concetto viene però interpretato in modo prudente e non significa che le armi debbano assolutamente tacere per sempre. L'opposizione siriana infatti accetterebbe una vera e propria tregua solo se Assad lasciasse il potere. Inoltre, la lotta contro i due gruppi terroristici dello Stato islamico e di Al Nusra (legato ad Al Qaida) non rientrano nel cessate il fuoco. Lavrov ha specificato che "le nostre forze aeree continueranno il lavoro contro queste organizzazioni". L'osservanza del cessate il fuoco sarà verificata da un gruppo di lavoro sotto la guida di Usa e Russia.

SECONDO PUNTO - Gli aiuti umanitari per le zone assediate dovranno essere consentiti da subito. Nella dichiarazione di Monaco si elencano esplicitamente i luoghi verso i quali i convogli umanitari saranno autorizzati.

TERZO PUNTO - Il terzo punto riguarda la "transizione politica" e il processo per la formazione di un governo di transizione che deve essere ripreso il prima possibile, come stabilito dalla risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza dell'Onu. I 17 membri dell'ISSG hanno riaffermato che "sarà il popolo siriano a decidere il futuro della Siria" e si impegnano a facilitare il raggiungimento di un accordo entro sei mesi per un governo di transizione e a tenere nuove elezioni entro 18 mesi. Sull'obiettivo finale di questo processo però non vi è ancora un accordo. L'Occidente vuole vedere l'uscita di scena di Bashar al Assad, la Russia resta al suo fianco.

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Oggi a Ginevra si riunirà un gruppo di lavoro sotto l'egida dell'Onu per dare applicazione al dossier umanitario e "farà dei rapporti settimanali". I negoziati intersiriani, sospesi a causa dell'offensiva del regime appoggiata dall'aviazione russa, "riprenderanno appena possibile", ha detto ancora Kerry, e lo faranno "senza ultimatum né precondizioni", ha sottolineato Lavrov.

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