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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Siria, bombe su scuole e asili: il massacro "oscurato" dal coronavirus

Attacchi indiscriminati su aree popolate da civili nel governatorato di Idlib, città della Siria nord occidentale, hanno avuto conseguenze devastanti. Ma nessuno ne parla. Ecco l'audio con le voci di un chirurgo e un infermiere siriani che raccontano queste drammatiche ore

Un massacro che sta avvenendo nel silenzio, o quasi, di una comunità internazionale alle prese con l'emergenza coronavirus. Ma l'emergenza è anche e soprattutto qui, in Siria, con epicentro a Idlib, città situata nella parte nord occidentale del Paese dove è in corso un vero e proprio disastro umanitario di cui pochi parlano.

Cosa sta succedendo? In queste ore non si arrestano i combattimenti tra le forze governative di Bashar al-Assad, sostenute dalla Russia di Vladimir Putin, e i ribelli nel nord ovest del Paese, sostenuti dalla Turchia di Erdogan. Proprio nella zona di Idlib almeno venti civili, tra cui donne e bambini, sono stati uccisi nell'ultimo attacco dall'artiglieria e dai raid siriani e russi. Secondo le stime dell'Unhcr - l'agenzia Onu per i rifugiati -, a causa dell'offensiva da gennaio ad oggi sono morti 298 civili e un milione di persone sono state costrette a fuggire.

Si tratta di attacchi indiscriminati su aree popolate da civili, con conseguenze devastanti. Tre ospedali supportati da Medici Senza Frontiere (MSF) vicino alla linea del fronte hanno ricevuto 185 feriti e diciotto persone arrivate già morte in ospedale, martedì 25 febbraio. Cristian Reynders, coordinatore delle operazioni di Medici Senza Frontiere per la Siria nord occidentale, si chiede: "Quante madri dovranno ancora tenere in braccio il loro bambino mentre le bombe cadono ovunque? Quanti padri dovranno rassicurare i loro figli e farli ridere, mentre gli spari esplodono tutto intorno? C'è una cosa in cui le persone in Idlib continuano a sperare: preservare la vita. Ma le loro speranze si abbassano ogni minuto, di giorno in giorno".

Siria, l'appello di Medici Senza Frontiere dopo gli attacchi sui civili

Martedì scorso, bombe e proiettili hanno colpito aree densamente popolate da civili sia all’interno che intorno alle città di Idlib e Mareet Misirin, dal pomeriggio fino a sera. Almeno due scuole e due asili che ospitavano famiglie sfollate sono stati colpiti. "Questa orribile campagna di attacchi e bombardamenti indiscriminati può plausibilmente essere stata condotta solo dal governo siriano e dai suoi alleati", ha detto Meinie Nicolai, direttrice generale di MSF. E ha continuato: "Non sappiamo cosa fare perché smettano questi attacchi e rispettino il diritto internazionale umanitario, le cosiddette ‘regole della guerra’. Abbiamo chiesto più e più volte alle parti coinvolte nel conflitto siriano, ai loro alleati e al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di fare tutto il possibile per porre fine a queste violazioni. Rinnoviamo il nostro appello con il più alto livello di urgenza. I civili e le infrastrutture civili devono essere protetti e il nostro appello al rispetto delle regole della guerra si rivolge sia ai gruppi di opposizione che alle forze armate turche che al governo siriano e ai suoi alleati, inclusa la Russia, principale alleato militare".

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Nel corso di un’emergenza medica straordinaria durata tutta la notte, tre ospedali supportati da MSF nell’area sono stati inondati da ripetuti afflussi di pazienti con bisogni immediati. Uno dei chirurghi nell’ospedale chirurgico di Idlib ha riferito all’equipe di supporto di MSF: "Alcuni pazienti hanno subìto amputazioni, ferite neurologiche e molti altri traumi. In città la situazione era fuori controllo, con i suoni dei bombardamenti e quelli delle sirene le persone sono andate nel panico. È stata una difficile giornata di sangue".

Due degli ospedali - Idlib Central e Mareet Misirin - sono riusciti ad effettuare una prima analisi dei registri dei pazienti, riportando 66 pazienti con ferite gravi o critiche che hanno richiesto interventi chirurgici prioritari. Almeno quattordici dei feriti gravi erano bambini. Entrambi gli ospedali Idlib Central e Mareet Misirin sono scampati per poco a bombardamenti e attacchi, con proiettili nel raggio di cento metri. Quattro medici dell'ospedale centrale di Idlib hanno riportato ferite lievi per le esplosioni. "Bombardamenti e attacchi indiscriminati su aree civili sono diventati un segno distintivo della guerra siriana e il governo siriano deve impegnarsi a rispettare il diritto internazionale umanitario e rispettare le regole della guerra", denuncia Medici Senza Frontiere.

Attacchi sui civili in Siria: le testimonianze audio di medici e infermieri

Medici Senza Frontiere ha diffuso un audio con le voci di un chirurgo e un infermiere siriani che raccontano le drammatiche ore degli attacchi. Qui sotto, le testimonianze con la trascrizione.

  • Infermiere: "Sono un infermiere dell’ospedale chirurgico di Idlib. Il 25 febbraio 2020 abbiamo ricevuto diversi feriti, circa 30, e i corpi di persone rimaste uccise nel bombardamento sistematico degli aerei da guerra su aree civili e strutture sanitarie della città di Idlib. Abbiamo ricevuto i feriti e abbiamo dato loro le cure mediche di cui avevano bisogno, primo soccorso al loro arrivo e poi interventi chirurgici. Questa situazione mi rattrista… Fino a quando ci saranno disumani bombardamenti sistematici per 24 ore di seguito! Fino a quando la comunità internazionale resterà in silenzio!".
  • Chirurgo: "Sono un chirurgo dell’ospedale chirurgico di Idlib. Abbiamo ricevuto 30 feriti e persone già morte. Alcune ferite erano amputazioni, lesioni neurologiche e altri tipi di traumi. Il 50% erano donne e bambini. In città la situazione era fuori controllo, con i suoni dei bombardamenti e quelli delle sirene le persone sono andate nel panico. È stata una difficile giornata di sangue".
  • Responsabile media: "Sono il responsabile del dipartimento media e documentazione dell’ospedale chirurgico di Idlib. Condanniamo questo attaccco, soprattutto perché ha colpito diverse scuole e una struttura sanitaria in città. Chiediamo alla comunità internazionale e a quella araba di aiutarci".

La situazione peggiora giorno dopo giorno e Amnesty International parla di crimini di guerra. "Le scuole dovrebbero essere luoghi sicuri dove i bambini possono imparare e giocare, anche in una zona di conflitto. Colpire scuole e asili usati per scopi civili è un crimine di guerra", ha dichiarato Heba Morayef, direttrice di Amnesty per il Medio Oriente e l'Africa del Nord, commentando la notizia del recente bombardamento di dieci scuole nelle province siriane di Idlib e Aleppo. "Nove anni dopo l'inizio della crisi, il governo siriano continua a mostrare profondo disprezzo per le leggi di guerra e per la vita dei civili. Gli attacchi alle scuole fanno parte di una politica sistematica di attacchi contro le popolazioni civili e costituiscono crimini contro l'umanità e crimini di guerra", ha sottolineato Morayef.

L'appello dei ministri Ue e un vertice senza certezze

Cosa fa l'Europa nel frattempo? Poco, pochissimo. Tredici ministri degli Esteri dell'Unione Europea, tra cui Luigi Di Maio, su iniziativa dal capo della diplomazia francese Jean-Yves Le Drian hanno lanciato un appello affinché si fermi il massacro. ''A Idlib si sta verificando un nuovo disastro umanitario, uno dei peggiori della crisi siriana che, in quasi un decennio, ha fatto contare innumerevoli disastri simili. Il regime siriano continua nella strategia di riconquista militare del Paese ad ogni costo, indipendentemente dalle conseguenze per i civili siriani'', si legge nell'intervento pubblicato in Italia su La Stampa.

"È chiarissimo per noi che sono presenti gruppi radicali a Idlib. Non prenderemmo mai alla leggera il terrorismo", affermano i ministri, secondo cui però "la lotta al terrorismo non può e non deve giustificare massicce violazioni del diritto internazionale umanitario", e per questo chiedono "al regime siriano e ai suoi sostenitori di porre fine a questa offensiva e di riprendere il cessate il fuoco stabilito nell'autunno 2018". Per il 5 marzo si ipotizza un vertice a quattro con il presidente turco Erdogan, quello russo Putin, il francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel, ma al momento non ci sono certezze che si riuscirà a svolgere.

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