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Sabato, 9 Dicembre 2023
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Siria, l'attacco militare è sempre più vicino: "Usa e Gran Bretagna decideranno in 48 ore"

Non si discute più del "se", ma del "come" e del "quando": l'intervento militare guidato da Obama e Cameron in Siria può avvenire entro 10 giorni. Assad non ci sta e la Russia lo difende

Un intervento militare di Gran Bretagna e Stati Uniti in Siria è sempre più vicino. Non di discute più del "se", ma del "come" e del "quando". I due paesi sono pronti a lanciare attacchi missilistici contro il regime siriano in rappresaglia al suo brutale attacco con armi chimiche contro i civili. Lo riportano due quotidiani britannici, il Daily Mail e il Daily Telegraph.

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USA E GB SONO PRONTE - Secondo la stampa londinese il primo ministro David Cameron e il presidente Barack Obama hanno discusso il piano in un colloquio telefonico durante il fine settimana durato circa quaranta minuti, piano di cui ultimeranno i dettagli entro quarantotto ore. L'intenzione dei due leader, sottolineano i quotidiani inglesi, è quella di mandare un chiaro avvertimento a Bashar al Assad per la morte di circa 1.300 persone mercoledì scorso, tra le quali molti bambini. Entro 10 giorni l'intervento può concretizzarsi.

"Pochi dubbi sull'uso di armi chimiche in Siria"

Una fonte di Downing Street ha definito "possibile" che il parlamento sia riconvocato questa settimana, in anticipo rispetto alla fine della pausa estiva, per discutere la crisi. La fonte ha tuttavia sottolineato che Cameron si è sempre riservato una certa "flessibilità" per ordinare un attacco militare senza ricorrere al parlamento in risposta al precipitare degli eventi in Siria.

Iran avverte: "Pesanti conseguenze se intervengono gli Usa"

ARMI CHIMICHE - Le prove dell'attacco chimico in Siria da parte del regime di Damasco potrebbero essere state distrutte. Lo ha denunciato il ministro degli Esteri britannico, William Hague. "La questione è che la maggior parte delle prove potrebbero essere state distrutte da un bombardamento d'artiglieria", ha detto Hague durante una conferenza stampa ieri a Londra, qualche ora dopo il via libera del regime di Damasco a una missione degli ispettori dell'Onu nella zona, nella periferia della capitale siriana, teatro mercoledì scorso di un sospetto attacco chimico.

"Attacco chimico lanciato da fratello di Assad"

ASSAD NON CI STA -  Le accuse rivolte dall'occidente al regime di Bashar al Assad sul presunto uso di armi chimiche costituiscono un "insulto al buon senso". Lo ha affermato lo stesso presidente siriano, che ha avvertito che gli Stati Uniti sono destinati a fallire se attaccassero il suo Paese.

"Le dichiarazioni (che accusano il regime di uso di armi chimiche) fatte dai politici in Occidente e altri Paesi sono un insulto al buon senso... E' un'assurdità", ha dichiarato Assad in un'intervista al quotidiano russo Izvestia, "Gli Stati Uniti dovrebbero far fronte a un fallimento (se attaccassero la Siria) proprio come in tutte le precedenti guerre ingaggiate, partendo dal Vietnam per arrivare ai giorni nostri". Assad ha dichiarato che ''sin dall'inizio della crisi, Usa, Francia e Gran Bretagna hanno tentato di fare un'invasione militare ma sfortunatamente per loro le cose hanno preso una piega diversa''.

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''Hanno tentato - dice - di convincere Russia e Cina a cambiare le loro posizioni al consiglio di sicurezza Onu ma non ci sono riusciti. Hanno fallito nel convincere i loro popoli e il mondo intero che la loro politica in Medio oriente e' intelligente e utile''.  I leader dei Paesi occidentali non si avventureranno in una lunga operazione militare in Siria perche' tutti, conclude Assad, ''capiscono che gli sviluppi nel Paese non sono una rivoluzione popolare o una domanda di riforme. Questo e' terrorismo''.

RUSSIA CON LA SIRIA - La Russia ha messo in guardia gli Stati Uniti sulle conseguenze "estremamente gravi" di un possibile intervento militare in Siria. Un monito arrivato nel corso di un colloquio telefonico tra il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il suo omologo americano John Kerry.

Un milione di bambini profughi. E dall'inizio della guerra ne sono morti 7.000

"Lavrov ha richiamato l'attenzione del suo interlocutore sulle conseguenze estremamente gravi di un possibile intervento militare per il Medio Oriente e il Nord Africa o Paesi come l'Iraq e la Libia che sono ancora destabilizzati", ha spiegato un comunicato del ministero degli Esteri di Mosca.

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