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Martedì, 16 Aprile 2024
SIRIA / Siria

Siria, il piano segreto di Obama a sostegno dei ribelli anti-Assad

Il presidente avrebbe autorizzato la Cia e altre agenzie di intelligence ad appoggiare le forze di opposizione

Barack Obama ha firmato un accordo che permetterebbe alla Cia e ad altre agenzie di intelligence di sostenere i ribelli siriani. È quanto ha rivelato oggi la Cnn, citando fonti anonime. La decisione sarebbe stata presa nei mesi scorsi, e ancora non è chiaro che tipo di aiuto Washington si sarebbe impegnato a fornire alle forze di opposizione, che da più di un anno si battono contro il regime del presidente Bashar al Assad. 

Il precedente libico - Non è la prima volta che gli Stati Uniti firmano un accordo con le forze di opposizione di un paese in guerra. Già durante il conflitto in Libia, Washington si impegnò ad assistere i ribelli che combattevano contro Muammar Gheddafi.

Secondo quanto riferisce il sito dell'emittente, gli Stati Uniti si sarebbero limitati a fornire “assistenza non-letale”, vale a dire un aiuto finanziario e logistico. Anche se non si è parlato dell'invio di materiale bellico ai ribelli, le fonti citate dalla Cnn hanno rivelato l'esistenza di una collaborazione tra gli Stati Uniti e quei paesi, come Qatar e Arabia Saudita, che da mesi provvederebbero ad armare le forze di opposizione.

VIDEO CHOC - RIBELLI FUCILANO FEDELI DI ASSAD

Aiuti economici - Negli ultimi mesi il governo americano ha trovato molti modi per sostenere le forze anti-Assad. Solo la scorsa settimana, il dipartimento del Tesoro ha deciso di permettere al "Washington Syrian Support Group" di appoggiare economicamente l'Esercito Siriano Libero. Anche il dipartimento di Stato ha decisione di stanziare 25 milioni di dollari (circa 20 milioni di euro) in aiuti non militari all'opposizione siriana, mentre altri 64 milioni di dollari (52 milioni di euro) sarebbero stati forniti alla popolazione sotto forma di assistenza medica. 

Numerosi analisti statunitensi si sono inoltre espressi a favore dei ribelli. “A questo punto, data l'evoluzione del conflitto, penso che quello che dobbiamo fare sia valutare quali gruppi possiamo e dobbiamo armare e fino a che punto, e prendere questa decisione” ha spiegato al Senato Andrew Tabler, del Washington Institute for Near East Policy. 

Della stessa opinione è anche James Dobbins, della Rand Corporation. “E' giunto il momento di esaminare e scegliere quei gruppi che sono più vicini ai nostri interessi e alla nostra visione del futuro, e iniziare ad appoggiarli nella politica interna, assistendoli con denaro e anche con armi e consulenze”.

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