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Giovedì, 25 Aprile 2024
SIRIA / Siria

Siria, ribelli: "Damasco sta trasferendo armi chimiche lungo i confini"

Ieri il portavoce del ministro degliEsteri aveva minacciato di usarle per difendere il paese da un intervento esterno. Unanime la condanna dell'Occidente

Solo ieri Damasco si era detta pronta ad utilizzare le armi chimiche per difendersi da un attacco esterno, ed oggi i ribelli siriani hanno accusato il regime di aver già iniziato a dislocare questi armamenti negli aeroporti lungo i confini del paese

“Noi del comando congiunto dell'esercito siriano libero (Esl) sappiamo perfettamente dove si trovano queste armi e la loro posizione e riveliamo che Assad ha trasferito alcune di queste armi e apparecchiature per la miscelazione di componenti chimici verso aeroporti al confine”  si legge nel documento diffuso dai ribelli e pubblicato sul sito dell'Ansa

Armi chimiche ma non contro il popolo siriano – Quanto detto ieri da Jihad Maqdisi, portavoce del ministro degli Esteri, non ha lasciato spazio ad equivoci. Damasco è pronta ad usare armi chimiche per difendersi da un'aggressione esterna.

Makdissi ha però sottolineato che questi strumenti non sono e non verranno utilizzati contro il popolo siriano. “Ogni arma non convenzionale non sarà mai usata contro i civili o contro il popolo siriano durante questa crisi, in nessuna circostanza, a prescindere da come evolverà la situazione”, aveva puntualizzato il diplomatico, come riporta Al Jazeera

La condanna dell'Occidente - L'annuncio di Damasco ha provocato una valanga di condanne in tutto il mondo occidentale. Il presidente Barack Obama ha avvertito Assad che se “commetterà il tragico errore” di usare armi chimiche, Washington ne terrà conto. George Little, dell'ufficio stampa del Pentagono, ha ribadito quanto detto dal presidente, dichiarando che Damasco “non deve neanche pensare ad usare armi chimiche”. 

“Sarebbe incomprensibile per chiunque se la Siria decidesse di usare armi di distruzione di massa”, ha commentanto il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon in visita a Belgrado.

Non si è fatta attendere la reazione dell'Unione europea. I ministri degli Esteri dei 27 paesi hanno diffuso una nota congiunta nella quale si dicono “profondamente preoccupati per il potenziale utilizzo delle armi chimiche in Siria”.

Il tedesco Guido Westerwelle è andato oltre, definendo “mostruosa” questa minaccia. “Il regime siriano ha mostrato ancora una volta il suo disprezzo per la vita umana”.

Il suo collega britannico, William Hague, ha negato l'ipotesi di un qualsiasi intervento contro Damasco. “Quello che sta accadendo è che il popolo si sta rivoltando contro un brutale regime di polizia”, ha dichiarato il ministro degli Esteri. “Non ha niente a che vedere con un attacco”. 

Per Israele la maggiore preoccupazione è però l'eventuale trasferimento di armi chimiche o biologiche agli integralisti di Hezbollah, mossa che costituirebbe un “casus belli”, come non ha mancato di ricordare il minisro degli Esteri israeliano Avigdor Liberman.

1 milione e mezzo di sfollati - Intanto i combattimenti continuano. La battaglia è arrivata anche ad Aleppo, una delle maggiori città della Siria, mentre l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha annunciato che il numero degli sfollati interni è salito ad un milione e mezzo.

Anche l'Iraq, che fino a pochi giorni fa si era mostrato riluttante ad aprire le proprie frontiere ai siriani in fuga, ha deciso di accogliere i primi profughi. Secondo le Nazioni Unite sono 115mila gli sfollati che hanno trovato riparo nei paesi confinanti.

Due italiani scomparsi – Non si hanno inoltre notizie di due nostri connazionali, scomparsi mercoledì mentre tentavano di raggiungere l'aeroporto della capitale per abbandondare il paese. Il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha assicurato che la Farnesina sta “seguendo molto da vicino” la situazione, ma non ha fornito altri dettagli, come riporta l'Ansa

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