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Giovedì, 25 Aprile 2024
Mondo Siria

Siria, non c'è accordo sulla tregua: nuovi attacchi nell'inferno di Aleppo

La riunione a New York del gruppo di sostegno guidato da Usa e Russia si conclude con un nulla di fatto. La situazione vicina al punto di non ritorno. Assad ordina un nuovo attacco. Il giornalista Bernard Guetta: "La comunità internazionale non vuole davvero la pace"

Tutti erano consapevoli del fatto che non sarebbe stato facile arrivare a un nuovo accorso sul cessate il fuoco. E infatti ieri la riunione a New York del gruppo di sostegno sulla Siria guidato da Stati Uniti e Russia si è conclusa con un nulla di fatto. Le due parti non sono riuscite a trovare un accordo, dopo che lunedì la tregua era stata rotta dal bombardamento di un convoglio umanitario delle Nazioni Unite, che ha ucciso almeno 20 persone. L'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Staffan de Mistura, ha parlato di una riunione "lunga, dolorosa e deludente".

USA - Il segretario di Stato, John Kerry, punta il dito contro Mosca. "Ci sarà una tregua solo se la Russia sarà seria", ha detto ai reporter uscendo dalla riunione. Di certo tra le due parti è fondamentale chiarire le posizioni sul bombardamento del convoglio Onu. Gli Stati Uniti sin dall'inizio hanno dato la colpa alla Russia. Il Cremlino si è da sempre tirato fuori, sostenendo che nell'area del bombardamento, nella provincia di Aleppo, ci fossero alcuni droni americani Predator in volo.

RUSSIA - Il ministro degli esteri russo, Sergey Lavrov, ha lasciato la riunione di fretta. "Non è successo niente", ha detto allontanandosi, ricordando che "è fondamentale una soluzione politica", ma che allo stesso tempo non è possibile concedere spazio a Isis e al fronte al Nusra a causa della assenza di un cessate il fuoco. In pratica Lavrov sostiene che la Russia e il regime di Bashar al Assad si siano impegnati per rispettare la tregua, mentre alcuni gruppi di ribelli sostenuti dall'America non abbiano fatto altrettanto.

CESSATE IL FUOCO - Kerry ha dal canto suo ricordato che sono la Siria e la Russia a non fare la loro parte. Alla riunione di ieri l'America - con il sostegno anche dell'Italia - ha chiesto a Mosca di impegnarsi per mantenere a terra gli aerei e gli elicotteri per qualche giorno, creando le basi per ricominciare un cessate il fuoco duraturo. Proposta evidentemente scartata dal Cremlino.

L'inferno di Aleppo (Ansa)

NUOVI ATTACCHI SU ALEPPO - Dalla Siria continuano ad arrivare notizie drammatiche. Assad infatti ha ordinato un nuovo attacco ad Aleppo, per "combattere i terroristi che si trovano nell'area", si legge in una nota pubblicata dall'agenzia di stato Sana. Sempre ieri il presidente americano, Barack Obama, in una intervista rilasciata alla storica Doris Kearns Goodwin e pubblicata su Vanity Fair ha detto che la guerra in Siria "lo perseguita". E il New York Times in un articolo uscito oggi sulla versione cartacea fa notare come Obama nel suo discorso alle Nazioni Unite di martedì (l'ultimo, quello del testamento finale), ha parlato di Siria a stento, segno del fatto che non è riuscito a raggiungere l'obiettivo sperato, quando ormai mancano pochi mesi alla fine della sua presidenza.

FIOCHE SPERANZE - C'è ancora una minuscola speranza. Oggi è previsto un nuovo incontro del gruppo di sostegno sulla Siria, dal quale potrebbe emergere una posizione comune, anche se Kerry ha avvertito. "Non possiamo essere gli unici a cercare di tenere aperta la porta. La Russia e il regime di Assad devono fare la loro parte, altrimenti non ci sono possibilità".

Siria: scontri tra ribelli dell'esercito libero e forze pro regime ad Aleppo |Infophoto

L'OPINIONE DELL'ESPERTO - La guerra in Siria ha distrutto un paese intero, provocato la morte di più di 300mila persone e spinto sulla strada e in mare cinque milioni di profughi. Secondo Bernard Guetta, giornalista francese esperto di politica internazionale, la comunità internazionale non vuole davvero la pace in Siria.

"La situazione è bloccata, ma ci sono delle ragioni alla base di questo stallo - scrive su Internazionale -  La prima è che la Russia e gli Stati Uniti gettano benzina sul fuoco, la prima con il suo avventurismo e i secondi con la loro eccessiva cautela". "Approfittando dell’immobilità statunitense - continua -  Vladimir Putin è intervenuto in Siria perché vuole che la Russia rimetta piede in una regione dove non contava più nulla e riconquisti il rango di potenza alla pari con Washington sulla scena internazionale".

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