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Giovedì, 18 Aprile 2024
il caso

Sostanze tossiche in molte marche di abbigliamento sportivo: ecco quali

Lo studio dimostra sostanze come i PFC, altamente volatili, evaporando, viaggiano anche nell`aria che respiriamo oltre che nell`acqua, quando facciamo il bucato

Alcuni capi fra i più famosi dell`abbigliamento outdoor contengono sostanze nocive. È quanto denuncia Greenpeace, a seguito di alcune analisi condotte da due laboratori indipendenti per la ricerca di perfluorinati e perfluorocarburi (PFCs). Sono 17 gli abiti incriminati e fra le marche riportate dall`associazione animalista si elencano The North Face, Patagonia, Adidas e Salewa.

Gli abiti utilizzati d`inverno per la vita all`aria aperta - giacconi, impermeabili ecc.ecc. - sono spesso trattati per evitare l`assorbimento dell`acqua o per abbattere il freddo. Così Greenpeace ha raccolto 17 campioni fra i vestiti più diffusi sul mercato e li ha fatti analizzare da un laboratorio biochimico, scoprendo dei dati allarmanti. Alta la diffusione dei perfluorocarburi (PFC), noti per danneggiare il sistema immunitario, la fertilità e la normale funzionalità della tiroide. Lo stesso vale per il perfluorottano sulfonato (PFOS), rinvenuto in quantità di diverse volte maggiori alla soglia massima di legge.

Le aziende di abbigliamento outdoor usano, molto spesso, le immagini di una natura selvaggia e incontaminata nella loro pubblicità, eppure i loro prodotti - dice Greenpeace - contengono sostanze pericolose che contaminano persino la neve in alta montagna. Non è un problema solo dei Paesi dove si trovano le industrie tessili. Lo studio dimostra sostanze come i PFC, altamente volatili, evaporando, viaggiano anche nell`aria che respiriamo oltre che nell`acqua, quando facciamo il bucato.

Non è però tutto: oltre alle sostanze già citate, l`analisi ha rivenuto anche acido perfluorottanico (PFOA), fluorotelomeri (FTOHs), nonilfenoli e ftalati, dei noti interferenti endocrini già vietati nei prodotti per i bambini. Un fatto preoccupante secondo l`associazione ambientalista, perché sul mercato già esistono alternative con membrane impermeabili e traspiranti che non facciano ricorso a PFC e altri elementi tossici.

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