Le fibrillazioni tra Taiwan e Cina colpiscono la catena dei microchip
Taipei cerca di difendere il proprio know how da Pechino
Le sortite cinesi nel Mar Cinese orientale e nei cieli di Taiwan sono frequenti, ma aumentano quando Pechino vuole affermarsi sull’isola autogovernata. La mattina di oggi 15 aprile, la Cina ha condotto esercitazioni militari intorno a Taiwan in risposta alla visita della delegazione bipartisan del Congresso Usa. L'esercito cinese ha inviato fregate, bombardieri e aerei da combattimento nel Mar Cinese Orientale e nell'area intorno a Taiwan. Ma non sono mancate leincursione di sei jet militari cinesi nella area di difesa di indentificazione aerea taiwainese. Stando a quanto dichiarato dal ministro della Difesa, Chiu Kuo-cheng, quattro J-16 e due J-11 hanno sorvolato i cieli dell'isola. Pechino infatti non ha gradito la presenza di sette senatori statunitensi sull’isola contesa e ha puntato il dito contro i legislatori per aver inviato “segnali sbagliati” a Taipei, alimentando le tensioni tra Cina e Stati Uniti.
La visita di sette senatori Usa scatena le ire di Pechino
Come da recente prassi, anche la visita della delegazione guidata dal presidente della commissione per le Relazioni Estere, Bob Menendez, non è stata precedentemente annunciata. La figura del senatore repubblicano, noto per le posizioni amichevoli nei confronti di Taiwan, non è gradita a Pechino. Menendez ha infatti co-sponsorizzato un progetto di legge con il repubblicano Marco Rubio, per ribattezzare l'ambasciata de facto di Taipei a Washington con la denominazione di 'Ufficio di rappresentanza di Taiwan'.
La sua presenza sull’isola fa irritare il governo cinese che ha visto nella visita della delegazione Usa l’ulteriore tentativo di ribadire la vicinanza statunitense alle autorità di Taipei. Pechino infatti guarda con attenzione la posizione di Washington che, sebbene non abbia mai riconosciuto la sovranità nazionale di Taiwan, ha ribadito in più occasioni il suo impegno “solido come una roccia” nella difesa dell’isola.
Il ruolo di Taiwan nel settore dei microchip
Il gruppo bipartisan Usa ha incontrato in mattinata la presidente Tsai Ing-wen e nel faccia a faccia il senatore Menendez ha ribadito come Taiwan, hub tecnologico, sia un “paese” importante per la sicurezza globale. La scelta di definire Taiwan un “paese” non piace a Pechino, che respinge qualsiasi riferimento a uno Stato autonomo: la Cina, infatti, considera l'isola come una delle sue province.
Il senatore Usa ha però sottolineato il ruolo tecnologico di Taiwan, che è tra i maggiori produttori di chip al mondo. Taipei da sempre ha fatto della sua leadership tecnologica un asset strategico non solo a livello economico ma anche politico, puntando sull'innovazione per difendere la propria indipendenza. Il settore dei semiconduttori taiwanese, in forte espansione negli ultimi anni, è però minacciato dalle mire di Pechino.
Taiwan cerca di difendere il proprio know how dalla Cina. Il premier taiwanese Su Tseng-chang ha recentemente sottolineato il pericolo rappresentato dalla “catena di approvvigionamento rossa” (un riferimento ai colori del Partito Comunista cinese), chiamando all’azione congiunta il ministero della Giustizia e il Parlamento per accelerare l’approvazione di un emendamento al testo di legge contro lo spionaggio economico, presentato lo scorso febbraio. La riforma normativa prevede una punizione fino a 12 anni di carcere e multe da 5.200 a 520.525 dollari americani per coloro che favoriscono la diffusione di tecnologie nazionali fondamentali alle “forze nemiche straniere”. E il riferimento, sebbene non sia scritto nero su bianco, è alla Cina.
Dalla crisi dei chip al "booster" per la new economy: l'Europa può diventare leader globale
Recentemente la task force taiwanese per i semiconduttori - che rientra nelle competenze di un ufficio del ministero della Giustizia, impegnato nella lotta contro il reclutamento illegale di esperti - ha lanciato un’indagine su 100 aziende cinesi accusate di aver assunto ingegneri taiwanesi per ottenere informazioni rilevanti. Tra i profili più ricercati ci sono i progettisti di circuiti integrati, a cui vengono offerti salari fino a tre volte maggiori di quelli taiwanesi e pagati in valute estere. La legge nazionale a protezione dell'industria dei semiconduttori, però, non vieta alle aziende cinesi di assumere ingegneri taiwanesi, ma blocca gli investimenti cinesi in alcuni settori cruciali della catena produttiva, in particolare in quello della progettazione dei chip. Inoltre la norma implementa il controllo in altre aree della catena produttiva di microchip, rendendo più complicato per le aziende cinesi operare legalmente sull’isola.
La crescita dell'azienda leader
L’azienda leader nel settore, la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc), continua a collezionare dati positivi, confermando l’alta domanda a livello globale. L’industria taiwanese nel primo trimestre del 2022 ha registrato un utile netto di +45,1% su base annua a 7 miliardi di dollari USA, segnando un aumento del 22% rispetto al trimestre precedente.
La crescita del settore può però rallentare a causa delle fibrillazioni geopolitiche tra Taiwan e Cina. Una eventuale escalation tra i Pechino e Taipei, nel perdurare del conflitto russo in Ucraina, rischia di compromettere le già precarie condizioni della catena mondiale di microchip, con evidenti conseguenze nel settore automobilistico, tecnologico ed ecologico.