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Venerdì, 19 Aprile 2024
Mondo Cina

Provocazioni cinesi nello stretto di Taiwan

La dimostrazione di forza a poche ore dal colloquio telefonico tra Biden e Xi

Una provocazione e una dimostrazione di forza a poche ore dal colloquio telefonico tra il presidente Usa Joe Biden e il suo omologo cinese Xi Jinping. La fonte anonima, ripresa da Reuters, non ha dubbi ed etichetta così l'invio da parte della Cina della portaerei Shangdong nello stretto di Taiwan. La CV-17, il numero di servizio ufficiale della Shandong, è stata seguita da Ralph Johnson, un cacciatorpediniere statunitense.

Il transito della CV-17, come riferito dalla fonte con diretta conoscenza della mossa cinese, è avvenuto attorno alle 10.30 del mattino locali (le 3.30 del mattino in Italia), nei pressi dell'isola di Kinmen controllata da Taiwan, che si affaccia sulla città cinese di Xiamen nella provincia meridionale del Fujian. Il passaggio c'è stato in un orario considerato insolito: è nelle ore notturne che si verificano i principali transiti delle missioni straniere. Nel piccolo tratto di mare che separa la Repubblica popolare cinese alla Repubblica di Cina (nome ufficiale di Taiwan), il governo di Taipei ha inviato navi da guerra per controllare i movimenti della flotta cinese.

La risposta di Pechino e Taipei

Mentre il ministero della Difesa dell'isola conferma il passaggio della Shandong cinese nello stretto di Taiwan, il portavoce del titolare degli affari Esteri di Pechino, Zhao Lijian, ha definito il transito della portaerei battente bandiera cinese come un esercizio che rientra nel "programma di addestramento di routine". Stessa formula adottata anche dal portavoce della Marina militare degli Usa, il tenente Mark Langford, secondo cui il cacciatorpediniere statunitense Ralph Johnson ha "condotto un transito di routine nello Stretto di Taiwan, passando per le acque internazionali in conformità con il diritto internazionale".

Zhao, inoltre, allontana l'ipotesi del collegamento del transito della portaerei cinese all'imminente videoconferenza tra il leader statunitense e quello cinese. Per il portavoce del ministro degli Esteri, la questione di Taiwan non rientra nel dibattito della guerra russa in Ucraina.
Posizione ribadita lo scorso lunedì, quando Roma è stata il teatro delle interlocuzioni tra il Consigliere per la sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan e l'inviato di Xi Jinping per la politica estera, Yang Jiechi. Se da un lato la Casa Bianca ha pubblicato uno scarno comunicato di ben otto righe dopo sette ore di colloquio, la parte cinese ne ha sfornati addirittura due.

Nel primo comunicato si pone l'accanto sul fatto che "entrambe le parti hanno condotto una comunicazione sincera, approfondita e costruttiva sulle relazioni tra Cina e Stati Uniti". Protagonista del primo dispaccio cinese è però stata Taiwan, per sottolineare la "grave preoccupazione e ferma opposizione alle recenti parole e azioni sbagliate della parte statunitense sulle questioni relative a Taiwan. Qualsiasi tentativo di sostenere le forze separatiste indipendentiste di Taiwan, o di giocare la carta Taiwan e usare la questione di Taiwan per contenere la Cina sarà inutile", si legge. Solo nel secondo comunicato è stata menziontata la guerra russa in Ucraina, non ancora condannata dalla Cina. Le due questioni, per Pechino, quindi non si mischiano. 

L'importanza di Kinmen

La piccola isola, sotto controllo di Taiwan, dista pochi km dalla costa cinese. E il suo ruolo, per una probabile "riunificazione" di Taiwan alla "madrepatria" cinese, sarebbe determinante. Come racconta Lorenzo Lamperti in un reportage pubblicato su il manifesto, Kinmen era un avamposto militare dei nazionalisti cinesi che avevano trovato riparo a Taiwan dopo aver perso la guerra civile contro i comunisti nel 1949.

Il generalissimo Chiang Kai-shek aveva individuato nell'isola di Kinmen il punto da cui lanciare l'offensiva per conquistare la Cina continentale. Ma il sogno è stato infranto da una forte resistenza militare cinese. Attualmente, se Pechino volesse condurre un'operazione militare per assicurarsi la "riunificazione", Kinmen potrebbe essere il primo target cinese.

L'aumento delle esercitazioni

L'invasione russa in Ucraina avrebbe accelerato il programma di esercitazioni militari di Taiwan. Stando a quanto riporta il Financial Times, mercoledì scorso si è tenuta un'imponente esercitazione militare di routine sull'isola di Dongyin, a 50 km dalla costa cinese, che ha visto un massiccio spostamento di forze, tanto da sollevare qualche dubbio tra gli 800 residenti di Dongyin. I pochi residenti dell'isola temono che l'esercito di Taiwan si stia preparando a un potenziale attacco cinese.

Anche Dongyin è un avamposto strategico. La piccola isola a nord di Taiwan, poco distante dalla provincia meridionale cinese del Fujian, era un'ex roccaforte dei pirati con un piccolo insediamento di pescatori prima di passare sotto l'autorità dell'esercito nazionalista nel 1949.

Ma la recente incursione di un aereo cinese che ha sorvolato Dongyin e il conflitto in Ucraina hanno messo in luce il rischio di un'invasione di Pechino e le debolezze dell'esercito taiwanese. 
La Cina infatti rivendica Taiwan come suo territorio e ha minacciato più volte di annetterlo con la forza se Taipei si rifiutasse di sottomettersi al suo controllo. 

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