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Giovedì, 28 Marzo 2024
Il nuovo regime di Kabul / Afghanistan

L'ultima crudeltà dei talebani che affamano la resistenza nel Panjshir

"I talebani non consentono il passaggio di cibo e carburante. La situazione umanitaria è terribile". Il disperato grido di aiuto della valle che resiste ai nuovi signori di Kabul

Decisi a far morire di fame la resistenza armata: così i talebani che assediano la valle del Panjshir vogliono stroncare l'ultima provincia che resiste ai nuovi padroni dell'Afghanistan. Il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid ha affermato che la zona è stata posta sotto addesio dai miliziani del movimento estremista.

"Molte famiglie hanno lasciato il Panjshir in direzione di Kabul, o di Mazar, per paura della guerra. Quelli che sono rimasti però, non hanno alcun timore rispetto alla possibilità che i talebani possano entrare nella provincia: qui tutti hanno una formazione militare". A parlare è Haroon Anabi, giornalista, direttore generale di Kechken Radio Network, una delle poche emittenti indipendenti del Panjshir, oltre 3600 chilometri quadrati che si estendono lungo l'omonima valle nel nord-est del Paese e oggi controllata da quel che resta dell'esercito afghano al comando di Ahmad Massoud, figlio di Ahmad Shah Massoud che negli anni Novanta guidò la resistenza contro i talebani fino a quando fu ucciso, due giorni prima degli attentati dell'11 settembre 2001.

Nel video Ahmad Massoud esorta alla resistenza nel Panjshir

La storia sembra ripetersi nel Panjshir che fu uno dei quartier generali della cosiddetta 'Alleanza del nord'. Il principale alleato della gente del Panjshir è la geografia che consente una difesa più "facile". Un territorio aspro, abitato in maggioranza da tagiki, con una vallata incastonata tra le vette dell'Hindu-Kush. La provincia è divisa in sette distretti e conta 512 villaggi, con una popolazione di circa 173mila abitanti.

I talebani "non consentono a cibo e carburante di entrare nella valle di Andarab. La situazione umanitaria è terribile". Scrive sul suo profilo Twitter il vice presidente dell'Afghanistan, Amrullah Saleh. Saleh, tagiko è nato proprio in questa valle dove ora ha trovato riparo insieme all'ex ministro della Difesa Bismillah Mohammad, originario anche lui del Panjshir. "I talebani rapiscono bambini e anziani e li usano come scudi per spostarsi o perquisire le case", aggiunge nello stesso tweet Saleh, che in seguito alla fuga del presidente Ashraf Ghani si è dichiarato "legittimo presidente".

Cosa succederà in Afghanistan

Così mentre proseguono le operazioni di evacuazione dei civili occidentali e dei collaboratori afgani delle forze Nato all'aeroporto di Kabul, la situazione fuori dallo scalo aereo continua a essere sospesa. Proprio la diversità etnica dell'Afghanistan che è stata al centro della politica e dei conflitti nel Paese per più di un secolo avrà un ruolo anche nella formazione di un nuovo governo dei talebani. Nessun singolo gruppo etnico ha una maggioranza decisiva tra i 40 milioni di abitanti dell'Afghanistan e le crepe interne sono state una sfida perenne alla stabilità politica.

  • I Pashtun sono il più grande gruppo etnico del Paese e rappresentano il 42% della popolazione compresi i talebani e i due presidenti dei precedenti governi sostenuti dagli Stati Uniti, Hamid Karzai e Ashraf Ghani. Prevalentemente musulmano sunnita e di lingua pashtu, nonostante siano per lo più concentrati nel Sud e nell'Est del Paese il gruppo etnico dei Pashtun ha dominato la politica afgana dal 18esimo secolo rimarcando un "diritto a governare", che ha puntualmente fatto infuriare gli altri gruppi etnici.
  • I tagiki sono il secondo gruppo etnico rappresentativo di un quarto della popolazione afghana che parla un dialetto farsi chiamato dari, vera e propria lingua franca dell'Afghanistan. Il gruppo è distribuito principalmente nel Nord e nell'Ovest del Paese, e proprio nella valle del Panjshir ha la sua roccaforte, così come nella città occidentale di Herat
  • Gli Hazara rappresentano circa il 10% della popolazione e si trovano principalmente nell'Afghanistan centrale. Parlano un dialetto Dari e sono prevalentemente musulmani sciiti. Il gruppo che si ritiene abbiano origini nell'Asia centrale e nei popoli turchi, ha subito l'oppressione e la discriminazione più violenta ad opera di vari governi afghani negli ultimi decenni, ma soprattutto sotto i talebani, musulmani sunniti intransigenti che di solito hanno etichettato gli Hazara come eretici sciiti. Anche altri militanti attivi in Afghanistan, primo fra tutti l'Isis, hanno preso di mira gli Hazara con micidiali attentati, non risparmiando nemmeno le loro scuole e gli ospedali.
  • Altra minoranza sono gli uzbeki, musulmani sunniti rappresentativi di circa il 10% della popolazione e concentrati nel Nord del Paese vicino al confine con l'Uzbekistan. Il più noto rappresentante è il signore della guerra Abdul Rashid Dostum, che combatté con i sovietici contro i mujaheddin prima di cambiare schieramento e di stabilire effettivamente la propria roccaforte nella città settentrionale di Mazar-i-Sharif. Era una figura di spicco dell'Alleanza del Nord che contribuì a porre fine al dominio dei talebani dopo l'invasione statunitense del 2001, e in seguito era entrato a far parte dell'amministrazione Ghani come primo vicepresidente. Ora ha riparato in Uzbekistan quando Mazar-i-Sharif è caduta nelle mani dei talebani le scorse settimane. 

Secondo le ultime informazioni che arrivano dal Paese l'ex presidente afghano, Hamid Karzai, e l'ex vice del suo successore Ashraf Ghani, Abdullah Abdullah, faranno parte, insieme al capo dei talebani Abdul Ghani Baradar, del consiglio di 12 membri che governerà l'Afghanistan. Tra i nomi del direttorio compaiono il capo politico Abdul Ghani Baradar, Mullah Yaqub (figlio del Mullah Omar, fondatore del movimento), Khalil-ur-Rehman Haqqani (membro d'alto rango della milizia talebana Haqqani), Abdullah Abdullah, Hamid Karzai, Hanif Atmar (ex ministro dell'Interno) e Gulbuddin Hekmatyar (ex capo dei mujaheddin e fondatore del partito Hezb-i Islami). 

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