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Venerdì, 19 Aprile 2024
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"Come se l'Fbi arrestasse Kim Basinger", in Iran fermata Taraneh Alidoosti per proteste anti regime

Aveva denunciato fin da subito il caso di Mahsa Amini che ha fatto scattare il vasto movimento di protesta tre mesi fa: pochi giorni fa aveva postato su Instagram una sua foto senza velo

L'attrice iraniana Taraneh Alidoosti, molto nota anche all'estero anche come co-protagonista del film premio Oscar 2016 "Il cliente", è stata arrestata dalle autorità di Teheran dopo aver appoggiato le proteste in corso nel paese, accusata di "diffondere informazioni false e di sostenere circoli contro-rivoluzionari" oltre che di aver infranto il rigido codice di abbigliamento femminile della Repubblica islamica. Alidoosti aveva pubblicato in questi mesi diversi post a favore delle manifestazioni e di denuncia contro la Repubblica islamica e il mese scorso aveva postato una sua foto senza velo islamico su Instagram con lo slogan delle proteste "Donna, vita, libertà", per solidarietà con i manifestanti. Il profilo Instagram della celebre attrice Taraneh Alidoosti, che conta 8 milioni di follower, risulta inaccessibile. 

L'attrice aveva denunciato fin da subito il caso di Mahsa Amini che ha fatto scattare il vasto movimento di protesta ormai oltre tre mesi fa: è del 16 settembre, primo giorno di manifestazioni, il post con cui riporta la morte della ragazza di origine curda, finita in coma mentre era in custodia della polizia morale e morta tre giorni dopo il suo arresto per non aver indossato correttamente il velo. Fervente attivista per i diritti delle donne il 5 novembre, Alidoosti aveva pubblicato un post che ora risuona come una coraggiosa e consapevole sfida al regime: "Rimango e non ho intenzione di andarmene come si vocifera in giro", aveva scritto, "non ho passaporto o residenza in nessun altro Paese se non l'Iran. Resterò, smetterò di lavorare", e poi, "sarò al fianco delle famiglie dei prigionieri e delle persone uccise ed esigerò il rispetto dei loro diritti. Combatterò per la mia casa. Pagherò qualsiasi prezzo per difendere i miei diritti e, soprattutto, credo in ciò che stiamo costruendo insieme oggi".

Da metà settembre migliaia di iraniani e circa 40 stranieri sono stati arrestati e più di 2.000 persone incriminate in relazione alle proteste. Un totale di 23 persone sono già state impiccate per aver preso parte alle proteste contro il regime.

Intanto il regime minaccia di bloccare definitivamente WhatsApp e Instagram, molto popolari nel paese. La società statunitense Meta non ha finora risposto alla lettera inviata dalle autorità di Teheran all'inizio di dicembre, in cui si chiedeva alla società di aprire un ufficio di rappresentanza nel paese e di adeguare le sue linee guida a quelle della Repubblica islamica. "Se Meta non risponde alla nostra lettera, questo potrebbe essere il prologo di un blocco permanente", ha avvertito oggi il direttore del Centro nazionale informatico Abolhassan Firouzabadi. I servizi di sicurezza iraniani avevano già bloccato Instagram e WhatsApp nell'ambito delle proteste che vanno avanti ormai da tre mesi nel paese. Secondo Teheran, le due app erano coinvolte "nella cospirazione contro l'Iran guidata dai nemici stranieri".

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